Il Tribunale di Padova ha omologato il concordato preventivo della nota catena retail di calzature Pittarosso, dopo che il 93% dei creditori dell’azienda ha approvato nell’autunno scorso il piano di concordato presentato dalla società con il supporto del fondo RSCT Fund (Responsible & Sustainable Corporate Turnaround Fund), gestito da IQ EQ Fund Management (ex già Davy Global Fund Management) con l’advisory esclusiva di Pillarstone (si vedano qui il comunicato stampa e qui altro articolo di BeBeez). Il fondo RSCT sarà l’azionista di controllo, mentre Lion Capital, azionista di controllo precedente, manterrà una quota di minoranza.
PwC ha supportato l’operazione con l’incarico di interim ceo e cfo di Pittarosso, lo Studio Legale Nevoni ha seguito gli aspetti legali legati al concordato mentre lo Studio Bogoni ha agito in qualità di advisor finanziario della società; lo studio Giliberti Triscornia e Associati ha agito in qualità di advisor legale di RSCT mentre Gianni & Origoni ha supportato Lion Capital.
Ricordiamo che il fondo RSCT nella prima parte del 2020 era diventato il maggiore creditore di Pittarosso, dopo aver acquisito la posizione creditoria di Unicredit e di altri istituti di credito (si veda altro articolo di BeBeez). L’ultima versione del piano concordatario era stato depositato in Tribunale da Pittarosso nel novembre 2022 (si veda altro articolo di BeBeez) e prevede che Pillarstone converta interamente capitale tutti i crediti bancari acquistati due anni fa, circa 80 milioni di euro, equivalenti al 30% dei chirografari, aggiungendo 5 milioni di nuova finanza. Il Tribunale aveva ammesso Pittarosso alla procedura di concordato preventivo con riserva a fine giugno 2022 (si veda qui il decreto), dopo che la catena di negozi di scarpe padovana, sotto il controllo di Lion Capital, aveva depositato la domanda all’inizio del mese (si veda qui la domanda). La giudice Caterina Santinello del Tribunale veneto aveva nominato quindi commissari Giovanni Bottecchia, Claudio Ferrario e Roberto Artusi, dando tempo alla società padovana fino al 5 settembre per presentare il la proposta definitiva di concordato preventivo e il piano concordatario (si veda altro articolo di BeBeez). La proposta concordataria offre ai creditori chirografari il 25% di quanto dovuto, mettendo sul piatto 5 milioni in più rispetto allo schema precedente. In totale i debiti da gestire sono 335 milioni di euro, di cui oltre 250 milioni di debiti chirografari.
Ricordiamo che Pittarosso, che oggi conta 150 negozi e circa 1500 dipendenti, aveva chiuso il 2020 con una perdita netta di 168,1 milioni (anche per le svalutazioni legate al concordato) e con 70,8 milioni di debito, ma che, si legge ancora nella domanda di ammissione al concordato, il bilancio 2021 (sotto la revisione di BDO Italia) si è invece chiuso rispettando le linee del precedente piano, con ricavi per circa 250 milioni di euro, un ebitda positivo di 6 milioni (molto meglio, quindi, rispetto alle previsioni di piano di una voce negativa pari a -4,1 milioni) e con 70 milioni di liquidità disponibile, mentre nel 2022 i ricavi sono saliti a 270 milioni con un ebitda normalizzato a 7,6 milioni.
Le difficoltà di Pittarosso sono state acuite dalle conseguenze della pandemia da Covid-19, ma già nell’aprile 2019, Lion Capital aveva avviato un percorso di ristrutturazione del debito della controllata e aveva chiesto uno standstill alle banche creditrici esposte allora per 200 milioni di euro: tra queste Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, e con una piccola quota Banco BPM, Sparkasse- Cassa di Risparmio di Bolzano e Bnl (si veda altro articolo di BeBeez). Il debito è eredità del buyout con cui Lion Capital ha comprato Pittarosso nel 2014 da 21 Investimenti e Quadrivio sgr (si veda altro articolo di BeBeez). Allora la società era stata valutata circa 280 milioni di euro, cioé più di una volta il fatturato consolidato atteso per il 2014 e circa 10 volte l’ebitda (visto sui 28 milioni).
La vicenda della crisi di Pittarosso si è intrecciata con quella del concorrente Scarpe&Scarpe (S&S), altra nota catena retail che conta oggi 130 negozi e circa 1200 dipendenti, di cui pure PIllarstone Italy era il principale creditore sempre attraverso il fondo RSCT Fund. Nella nota in cui nel settembre 2022 Pillarstone ha annunciato il suo ingresso nel capitale della catena S&S, affiancato dalla famiglia Pettenuzzo che ha mantenuto una minoranza (si veda altro articolo di BeBeez), a valle dell’omologa del concordato preventivo da parte del Tribunale di Torino (si veda altro articolo di BeBeez), si leggeva infatti: “In un mercato che ha sofferto terribilmente negli ultimi anni e che sta affrontando le sfide di uno scenario macroeconomico molto incerto, Scarpe & Scarpe si propone anche come centro di aggregazione di altre catene di distribuzione orientate alla stessa clientela, a partire da Pittarosso, che sta affrontando un percorso analogo a quello di Scarpe & Scarpe in concordato preventivo, nel quale il principale creditore è RSCT dopo aver rilevato i crediti di un pool di banche con l’obiettivo di diventarne azionista di controllo”. Peraltro già nella Memoria di modifica del piano concordatario di Scarpe&Scarpe (disponibile per gli abbonati a BeBeez News Premium e BeBeez Private Data), era stato specificato a pag. 54 che “RSCT ha segnalato la propria intenzione di supportare l’operazione di ristrutturazione del cd. ‘Gruppo Scarpe & Scarpe’ (vale a dire, della società e della sua controllante SAGI Holding), preannunciando la propria intenzione di implementare successivamente eventuali sinergie con la società Pittarosso spa”. Non a caso, nuovo amministratore delegato di Scarpe&Scarpe è stato nominato Marcello Pace, già ceo di Pittarosso,
Nella nota diffusa ora da Pillarstone, si precisa ora che RSCT è già azionista di controllo di Scarpe&Scarpe, e che le due aziende rappresenteranno un giro di affari superiore ai 500 milioni di euro, che ne fanno potenzialmente il leader italiano. Sebbene le due società resteranno indipendenti, la loro gestione sarà coordinata e saranno quindi ottenute significative sinergie negli acquisti, nella logistica e nella gestione della rete dei punti vendita, con l’obiettivo di raggiungere una migliore efficienza e una crescita della profittabilità maggiore rispetto ai piani di sviluppo stand alone, rendendo più solide entrambe le aziende. In un settore poco impattato dalla concorrenza online e in cui si assiste a una progressiva scomparsa di piccoli player indipendenti in favore di grandi catene distributive, entrambe le insegne implementeranno una strategia che metta i bisogni del cliente al centro, con un’esperienza d’acquisto più completa che offre non solo scarpe ma anche accessori e abbigliamento.
Gaudenzio Bonaldo Gregori, presidente e amministratore delegato di Pillarstone ha commentato: “Abbiamo creduto fin da subito alle possibilità di rilancio di queste due imprese, e abbiamo deciso di supportare i piani di concordato con nuova finanza, nuove idee di business e un importante apporto manageriale. Attraverso una gestione coordinata, PittaRosso e Scarpe&Scarpe saranno leader per dimensione e presenza geografica in Italia e con un rinnovato e importante supporto manageriale e finanziario, le due insegne potranno essere ancora più grandi, solide, profittevoli e in grado di garantire continua crescita di valore per tutti gli stakeholders nel lungo termine”.
Fin dalla sua nascita nel 2015 Pillarstone ha supportato oltre 35 aziende in processi di restructuring e turnaround. A oggi Pillarstone interviene su un portafoglio di circa 20 aziende, per un controvalore di circa 2,5 miliardi di euro di asset, tra le quali, oltre a Scarpe&Scarpe e PittaRosso, si contano Sirti, Premuda, Magicland e Acquaworld.