3Sun, controllata di Enel Green Power, ha ottenuto un finanziamento da UniCredit per un importo massimo di 560 milioni di euro, suddiviso tra 475 milioni di euro di senior term loan e 85 milioni di euro di prestito IVA coperto per l’80% dalla garanzia green di SACE. Con questo finanziamento la società amplierà la più grande fabbrica di pannelli solari italiana, che si trova a Catania (si veda qui il comunicato stampa).
L’investimento contribuirà allo sviluppo di Tango (iTaliAN pv Giga factOry), un impianto di produzione su scala industriale di moduli fotovoltaici (pv) innovativi, sostenibili e ad alte prestazioni presso 3Sun. In linea con l’accordo, l’espansione della fabbrica si tradurrà in un aumento di 15 volte della sua capacità produttiva, a 3 GW all’anno dagli attuali 200 MW. Dovrebbe essere completamente operativo entro luglio 2024, dopo aver iniziato con i primi 400 mw nel settembre 2023.
La produzione di 3Sun includerà celle fotovoltaiche a eterogiunzione bifacciale (b-hjt), in grado cioè di rispondere alla luce su entrambe le superfici (anteriori e posteriori), catturando così più irradiazione solare. Attraverso un ambizioso programma di ricerca e sviluppo, i pannelli fotovoltaici saranno ulteriormente sviluppati per incorporare anche una struttura chiamata “Tandem”, che utilizza due celle impilate che consentono di catturare più luce rispetto alle strutture a cella singola, producendo una maggiore efficienza complessiva.
I 3 GW di pannelli prodotti saranno in grado di generare fino a circa 5,5 TWh di elettricità rinnovabile all’anno, che dal punto di vista della sostenibilità hanno il potenziale per evitare l’equivalente di quasi 25 milioni di tonnellate di CO2 nei loro primi dieci anni di attività. Allo stesso modo, la produzione generata dai pannelli della gigafactory ha il potenziale per evitare l’acquisto di quasi 1,2 miliardi di metri cubi di gas all’anno, sostituiti da energia rinnovabile prodotta internamente.
Francesco Starace, ad di Enel, ha commentato: “Con la firma di questo project financing a lungo termine abbiamo raggiunto un altro importante traguardo per la gigafactory, confermando la solidità e l’attrattività dell’iniziativa. Con questo progetto stiamo dimostrando la fat tibilità e la scalabilità, anche finanziariamente, di un modello industriale sostenibile che potrà essere replicato per altre fabbriche di questa tipologia da sviluppare nei prossimi anni anche in altri paesi”.
“Siamo lieti di aver contribuito in modo decisivo al successo di questa operazione, che consentirà al nostro paese di disporre di un impianto di produzione ad alta tecnologia di dimensioni tali da contribuire a ridurre in modo significativo la dipendenza dai combustibili fossili”, ha detto Andrea Orcel, ceo di UniCredit, aggiungendo: “Nel 2022 UniCredit ha generato 11,4 miliardi di euro di nuovi prestiti green e legati alla sostenibilità”.
Restando in tema di gigafactorty, ricordiamo che soltanto poche settimane fa Industrie De Nora, specializzata nelle tecnologie sostenibili e nella nascente industria dell’idrogeno verde, in joint venture con Snam, ha perfezionato l’acquisizione di un’area industriale dismessa a sud-est del territorio di Cernusco sul Naviglio per la realizzazione del progetto Italian Gigafactory (si veda qui il comunicato stampa). Il progetto prevede, a seguito alla demolizione degli immobili esistenti, la realizzazione di un polo produttivo su larga scala con una capacità fino a 2GW per la produzione di elettrolizzatori per la generazione di idrogeno verde, sistemi e componenti per l’elettrolisi dell’acqua e celle a combustibile, oltre alla realizzazione di facilities a servizio delle altre divisioni del gruppo. Il complesso produttivo occuperà all’incirca 25.000 mq e la progettazione dell’impianto sarà l’occasione per riqualificare l’area “a misura d’uomo” adottando un concetto moderno di architettura industriale, basata su criteri di rispetto dell’ambiente e sostenibilità, attraverso la generazione di energia rinnovabile, l’utilizzo di materiali fotocatalici in grado di decomporre gli inquinanti atmosferici, progetti di mobilità leggera e riforestazione urbana. L’avvio dei lavori di costruzione della Gigafactory è previsto nella seconda metà del 2023 subordinatamente al buon esito dell’iter autorizzativo che si svilupperà nei prossimi mesi.
Sempre nelle scorse settimane, ha fatto molto discutere il progetto di Italvolt da 4 miliardi di euro, riguardante una delle gigafactory più grandi d’Europa annunciato nel febbraio 2021 (si veda altro articolo di BeBeez) che sarebbe dovuta sorgere a Ivrea nell’ex area Olivetti di Scarmagno (Torino), per sviluppare il quale di recente è stato siglato un accordo di partnership tecnologica con l’israeliana StoreDot (si veda altro articolo di BeBeez). L’accordo vincolante per l’acquisto dell’area di un milione di metri quadrati nel comune di Scarmagno era stato poi sottoscritto a settembre 2021 con il venditore Prelios sgr, gestore del Fondo Monteverdi (si veda altro articolo di BeBeez). Tuttavia lo scorso novembre il preliminare d’acquisto era scaduto e si diceva che ItalVolt stesse trattando con Prelios per ottenere una proroga (si veda qui La Stampa). Ma evidentemente alla fine l’accordo non si è chiuso. L’imprenditore svedese Lars Carlstrom ha recentemente dichiarato l’impossibilità di far partire il progetto nel sito che avrebbe dovuto ospitare la fabbrica da 45 GWh di batterie completamente sostenibili (sufficienti per alimentare 550 mila auto elettriche all’anno), lamentando inoltre il fatto che, dopo anni di deindustrializzazione, la rete elettrica dell’ex polo Olivetti non è adeguata a sostenere le esigenze di una produzione ad alta intensità energetica come quella delle batterie. E in più c’è un evidente problema di reperimento di fondi. Carlstrom è infatti partito con un capitale di appena 10 milioni, poco meno della metà dei quali sarebbero stati spesi per acquisire il terreno e a fronte di un investimento necessario previsto di 3,4 miliardi di euro (inizialmente si parlava addirittura di 4 miliardi). Più volte ha annunciato l’imminente arrivo di investitori, che finora però non si sono visti. I lavori sarebbero dovuti partire entro fine 2022 in modo tale da iniziare la produzione nel 2024, ma al momento è ancora tutto fermo.
Per Carlstrom, manager di lunga data in vari settori industriali tra cui l’automotive, si tratterebbe del secondo fallimento di un mega-progetto di questo tipo dopo quello di Britishvolt, lanciato nel Regno Unito nel 2020 insieme al cofondatore e ceo, Orral Nadjari, finanziere di Abu Dhabi. Nell’occasione, era stato previsto un investimento complessivo da 2,6 miliardi di sterline per lo sviluppo di una gigafactory a Blyth, nel Northumberland, nel nord-est dell’Inghilterra. Il progetto, che aveva anche ottenuto un sostegno di 100 milioni di sterline da parte del governo britannico, prevedeva che entro il 2027 la fabbrica avrebbe impiegato 3000 dipendenti e prodotto oltre 300 mila batterie al litio per l’industria automobilistica britannica, per un totale di circa 30 gigawatt. La società britannica è però finita in amministrazione controllata per mancanza di fondi, con i circa 300 dipendenti che sono stati licenziati da un giorno all’altro (si veda qui Reuters).