Il private banking può giocare un ruolo importante nel finanziamento delle campagne di equity crowdfunding di più grandi dimensioni, ma è necessario che norme e regolamenti non disincentivino questo sviluppo. E’ emerso chiaro ieri dal dibattito online organizzato da AIPB – Associazione Italiana Private Banking su “La clientela private e gli investimenti in economia reale tramite portali online” (si veda qui il comunicato stampa).
Antonella Massari, segretario generale di AIPB, ha infatti sottolineato che “il quadro regolamentare attuale ha salvaguardato l’equilibrio tra interessi dei mercati e degli investitori istituzionali, ma andrebbe riconosciuta una nuova classe di clientela semi-professionale, composta da investitori privati che si avvalgono di consulenza di portafoglio, hanno un profilo di rischio bilanciato tra il prudente e il dinamico, un portafoglio medio di 1,6 milioni di euro e un’alta diversificazione del portafoglio, che potrebbero aggiungersi alla classe professionale su richiesta, già prevista dalla direttiva Mifid 2″. Per questo, ha aggiunto, “si rende necessaria una riflessione per favorire l’emergere e il consolidarsi di canali che offrano al risparmio privato strumenti adeguati e innovativi, aiutando le imprese a fare un salto culturale verso fonti di finanziamento alternative a quelli tradizionali e, nello stesso tempo, aprire un’importante finestra di opportunità a tutti gli operatori specializzati e intermediari che si affacciano sul mercato”.
Giancarlo Giudici, professore ordinario della School of Management del Politecnico di Milano, a sua volta ha detto che ” a oggi c’è spazio per un nuovo segmento di mercato, per raccolte di 2-8 milioni di euro che possono essere sottoscritte tramite club deal con ticket di partecipazione più consistenti. Il private banking può sostenere le imprese nella raccolta di masse di capitale più ingenti, colmando un gap che oggi esiste fra la quotazione in Borsa e il crowdfunding in versione puramente retail”.
D’altra parte non è un caso che l’operazione di crowdfunding più rilevante del 2020 sia stata la campagna di e-Novia, che ha raccolto la cifra record di oltre 7,6 milioni di euro da 220 investitori sul portale BackToWork. Il successo della raccolta è stato infatti dovuto al sostegno di Intesa Sanpaolo Private Banking, che, attraverso la propria rete nazionale, ha deciso di proporre l’operazione ai propri clienti (si veda altro articolo di BeBeez). Intesa San Paolo, peraltro, dal giugno 2019 è anche titolare di una quota di minoranza di BacktoWork24, con opzione per salire in maggioranza in futuro (si veda altro articolo di BeBeez).
E infatti Alessandro M. Lerro, presidente dell’Associazione Italiana Equity Crowdfunding (AIEC), ha detto: “Il crowdinvesting si sta progressivamente affermando come strumento alternativo per l’esecuzione di investimenti che ben si prestano a integrare portafogli di HNWI, con una diversificazione su pmi e imprese non quotate e una possibilità interessante e innovativa di rendimento. I diversi operatori del private banking hanno già cominciato a esplorare forme di collaborazione con piattaforme di crowdinvesting, prospettando possibili percorsi di intervento”.
Detto questo, c’è un problema rappresentato dalla prossima entrata in vigore del Regolamento europeo sulle piattaforme fintech di equity crowdfunding e di lending per le imprese. Ricordiamo infatti che il Parlamento europeo ha approvato il Regolamento in questione a inizio ottobre 2020 (si veda altro articolo di BeBeez) e che le norme contenute ne Regolamento si applicheranno a tutte le piattaforme di equity crowdfunding europee per campagne di raccolta sino a 5 milioni di euro, calcolati su un periodo di 12 mesi per ciascun emittente. La soglia dei 5 milioni è certo un risultato importante, perché inizialmente la Proposta di regolamento per gli European Crowdfunding Service Providers for Business pubblicata a suo tempo dalla Commissione europea limitava la raccolta a un solo milione di euro per progetto, per dodici mesi (art. 2.2.d). A questa previsione è poi stata messa mano nel corso delle valutazioni successive di Parlamento e Consiglio. Detto questo, la soglia dei 5 milioni è inferiore a quella prevista attualmente dalla normativa italiana, che è invece di 8 milioni.
Su questo punto Massari ha detto: “Il crowdfunding è un mercato ancora molto dedicato ai clienti professionali, specialmente nel caso di accordi tra portali e banche, oppure a singoli risparmiatori, che investono ticket molto piccoli e hanno così poco impatto sull’entità del finanziamento. La nuova normativa abbassa la soglia massima delle campagne, e questo non attirerà l’interesse dei clienti più sofisticati e ricchi, oltre a lasciare molto spazio all’autogestione nella verifica dell’adeguatezza. Se è vero che il massimo della sinergia si ottiene mettendo insieme gestori dei portali con reti di consulenza e banche, è cruciale il ruolo della consulenza finanziaria per accompagnare il cliente all’investimento in crowdfunding e sviluppare il mercato. Altrimenti, c’è il rischio che il nuovo regolamento riduca il potenziale del mercato italiano“.
In merito al nuovo regolamento europeo sul crowdfunding, Emma Rita Iannaccone, membro della Divisione Intermediari di Consob, ieri ha ricordato che sarà applicato in Italia dal 10 novembre 2021 e i gestori già attivi potranno continuare a operare secondo il regolamento precedente fino al 10 novembre 2022. Consob lancerà una consultazione sul nuovo regolamento europeo, della durata di 3 mesi e Massari ha anticipato che AIPB intende partecipare alla consultazione sul nuovo regolamento sul crowdfunding, portando le sue perplessità sul tema.
Ricordiamo anche il nuovo regolamento europeo introduce un test di ingresso di verifica delle conoscenze prima di investire nel crowdfunding, che contiene aspetti tipici dell’adeguatezza ai fini Mifid e che tra le altre misure importanti, c’è quella che prevede che agli investitori sia fornito un key investment information sheet (KIIS) stilato dall’emittente per ciascuna campagna di raccolta oppure dalla piattaforma. Le piattaforme dovranno fornire ai clienti una chiara informativa circa i rischi finanziari e i costi che potranno sopportare, inclusi i rischi di insolvenza e i criteri di selezione dei progetti.
Su questo fronte, Roberta Sandrone, responsabile marketing – prodotti e servizi di investimento di Intesa Sanpaolo Private Banking, ha raccontato che per l’operazione e-Novia “la banca ha effettuato una valutazione di adeguatezza in sede di apertura del rapporto di consulenza e definito i clienti target dell’operazione: clienti HNWI, interessati a investimenti alternativi e con livello di conoscenza ed esperienza medio-alta. Che si somma alla valutazione di adeguatezza effettuata dal portale di crowdfunding. Intesa Sanpaolo Private Banking ha predisposto una specifica scheda sull’operazione, che si sommava all’informativa messa a disposizione dal portale di equity crowdfunding”. E ha aggiunto che, visto il successo dell’operazione, Intesa Sanpaolo Private Banking sta lavorando una seconda campagna di crowdfunding, che sarà realizzata nel secondo semestre 2021.
E sempre sul supporto al private banking per gli investimenti in equity crowdfunding, Antonella Grassigli, ceo e cofondatrice della piattaforma Doorway, ha spiegato che la piattaforma crea un veicolo di investimento dedicato per ogni startup target che riunisce gli investimenti dei privati in club deal e poi nomina un champion esperto del settore per ogni startup, che è l’amministratore del veicolo e lo rappresenta nel Cda dell’azienda in cui ha investito. Inoltre, la piattaforma ha sviluppato una dashboard specifica per il private banking, aggiornata con le informazioni dal champion di ogni startup. Il portale di crowdfunding ha un’orientamento alla exit: ne ha già portate a termine 6 su 12 investimenti totali: Deliveristo; ACBC; Rejoint; Vitesy Pep Therapy; My Secret Case. “Per il 2021 puntiamo a presentare 20 deal tra startup e scaleup, con round medi in linea con asset degli HNWI. E ora sta per partire un round da 2,3 milioni di euro su Doorway”, ha anticipato Grassigli.
In tema di exit Anna Lambiase, ceo e fondatrice di IR Top Consulting, ha ricordato che la recente conferma del credito d’imposta sui costi di quotazione fino a 500 mila euro a favore delle pmi italiane permetterà loro di accelerare il percorso di crescita con la quotazione in Borsa che sta canalizzando risorse finanziarie sull’economia reale. E ha aggiunto: “Il mondo del private banking sta evidenziando uno spiccato interesse per l’economia reale ben rappresentata dalle aziende quotate sul mercato Aim, passate da 77 nel 2016 a 138 nel 2021 (+79%). Aim Italia si conferma uno strumento finanziario dalle grandi potenzialità come dimostrato sia dal numero di investitori qualificati che è raddoppiato negli ultimi 5 anni con un investimento medio di circa 200 mila euro, sia dall’ammontare di raccolta complessiva in ipo delle aziende che ha superato i 3,9 miliardi di euro”.
E sempre a proposito di exit, c’è sempre più commistione tra equity crowdfunding e venture capital. Molte startup che sono cresciute e sono diventate scaleup hanno visto entrare nel capitale dei fondi. Per contro ci sono fondi che investono anche piccole cifre in affiancamento agli acceleratori d’impresa e ai business angel, che sono gli stessi investitori di molte campagne di equity crowdfunding, come sta facendo in particolare Cdp Venture Capital sgr e come ha ricordato ieri Alessandro Scortecci, responsabile strategia e business development dell’sgr, con 8 fondi di venture capital avviati e due da lanciare entro metà 2021, per una dotazione complessiva di 1,4 miliardi di euro, sulla base del piano industriale presentato lo scorso giugno (si veda altro articolo di BeBeez).
La collaborazione tra venture e investitori di equity crowdfunding è ben evidente nelle tabelle del Report di BeBeez sul Venture capital 2020 pubblicato a inizio anno (disponibile per gli abbonati a BeBeez News Premium), che calcola ben 780 milioni di euro di raccolta nell’anno (in aumento dai 605 milioni del 2019) da parte delle startup e scaleup italiane o fondate da italiani e che include gli investimenti dei fondi, dei business angel, dei corporate venture capital, di holding di investimento, di clienti del private banking, di acceleratori e crowd di piattaforme di equity crowdfunding. Per quanto riguarda queste ultime, CrowdfundingBuzz ha invece calcolato una raccolta complessiva di 103 milioni di euro nel 2020 (dai 65 milioni del 2019), di cui 29,3 milioni raccolti da piattaforme di real estate (si veda altro articolo di BeBeez).
Leggermente inferiore a quella calcolata da CrowdfundingBuzz è invece il calcolo della raccolta dell’equity crowdfunding nel 2020 secondo l’Osservatorio sul Crowdfinvesting del Politecnico di Milano presentati sempre ieri da Giancarlo Giudici, secondo cui ci si è fermati a 98 milioni. Mentre ben più grandi sono i numeri delle piattaforme di lending. Per l’Osservatorio del Politecnico la raccolta del lending è stata di 428 milioni. Questo calcolo, però, non tiene conto delle piattaforme di invoice financing, che invece a oggi rappresentano una buona parte della raccolta. Una stima di BeBeez è di oltre 1,7 miliardi di euro intermediati dalle piattaforme fintech di lending nel 2020, considerando prestiti alle imprese, fatture commerciali e fatture verso la pubblica amministrazione. Il numero è calcolato sulla base dei dati complessivi a fine settembre 2020, pià i dati a fine 2020 di alcune delle principali piattaforme (si vedano qui il Report BeBeez sul Private Debt 2020 pubblicato oggi e qui il Report BeBeez 9 mesi 2020 sui finanziamenti fintech alle pmi (disponibili per gli abbonati a BeBeez News Premium),