E’ scaduto ieri il termine per trovare un accordo con i creditori sul piano di ristrutturazione del debito del gruppo Moby e depositarlo in tribunale. Ma mentre le banche sarebbero favorevoli, il via libera del Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) ancora non c’è, mentre gli hedge fund obbligazionisti non sarebbero ancora del tutto convinti della quota di recupero proposta, dopo aver chiesto a Moby a di migliorare il piano a fine febbraio (si veda altro articolo di BeBeez).
Il gruppo armatoriale controllato dalla famiglia Onorato era stato ammesso al concordato in bianco nel luglio 2020 dal Tribunale di Milano (si veda altro articolo di BeBeez) e che lo scorso 28 dicembre era scaduto il termine fissato per la presentazione del piano concordatario definitivo o dell’accordo di ristrutturazione del debito di Moby e Tirrenia-Cin. Entrambe le società avevano però chiesto il 22 dicembre un’ulteriore proroga del termine, rispetto a quella già concessa lo scorso ottobre (si veda altro articolo di BeBeez), sulla base di quanto previsto dal Decreto Liquidità. E il nuovo termine per presentare il piano è appunto oggi.
Ricordiamo che le banche sono esposte per 260 milioni; gli obbligazionisti riuniti nell’Ad Hoc Group, tra i quali si contano Soundpoint Capital, Cheyenne Capital, BlueBay, Aptior Capital e York Capital, sono esposti per 300 milioni; e Tirrenia in amministrazione straordinaria per 180 milioni. Moby deve infatti sistemare la questione del debito residuo a saldo dell’acquisizione del 60% di Tirrenia-Cin che nel 2012 ancora non era di Moby e che Moby deve ancora a Tirrenia. Quest’ultima era stata valutata 376,9 milioni di euro di cui 135 milioni erano stati pagati al closing dell’operazione nel luglio 2012 e altri restanti 62 milioni pagati nel febbraio 2016 in occasione del rifinanziamento del debito (si veda altro articolo di BeBeez). I restanti 180 milioni dovevano essere pagati in tre rate: la prima rata da 55 milioni andava pagata nell’aprile 2016, la seconda da 60 milioni entro l’aprile 2019 e la terza da 65 milioni nell’aprile 2021.
Per questo il benestare del MISE al piano di ristrutturazione del debito del gruppo è necessario, ma appunto sino a ieri ancora non c’era. Lo ha detto ieri la Fit-Cisl a seguito della lettera pervenuta dall’amministratore delegato di Tirrenia, Massimo Mura, sulla situazione della compagnia e dell’intero gruppo (si veda qui il comunicato stampa). “Le grida di preoccupazione dell’amministratore delegato di Tirrenia Cin e le motivazioni avanzate impongono al Ministero dello Sviluppo Economico di dare un urgente riscontro nel merito; al benestare del dicastero, entro domani, è legato il piano di ristrutturazione del debito del gruppo Moby”, si legge nella nota dell’organizzazione sindacale, che ha aggiunto che “i fatti e le circostanze ci inducono a sollecitare una presa d’atto da parte dei commissari sulla giustezza e sulla tenuta del piano di rientro, presentato dal gruppo Onorato, considerando che il 94% dei creditori ha accettato convintamente le soluzioni proposte”.
Nella sua lettera ai segretari generali di Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti, l’amministratore delegato di Tirreni ha infatti segnalato “una situazione di gravissima difficoltà che sta impedendo alla nostra società (ed in conseguenza al Gruppo Onorato) di concludere le procedure entro il 29 marzo 2021 (data improrogabile), avviate a giugno 2020, con la continuità aziendale”. La società, ha detto Mura, “ha concluso accordi preliminari con i propri creditori/fornitori (al 94%) per la ristrutturazione del debito. Al fine di completare l’operazione di salvataggio della società, manca l’accordo con i commissari di Tirrenia As, con il benestare determinante del MISE, a oggi non ancora pervenuto. La società ha offerto il pagamento di circa 80% di quanto dovuto (con garanzie reali sulle navi, prima mancanti), con i dovuti supporti di tipo normativo obbligatori per legge. Questa offerta è decisamente migliore rispetto alla prospettiva negativa derivante da un eventuale mancato accordo, che porterebbe a Tirrenia As un recupero di gran lunga minore, compreso in un range fra il 17% ed il 26%”. L’ad ha aggiunto che “il mancato accordo con il supporto del Mise potrebbe mettere a serio rischio l’operazione di salvataggio, con le disastrose conseguenze per i lavoratori della Cin e del Gruppo Onorato”.
Le ultime indiscrezioni diffuse a fine febbraio indicavano che il piano di Moby proponeva per le banche una percentuale di recupero del 75% (15% subito per cassa e 60% con un credito rimanente) e dell’85% per gli obbligazionisti (10% per cassa e il 75% come credito restante) e che i pagamenti sarebbero stati condotti nell’arco di 5 anni. Tutto questo con la famiglia Onorato che manterrebbe la proprietà del gruppo e con il nuovo investitore Europa Investimenti (gruppo Arrow Global) che investirebbe una quota di nuova finanza subito appunto per pagare la prima piccola tranche di rimborsi, ma a fronte della cessione di 8 navi della flotta di Moby e Tirrenia Cin a una newco, che successivamente cederebbe in lease back a Moby i traghetti (si veda altro articolo di BeBeez). In sostanza, Europa Investimenti pagherebbe la quota restante dei rimborsi grazie all’affitto delle navi.
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