Si è tenuta ieri come previsto l’adunanza dei creditori di Parmacotto spa ascoltare la lettura del nuovo piano concordatario proposto al Tribunale di Parma lo scorso gennaio (si veda altro articolo di BeBeez). Il voto di tutti i creditori dovrebbe arrivare entro una ventina di giorni.
Il piano prevede conversione di crediti commerciali a capitale e la vendita di alcuni asset, tra i quali ristoranti e linee di affettamento negli Usa, l’Antica Salumeria Rosi e gli immobili dell’ex Parmamec e della Parmacotto Sud, I creditori che si trasformeranno in soci sono Tino Prosciutti spa di sala Baganza e la sua controllata la Fibar Carni spa di Felino, che insieme hanno crediti per 8,51 milioni; Parma Prodotti Alimentari Import Export, Consorzio Zenit , Katia Prosciutti; e la famiglia Levoni, che attraverso la Alcar Uno spa e Globalcarni spa ha crediti per 10,45 milioni di euro.
La famiglia Rosi uscirà definitivamente dal capitale, mentre rimarrà il socio pubblico Simest che aveva finanziato il piano di espansione all’estero di Parmacotto. Nel 2011 i Rosi avevano infatti coinvolto Simest per supportare lo sviluppo del business di Parmacotto negli Usa. Allora Simest aveva investito 11 milioni di euro per il 15,6% del capitale di Parmacotto. L’accordo impegnava i Rosi a riprendersi tutta l’azienda nel 2016 sulla base di una valutazione di 130 milioni.
Più nel dettaglio, ai creditori viene richiesto di rinunciare a 46,2 milioni di euro. su un totale di debiti lordi di 100,9 milioni. Parmacotto propone di trasformare i crediti dei fornitori strategici in strumenti di partecipazione finanziaria, di pagare per intero i premi dovuti alla grande distribuzione organizzata e di tagliare fra il 75 e l’83% i debiti verso gli altri creditori, a seconda di come andrà il mercato. Viene inoltre previsto il taglio di 52 posti di lavoro
Nel 2015 Parmacotto ha perso altri 5,1 milioni, ma conta di poter guadagnare oltre 41 milioni quest’anno (grazie al concordato) e 1,8 milioni nel 2017, anche tornando ad investire in promozione, almeno due milioni di euro all’anno.
Parmaquotidiano ricostruisce la cause della crisi di Parmacotto, che risale al il 2013, quando chiuse il bilancio con 77,5 milioni di euro di perdita, a seguito di svalutazione di crediti inesigibili per ben 33,5 milioni, dei quali la maggior parte infragruppo (30,3 milioni da controllate) e di cui 22,65 milioni di euro di crediti vantati dalla controllata Parmacotto Sud. La cancellazione di crediti da controllate si è ripetuta nel 2014, per altri 7,9 milioni e il valore stesso delle controllate è stato quasi azzerato, col risultato che in due anni le svalutazioni di crediti e partecipazioni è arrivato a 56,2 milioni.