A causa del coronavirus, il commissario straordinario Vincenzo Nicastro ha rinviato al 29 maggio il termine finale per l’invio delle manifestazioni di interesse per i complessi aziendali di Piaggio Aero Industries e Piaggio Aviation, entrambe controllate da Piaggio Aerospace, società in amministrazione straordinaria che fa capo a Mubadala, fondo sovrano del Governo di Abu Dhabi (si veda qui il comunicato stampa).
Il commissario straordinario aveva deciso di cedere i 2 complessi aziendali nell’agosto 2019 e ricevuto il via libera in tal senso dal Mise il 13 novembre scorso (si veda qui la relazione sulla situazione patrimoniale dell’impresa del commissario). Il 27 febbraio scorso era stato lanciato l’invito a manifestare interesse verso i complessi aziendali di Piaggio Aero Industries e Piaggio Aviation (si veda qui l’invito a manifestare interesse). Piaggio si presenta ai potenziali compratori con un portafoglio ordini in esecuzione pari a 450 milioni di euro, cui si aggiungeranno a breve ulteriori accordi per altri 450 milioni.
Piaggio è nata nel 1884 a Genova. Nel 1915 ha avviato la produzione di motori aeronautici e velivoli certificati e nel 1964 è entrata nel mercato jet. Nel 1998 l’azienda è stata rilevata da una cordata di imprenditori di cui faceva parte anche Piero Ferrari, vicepresidente della Ferrari e figlio di Enzo Ferrari, fondatore dell’iconico gruppo del cavallino rampante. Contestualmente era cambiata la sua denominazione in Piaggio Aero Industries, che si è focalizzata sui business aviation e della motoristica aeronautica.
Nel 2006 è entrato il nuovo socio Mubadala Development, acquisendo il 35% del capitale (si veda qui il comunicato stampa). Il resto del capitale faceva capo alle famiglie Ferrari e Di Mase (55%), mentre il restante 10% delle azioni era in mano ad alcuni istituti bancari e altri azionisti minori. L’azienda riuscì a risollevarsi, salvo entrare nuovamente in crisi nel 2009, sempre a causa di un nuovo calo degli ordini. Nel novembre 2013, Tata Limited, società britannica del gruppo industriale indiano Tata e Mubadala Development Company erano diventati soci di riferimento di Piaggio Aero Industries avendo sottoscritto, insieme al presidente di Piaggio Piero Ferrari, un aumento di capitale sociale pari a 190 milioni di euro (si veda qui il comunicato stampa), con Tata Limited che a quel punto deteneva il 44,5% delle azioni di Piaggio Aero Industries, Mubadala Development il 41% e Piero Ferrari il 2%. Non avendo sottoscritto l’aumento di capitale, la partecipazione in Piaggio Aero della famiglia Di Mase, tramite il fondo HDI, si era ridotta al 12,5%.
Nel 2014 Piaggio Aero Industries è diventata Piaggio Aerospace ed è passata quasi interamente sotto Mubadala (75% in capo all’emiratina Mdc Pa Cooperatief e 25% di Mubadala Development Company Pjsc), ad eccezione dell’1,95% in mano a Pietro Ferrari, che l’imprenditore ha po successivamente ceduto a Mubadala. Gli emiri avevano deciso allora di investire 145 milioni di euro in un nuovo stabilimento a Villanova d’Albenga, in provincia di Savona, chiudendo i due storici siti di Finale Ligure e di Sestri Ponente, mentre erano rimaste attive le sedi di Roma e Genova. Piaggio Aerospace aveva chiuso il bilancio del 2015 con perdite per 140 milioni, scese a 79,5 milioni nel 2016.
Nel 2018 il Governo Renzi aveva ordinato da Piaggio 10 sistemi composti da 2 droni P2HH e da una stazione di pilotaggio a terra, per un valore di 776 milioni in 15 anni, oltre ai 58 milioni annui per la manutenzione. Ma il Governo Conte ha annullato la commessa. Si è aperta una trattativa al Mise per erogare una commessa a Piaggio da 250 milioni, riducendo gli ordini da 10 a 4. Nel dicembre 2018 il fondo Mubadala ha richiesto l’amministrazione straordinaria per la società, in quanto “nonostante l’impegno e il duro lavoro di tutti i dipendenti, così come il significativo supporto finanziario sostenuto dal socio nel corso degli anni, le assunzioni fondamentali del piano di risanamento approvato nel 2017 non si sono concretizzate. La continua incertezza e le attuali condizioni di mercato fanno sì che la società non sia più finanziariamente sostenibile” (si veda qui il decreto di ammissione all’amministrazione straordinaria). Nel 2018 i debiti di Piaggio ammontavano a 618,8 milioni di euro, a fronte di un fatturato di circa 100 milioni (-66% dal 2014).
Piaggio Aerospace attualmente sta proseguendo le attività produttive nelle sedi di Villanova d’Albenga (Savona) e Genova. Da lunedì di questa settimana, oltre che la manutenzione di aerei e motori in dotazione alle flotte governative, è ripartita anche parte della produzione velivoli, dopo che la registrazione da parte della Corte dei Conti ha reso esecutivo il contratto, siglato nel dicembre scorso con le Forze Armate, per l’acquisto di 9 velivoli P.180 e l’ammodernamento di ulteriori 19. La forza lavoro attualmente operativa è pari a circa il 60% del totale, un terzo della quale in smart working.