Cambio della guardia a sorpresa alla guida di Illy Caffé, la società del gruppo Illy tra i maggiori produttori italiani di caffè che fa capo all’omonima famiglia e partecipato per il 20% dal fondo Rhône Capital. Dal prossimo 1° gennaio 2022 Massimiliano Pogliani, il primo manager esterno alla famiglia Illy a cui era stata affidata l’azienda nel 2016 e poi nel 2019, lascerà il posto a Cristina Scocchia, ora amministratore delegato di Kiko, il noto retailer italiano di prodotti da trucco di proprietà della famiglia Percassi e partecipato da Peninsula Capital (si veda qui l’ANSA).
Scocchia era amministratore delegato di Kiko da luglio 2017, dove era approdata lasciando L’Oréal Italia, dove aveva occupato le cariche di amministratore delegato e di presidente. In precedenza ha lavorato in Procter & Gamble. Oggi siede anche nel consiglio di amministrazione di EssilorLuxottica.
La nomina di Scocchia, che faceva già parte del consiglio di amministrazione di Illy dal 2019, si legge nella nota diffusa ieri da Illy, è stata anticipata rispetto alla scadenza del mandato di Pogliani, “in considerazione della fase positiva del mercato dei capitali e della volontà di avviare il processo di quotazione, nonché della volontà di Massimiliano Pogliani di perseguire altre esperienze professionali” oltre che “al fine di assicurare una gestione unitaria dell’intero esercizio 2022”. Nella realtà, però, i rumor di mercato dicono che la ragione vera della fine anticipata del mandato di Pogliani sia un rapporto che si era ormai deteriorato con gli esponenti della famiglia Illy.
Certo, l’anno scorso non è stato dei migliori per il gruppo, che ha certamente risentito degli effetti della pandemia, ma ha comunque retto allo tsunami Covid. I ricavi sono infatti scesi a 446,5 milioni di euro (-14% dal 2019), mentre l’ebitda rettificato è calato del 25% a 57,7 milioni ( 77,4% dell’anno precedente), con l’utile netto che non ha superato i 5 milioni contro i 19 milioni dell’esercizio precedente, tuttavia la posizione debitoria netta 103,3 milioni, si è ridotta di 10,7 milioni rispetto al 2019 (si veda altro articolo di BeBeez).
Ciò che ha consentito di reggere l’urto della pandemia al gruppo triestino, le cui vendite tradizionalmente provengono per più del 50% dal segmento Ho.Re.Ca., soprattuttto all’estero, è stato l’aumento del 39% delle vendite tramite e-commerce e il +21% degli altri canali legati al consumo domestico mentre le esportazioni hanno riflesso l’andamento della pandemia nelle varie aree del mondo.
Al gruppo illy fa capo anche la sub-holding Polo del Gusto, che raggruppa marchi di the (Dammann Frères), di cioccolato (Domori), di pasticceria inglese (Prestat), di confetture (Agrimontana), di vino (Mastrojanni) e di bar e gelaterie(Fgel). Polo del Gusto, con circa 75 milioni di euro di ricavi nel 2020, in calo dagli 89,5 milioni del 2019, è guidata da Riccardo Illy e dal ceo Andrea Macchione. La nomina di quest’ultimo nell’aprile scorso (si veda altro articolo di BeBeez) si colloca nel contesto della possibile cessione di una minoranza (20-40%) del Polo del Gusto, valutato 250 milioni di euro, di cui si parla ormai da tempo (si veda altro articolo di BeBeez), senza che però si sia ancora mai arrivati a qualcosa di concreto. Gli ultimi rumor riferiscono di trattative con Dea Capital Alternative Funds sgr a inizio anno, poi finite in un nulla di fatto (si veda qui AffariItaliani).