Il governo ha deciso ieri di attivare per la prima volta il Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell’attività d’impresa previsto dall’art. 43 del Decreto Rilancio (qui il testo coordinato del Decreto Rilancio del 19 maggio 2020 n. 34 con la legge di conversione 17 luglio 2020 n. 77). Il fondo ha come noto una dotazione di 100 milioni di euro per l’anno 2020 ed è finalizzato al salvataggio e alla ristrutturazione di imprese titolari di marchi storici di interesse nazionale e delle società di capitali con almeno 250 dipendenti, che si trovino in uno stato di difficoltà economico-finanziaria. Il fondo può quindi investire nel capitale di queste imprese, a condizioni di mercato (si veda qui l‘Insight View di BeBeez con un’analisi degli articoli del Decreto Rilancio in tema di private capital e finanza d’impresa, per gli abbonati a BeBeez News Premium)
L’impresa in questione è il marchio mantovano di abbigliamento uomo Corneliani, controllato al 51,4% da Investcorp e partecipato per il resto dalla famiglia Corneliani (si veda qui il comunicato stampa del MISE). A valle di un incontro che lo scorso 21 luglio ha riunito presso la Prefettura di Mantova, le sottosegretarie al Ministero dello Sviluppo economico, Alessandra Todde e Alessia Morani, le istituzioni locali, l’azienda, il Commissario giudiziale Luca Gasparini e i sindacati, Todde e Morani hanno dichiarato: “E’ iniziato ieri un percorso importante per la ripresa del sito di Corneliani. La soluzione passa per un intervento del MISE con il Fondo appena istituito per la gestione delle crisi d’impresa. Ci sarà un intervento in equity che permetterà al Commissario giudiziale di poter elaborare i presupposti per il proseguimento delle attività in continuità. L’obiettivo è garantire la ripresa immediata di Corneliani e il rientro in fabbrica di tutte le lavoratrici e i lavoratori”.
I sindacati hanno comunicato in un post sulla pagina Facebook della Filctem Cgil di Mantova che il MISE investirà 10 milioni di euro in Corneliani:”Il Ministero dello sviluppo economico si è formalmente impegnato per un finanziamento completamente pubblico per l’azienda che avverrà verosimilmente entro la fine di settembre, in una cifra non inferiore ai 10 milioni di euro. Ciò configura l’azienda come la prima, sull’intero scenario nazionale, ad utilizzare questo fondo previsto dall’art 43 del decreto rilancio Italia. Ciò potrà permettere, con specifico impegno da parte dell’azienda, a partire dal consiglio di amministrazione previsto per domani (22 luglio, ndr), di sbloccare la produzione aziendale, dopo opportuno passaggio autorizzativo con il tribunale, con tutta probabilità già sul finire della prossima settimana. Rimane ovviamente immutata, ribadita da noi anche nella riunione di oggi, la nostra richiesta all’attuale proprietà di versare nuovo capitale di rischio da qui a fine settembre, in modo da poter congiuntamente sostenere lo sforzo pubblico innovativo trovato questo pomeriggio (21 luglio, ndr)”.
Corneliani dovrà ora presentare al tribunale l’istanza di avvio della produzione per profili di straordinarietà corredata di tutta la documentazione sui flussi di cassa che dimostri che è in grado di gestire i prossimi tre o quattro mesi. Dal deposito dell’istanza il tribunale, sentito il parere del commissario giudiziale, rilascerà il nulla osta. L’entrata dello Stato salva l’azienda, i creditori e i 500 dipendenti dell’azienda. “Corneliani sarà la prima azienda a utilizzare questo strumento previsto dal decreto che entrerà in vigore da settembre. Questo significa grande coraggio e grande responsabilità”, ha commentato il sindaco di Mantova Mattia Palazzi.
Corneliani a fine giugno 2020 era stato ammesso dal tribunale di Mantova al concordato preventivo in bianco, concedendo all’azienda tempo fino al 16 novembre 2020 per presentare la proposta di concordato e il relativo piano, con l’elenco di crediti e creditori. Il tribunale aveva anche nominato commissario giudiziale Luca Gasparini e disposto che Corneliani dovrà presentare mensilmente una relazione sull’attività aziendale, compresa quella sulla gestione finanziaria e corrente (si veda altro articolo di BeBeez). Il giudice aveva pertanto accolto l’istanza di concordato presentata da Corneliani il 17 giugno scorso (si veda altro articolo di BeBeez). A inizio luglio si era tenuta una riunione al MISE tra le sottosegretarie Todde e Morani (si veda qui il verbale della riunione con il punto della situazione).
Fondata nel 1958 dall’omonima famiglia, oggi Corneliani è controllata da Investcorp al 51,4%, mentre la terza generazione della famiglia (Cristiano, Corrado Corneliani e Stefano Corneliani) possiede il 48,6%. Investcorp, fondo di investimento del Bahrein, che negli anni Novanta è stato azionista di Tiffany e Gucci, aveva rilevato il 51,11% di Corneliani nel giugno 2016, sulla base di un enterprise value di circa 100 milioni di dollari, dopo 114 milioni di euro di ricavi nel 2015 e con un ebitda di 1,5 milioni, con Cristiano Corneliani che aveva acquisito il 23,76%, Corrado il 22,81% e Stefano lo 0,95% (si veda altro articolo di BeBeez). Al momento del deal, il fondo si era impegnato a versare un aumento di capitale da 20 milioni per sostenere la crescita, 2 milioni dei quali versati subito e gli altri 17 entro giugno 2021.
Lo scorso febbraio la newco Sarti Holding conn cui Investcorp era entrata in Cornnelianni si è fusa con la società operativa e contestualmente è stato condotto un primo aumento di capitale da 1,2 milioni euro (si veda la Gazzetta di Mantova). A inizio marzo 2020, Investcorp ha effettuato un nuovo aumento di capitale da 5,5 milioni di euro per finanziare il piano di ristrutturazione, che non rientrava però nell’aumento di capitale che doveva versare entro il 2021. Il piano di risanamento stava dando i suoi primi frutti, ma il coronavirus ha bloccato la produzione e costretto alla chiusura dei punti vendita, anche perché la società non ha i requisiti per richiedere i finanziamenti con la garanzia di Sace.
La società aveva chiuso il 2018 con 108 milioni di euro di ricavi consolidati (da 110 milioni nel 2017), un ebitda negativo di 5,7 milioni (da – 1,1 milioni) e una perdita di 12,1 milioni di euro (da una perdita di soli 2,6 milioni), con una posizione finanziaria netta che era peggiorata a 16,4 milioni di euro (da 4,3 milioni), a fronte di investimenti per 5,6 milioni di euro sostenuti nell’anno. A fronte di questi numeri, nel novembre 2019 l’azienda aveva presentato un piano da 130 esuberi, concentrati nello stabilimento di Mantova, dove lavorano 454 persone.
Nel dicembre scorso è stato nominato amministratore delegato Giorgio Brandazza, ex numero uno di Boglioli, con un passato come manager anche in marchi come Elie Saab, Boggi e Calvin Klein Jeanswear. Brandazza è subentrato a Luigi Ferrando, che era stato nominato a sua volta ad della società nel novembre 2018, andando a sostituire Paolo Roviera, che era stato nominato ad nel 2016 un mese dopo l’ingresso di Investcorp nel capitale della società. Il cambio della guardia allora era stato definito “improvviso” dai sindacati.
Il peggioramento della situazione finanziaria della socità aveva datol luogo forti tensioni tra la famiglia Corneliani e Investrcop. Sempre a dicembre 2019, infatti, i Corneliani hanno presentato ricorso al Tribunale di Brescia contro Investcorp, facendo riferimento all’articolo 2409 del codice civile, che prevede la possibilità, per il Tribunale, “di verificare l’esistenza di gravi irregolarità nella gestione e arrivare, nel casi estremi, alla destituzione del consiglio di amministrazione”. Il tribunale aveva però respinto lo scorso gennaio il ricorso della famiglia Corneliani contro il fondo accusato di irregolarità gestionali (si veda altro articolo di BeBeez). Il tribunale aveva infatti ritenuto “inattuale” il ricorso della famiglia, presentato lo scorso dicembre 2019 ai sensi dell’art.2409 del codice civile (si veda altro articolo di BeBeez). Il giudice aveva in particolare sottolineato che le irregolarità gestionali denunciate dalla famiglia sono state segnalate agli organi della società “da oltre un anno” e oramai si sarebbe già “consumata” la loro “potenzialità lesiva”.