AMCO e Credito Fondiario si sono aggiudicate la maggior parte del portafoglio di Utp corporate da circa un miliardo di euro di Banco Bpm, battezzato Django (si veda qui il comunicato stampa di Banco Bpm, qui il comunicato stampa di AMCO e qui quello di Credito Fondiario). Nell’ambito della transazione, PwC ha assistito AMCO, in qualità di financial advisor. L’operazione era attesa da qualche mese e a inizio ottobre l’amministratore delegato di Banco Bpm Giuseppe Castagna, in occasione del Credit Village Spring Day 2020, aveva detto che la cessione sarebbe stata annunciata in occasione della trimestrale (si veda altro articolo di BeBeez). Come appunto è stato.
Ieri nel tardo pomeriggio, infatti, la banca ha diffuso anche i dati dei nove mesi 2020 (si veda qui il comunicato stampa e qui la presentazione agli analisti) e nei vari documenti è evidenziato anche che entro fine anno è attesa la cessione di un ulteriore potafoglio di crediti deteriorati, battezzato Titan. In questo caso si tratta di Npl leasing per un valore lordo di circa 200 milioni e che farà parte di un’operazione di cartolarizzazione con GACS multi-originator. Di più non è scritto. A oggi l’unica grande operazione di questo tipo in arrivo su Npl leasing con GACS di cui si sappia è quella da 2 miliardi di euro che vede coinvolta doValue come servicer e Unicredit come banca che cederà crediti (si veda altro articolo di BeBeez).
Banco Bpm si è avvalsa dell’assistenza di Banca Akros e di Deloitte in qualità di advisor finanziari e dello Studio Chiomenti in qualità di advisor legale, mentre Credito Fondiario è stato assistito dai legali di Legance e AMCO è stata affiancata dallo studio Cappelli RCCD in qualità di advisor legale, da PwC in qualità di advisor finanziario e da K2Real e Duff & Phelps REAG per l’aggiornamento delle valutazioni immobiliari.
AMCO era stata data come probabile vincitore dell’asta a inizio ottobre Il Messaggero, con un’offerta di prezzo attorno al 3540% del nominale. Già lo scorso maggio si diceva che la banca fosse al lavoro per vagliare le opzioni su come gestire e/o cedere un portafoglio di Utp che allora era più ampio, si parlava di 2 miliardi di euro lordi (si veda altro articolo di BeBeez). Le dimensioni del portafoglio da cedere si sono poi via via ridotte sino a raggiungere appunto il miliardo di euro.
Il portafoglio è composto da 149 posizioni, di cui i 56% sono real estate e il restante 44% relative ad aziende di altri settori industriali. Il portafoglio è stato poi segmentato in tre porzioni: una da 641 milioni di euro lordi, che è stata acquisita da AMCO; una da 301 milioni, acquisita da Credito Fondiario, e consistente tutta in crediti Utp immobiliari; e un’altra da 75 milioni, che è stata comprata da altre controparti.
Il Consiglio di amministrazione di Banco Bpm ieri ha approvato i termini economici delle offerte e dato mandato al management della banca di proseguire nella negoziazione degli altri termini e condizioni per la finalizzazione del progetto. L’operazione, che si qualifica tra le più rilevanti su crediti classificati come UTP sul mercato italiano, giunge al termine di un processo competitivo al quale, secondo quanto risulta a BeBeez, hanno partecipato vari altri soggetti, oltre ad AMCO e Credito Fondiario, tra i quali Illimity e Bain Capital Credit.
Pochi giorni fa Banco Bpm aveva annunciato la cessione a Illimity circa 98 milioni di euro lordi di UTP vantati verso FinGruppo Holding spa, la holding che riuniva soci bresciani diHopa, i famosi “furbetti del quartierino” che gravitavano attorno al finanziere bresciano Emilio Gnutti e che erano stati protagonisti della finanza italiana prima di finire in disgrazia nel 2005, coinvolto nell’inchiesta giudiziaria che si sviluppò attorno alla scalata all’Antonveneta da parte della Banca Popolare di Lodi (si veda altro articolo di BeBeez).
A fine settembre il totale dei crediti deteriorati lordi a bilancio di Banco Bpm era sceso a 9,79 miliardi dai 9,84 miliardi di fine giugno, di cui 6,08 miliardi di UTP dai 6,16 miliardi di fine giugno. Tenuto conto del perfezionamento delle varie cessioni di crediti deteriorati in corso e delle altre operazioni in corso di finalizzazione, per un ammontare complessivo stimato fino a 1,2 miliardi di euro, che avverrà entro fine anno, la banca ha calcolato che a fine settembre il dato del totale dei crediti deteriorati lordi sarebbe in realtà di circa 8,6 miliardi, con il rapporto tra crediti deteriorati su crediti totali lordi (NPE ratio) che scende quindi dall’8,6% effettivo (era 8,7% a fine giugno) al 7,7% circa, e che scende al 6,7% se calcolato in coerenza con la nuova definizione EBA.
I rapporti di Credito Fondiario con Banco Bpm sono molto stretti, visto che nel dicembre 2018 Banco Bpm aveva siglato con Credito Fondiario una partnership sulle sofferenze (si veda altro articolo di BeBeez). La banca aveva infatti poi ceduto nel febbraio 2019 con una cartolarizzazione a Elliott un portafoglio di Npl da 7,4 miliardi di euro e a Credito Fondiario il 70% della piattaforma di gestione dei crediti deteriorati (si veda altro articolo di BeBeez).
Iacopo De Francisco, direttore generale di Credito Fondiario, ha commentato: “Siamo molto soddisfatti di questa operazione con Banco Bpm per tre motivi: il primo è che rafforza la partnership con un gruppo con il quale abbiamo già ottenuto grandi risultati e, sono convinto, ne raggiungeremo di ancora più importanti. Il secondo è che avviene a esito di un processo competitivo, a dimostrazione, ancora una volta, di come Credito Fondiario rappresenti una realtà leader sul mercato italiano degli NPE. Il terzo, rilevante motivo è che, questa volta, si tratta di crediti UTP, l’asset class che sarà al centro delle dinamiche di settore nei prossimi mesi. La nostra attenzione adesso è massima per chiudere tutti i termini dell’operazione entro fine anno.”
Guido Lombardo, Chief Investment Officer di Credito Fondiario, ha aggiunto: “L’esito del processo ‘Django’ è la prova di come, attraverso l’expertise maturata dal nostro gruppo, che è attivo nella gestione dei crediti Utp dal 2016, Credito Fondiario sia in grado di proporre alla propria clientela soluzioni competitive, efficienti ed estremamente sofisticate, difficili da ritrovare in altri operatori presenti sul mercato. Con queste competenze crediamo di essere pronti ad affrontare le nuove sfide del mercato per UTP nei prossimi mesi per poter accompagnare altri gruppi bancari nella soluzione sartoriale per gestione di queste posizioni e preservare valore per il sistema economico e finanziario del Paese.”
Quanto ad AMCO, lo scorso marzo aveva comunicato di aver archiviato il 2019 con asset deteriorati in gestione in crescita del 18%, a quota 23,8 miliardi di euro, di cui 10 miliardi di Utp e 13 miliardi di Npl, distribuiti su 120 mila controparti, di cui 30 mila corporate legate a Utp (si veda altro articolo di BeBeez). Ricordiamo che AMCO entro fine anno acquisterà anche 8,1 miliardi di euro di crediti deteriorati lordi del progetto Hydra di Banca Mps, più vari asset patrimoniali, così come stabilito dal consiglio di amministrazione della banca a fine giugno 2020 (si veda altro articolo di BeBeez). Appunto tenendo già conto di questa operazione, il totale degli asset in gestione a fine giugno sarebbe stato di 34 miliardi, di cui 15 miliardi di UTP e past due, che includono posizioni relative a 57 mila aziende italiane. A questi 15 miliardi, ora, si aggiungeranno questi 600 milioni acquisiti da Banco Bpm.