Ci sono interessanti novità in vista per le piattaforme europee di equity crowdfunding e di P2P lending se il Comitato per gli affari economici e monetari del Parlamento europeo confermerà le modifiche che lo scorso 10 agosto sono state apportate in bozza (si veda qui il testo della Bozza di proposta del Comitato) alla proposta di regolamento europeo sul crowdinvesting, pubblicata lo scorso marzo dalla Commissione europea a valle della consultazione pubblica lanciata lo scorso anno (si veda qui la Proposta di regolamento della Commissione per gli European Crowdfunding Service Providers for Business e qui i dettagli del percorso europarlamentare). Il Comitato, infatti, deve ancora votare formalmente sul testo depositato in bozza.
Come noto, la proposta di regolamento della Commissione istituisce la possibilità per le piattaforme di equity e lending crowdfunding dedicate alle imprese di ottenere un passaporto europeo in modo da poter sollecitare il pubblico risparmio e finanziare imprese in tutti i Paesi membri Ue, al di sopra dei regolamenti locali.
Tuttavia la proposta ha lasciato parecchi addetti ai lavori insoddisfatti, soprattutto la norma che limita la raccolta a un solo milione di euro per progetto, per dodici mesi (art. 2.2.d). In sostanza, sembrerebbe che si voglia affiancare ai regimi nazionali un regime uniforme europeo per consentire la scalabilità internazionale, ma questo regime uniforme, così come formulato, imporrebbe una serie di adempimenti burocratici e di vigilanza che in molti Stati membri oggi non esistono, oltre a rilevanti aggravi di costi, e al contempo non consentirebbe alle piattaforme di scalare proprio a causa della limitazione quantitativa sulla raccolta. (si veda altro articolo di BeBeez).
Le modifiche proposte in bozza dal Comitato affari economici e monetari dell’Europarlamento, invece, raccolgono queste critiche e vanno addirittura oltre, prevedendo una regolamentazione anche per ICOs (Initial coin offerings). Il razionale è riassunto in poche pagine in fondo al documento della proposta a firma del relatore Ashley Fox, parlamentare europeo britannico.
“Complessivamente, il relatore accoglie con favore la proposta della Commissione nel quadro degli sforzi per costruire a Capital Market Union (CMU): i diversi regimi nazionali applicati ai CSP ostacolano la loro attività crossborder e un regime paneuropeo ha il potenziale per aumentare l’attività di crowdfunding attività in Europa, senza andare a distorcere i mercati e le regole nazionali già ben funzionanti (…) Ciononostante, il relatore ritiene necessario introdurre una serie di modifiche per migliorare la proposta”, si legge nel testo, che elenca una serie di modifiche chiave.
1. La soglia proposta dalla Commissione per le offerte di crowdfunding, calcolata su un periodo di 12 mesi va elevata a 8 milioni di euro (limite di raccolta al massimo previsto dalla normativa europea sul Prospetto) rispetto al singolo milione proposto dalla Commissione e questo perché attualmente esistono alcuni Stati membri con una soglia più elevata, per evitare di ostacolare la competitività del Quadro legislativo europeo. Per esempio, in Italia il massimo è 5 milioni, mentre la Germania a fine giugno ha portato la soglia dai precedenti 2,5 milioni a 8 milioni di euro (si veda CrowdFundInsider) e a ruota anche il Regno Unito ha alzato la soglia da 5 a 8 milioni di euro (si veda CrowdfundingBuzz). A fine luglio anche in Belgio la soglia massima di raccolta è stata alzata dai 300 mila euro a 5 milioni (si veda qui un appunto dello studio legale White&Case).
2. L’esperienza delle autorità di vigilanza nazionali nel settore del crowdfunding dovrebbe essere riconosciuta e a queste dovrebbe essere delegata la vigilanza sul rispetto delle nuove regole neii rispettivi territori.
3. Le piattaforme di crowdinvesting variano in termini di complessità e la Commissione ha scelto di regolamentare in maniera diversa le piattaforme di equity crowdfunding da quelle di lending; per contro il relatore propone di differenziare tra piattaforme che semplicemente facilitano l’incontro tra gli investitori e i soggetti che propongono i progetti di investimento e piattaforme che invece entrano attivamente nella formazione dei prezzi e nella predisposizione delle offerte, chiedendo quindi differenti requisiti di informativa per ciascun tipo di piattaforma e per differenti livelli di rischio.
4. La redazione di questo testo rappresenta un’interessante opportunità per regolamentare anche le ICOs. Al momento infatti le ICOs hanno luogo in uno spazio non regolamentato e gli investitori rischiano spesso di essere frodati. Per questo motivo il relatore propone alcuni standard e protezioni alle ICOs. In particolare, propone che le piattaforme di crowdinvesting possano ospitare ICOs, sempre che rispettino il limite degli 8 milioni di euro e che non siano private placement.
5. Infine, le piattaforme di crowdfinvesting di paesi terzi che vogliano offrire i loro servizi all’interno della Ue dovrebbero essere autorizzate a farlo, nel momento in cui siano dotate di autorizzazione nei rispettivi stati terzi e si siano prese le giuste misure perché queste garantiscano il rispetto delle stesse regole imposte alle piattaforme europee.