Il Consiglio di amministrazione di Banca del Fucino ha dato ieri il via libera al piano di ricapitalizzazione, si dice da 80 milioni di euro, riservato agli azionisti di IGEA Banca, istituto romano guidato da Francesco Maiolini, specializzato in fintech e credito digitale, che avverrà contestualmente al deconsolidamento dell’intero portafoglio di 300 milioni di euro di crediti deteriorati e contestualmente allo scorporo e valorizzazione (in prospettiva probabilmente quotazione) del ramo fintech di IGEA Banca, dedicato al credito alle famiglie.
Più nel dettaglio, una nota diffusa ieri dalla storica private bank laziale, da tempo in cerca di rilancio, e oggi controllata dalla famiglia Torlonia (si veda qui il comunicato stampa) spiega che “nell’azionariato di Banca del Fucino entreranno con quote diverse nuovi investitori istituzionali, espressione del mondo industriale e finanziario italiano e internazionale alcuni dei quali già oggi soci di IGEA Banca”, mentre “anche gli attuali azionisti (cioé la famiglia Torlonia, ndr) continueranno a supportare la banca nel suo percorso di crescita. Nei prossimi giorni verranno resi noti i dettagli della operazione congiuntamente con IGEA Banca”.
Nei giorni scorsi Banca del Fucino aveva già annunciato di aver firmato un’esclusiva con IGEA Banca, volta a definire un significativo ingresso nel capitale di Banca del Fucino di fondazioni bancarie, gruppi industriali di rilievo anche internazionale, imprese di servizi provenienti dalla compagine azionaria di IGEA Banca e che in parallelo, sono in corso di perfezionamento le attività propedeutiche a una operazione di cartolarizzazione che consenta il deconsolidamento, da parte della stessa Banca del Fucino, dell’intero portafoglio dei crediti deteriorati (si veda qui il comunicato stampa).
Banca del Fucino è la più antica banca privata romana, indipendente e presieduta dalla quarta generazione dei suoi fondatori. Fondata a Roma nel 1923 dai principi Torlonia, deve il suo nome alla realizzazione delle opere di bonifica e riassetto della piana del Fucino in Abruzzo, intraprese dalla famiglia nel 1855, anche se le sue origini risalgono alla costituzione del primo Banco Torlonia all’inizio dell’800. L’Istituto conta oggi su di una rete di 32 filiali, di cui due a Roma e una a Milano interamente dedicate alla clientela private.
A fine marzo la banca aveva annunciato la firma di un accordo con il gruppo Barents, al quale era stato concesso un periodo di esclusiva in vista della sottoscrizione di parte di un aumento di capitale di 50 milioni di euro e il deconsolidamento dell’intero portafoglio di 300 milioni di euro di crediti deteriorati (si veda altro articolo di BeBeez). Tuttavia poi non si era arrivati a un’intesa.
Secondo quanto riferito da Il Messaggero nei giorni scorsi, l’operazione prevede un aumento di capitale di IGEA di circa 55 milioni riservato ai suoi attuali soci (Bricofer, GGG Investments, Ecomap) che dovrebbero essere affiancati da tre fondazioni (Monte Lombardia, Sicilia, Pescara). IGEA sottoscriverebbe poi parte delll’aumento di capitale di Banca del Fucino e successivamente, tra dicembre e gennaio, anche lo Schema Volontario del Fondo Interbancario, al quale si è rivolta IGEA Banca per chiedere un sostegno per l’esito positivo dell’operazione, dovrebbe sottoscrivere una quota da 20 milioni dell’aumento. Dopodiché si dovrebbe procedere a una fusione inversa con Banca del Fucino che assorbirà IGEA mantenendo il brand. La nuova banca, con la mission principale nel private bank, scorporerà poi l’attività fintech in una nuova banca, che nell’arco di 3-4 anni potrebbe essere quotata. Quanto alla cartolarizzazione dei crediti deteriorati, potrebbe vedere il coinvolgimento della SGA. Advisor dell’operazione sono Rothschild, Lazard e gli studi Freshfield e Fantozzi.