Il fondo Atlante e l’Italian Recovery Fund (ex Atlante II) dedicato agli Npl bancari e gestito da Quaestio Capital sgr potrebbero passare di mano, probabilmente a Dea Capital Alternative Funds sgr. Lo scrive oggi Il Gazzettino, riferendo che sono in corso trattative in questo senso con l’sgr che fa capo al gruppo De Agostini.
Proprio nei giorni scorsi l’sgr ha annunciato il primo closing a 75 milioni di euro del suo Dea Endowment Fund dedicato alle fondazioni bancarie, con il supporto degli anchor investor fondazioni Cariverona, Trento Rovereto, Macerata (si veda altro articolo di BeBeez) mentre l’sgr è da tempo impegnata sul fronte dei crediti deteriorati con i suoi due fondi Idea CCR I e Idea CCR II che acquistano crediti dalle banche in cambio di quote che vengono sottoscritte dagli stessi istituti di credito (si veda altro articolo di BeBeez) . Il tutto mentre la fondazione Cassa della Spezia è diventata azionista con il 5% di Dea Capital, subholding quotata a Piazza Affari, come contropartita della cessione del 5,97% di Dea Capital real estate alla capogruppo (si veda altro articolo di BeBeez) .
Secondo il Gazzettino, questo incrocio di relazioni avrebbe facilitato l’apertura delle trattative con Quaestio sgr, che nei mesi scorsi ha dato un mandato all’advisor Colombo & associati per valutare un riassetto complessivo della società, legato alla strategia futura e a un rimpasto nella sgr con la possibile uscita di qualche manager.
Al momento l’advisor avrebbe indirizzato Quaestio a pensare di uscire dalla partnership con Cerved sulla piattaforma di gestione dei crediti deteriorati Juliet di Mps (si veda altro articolo di BeBeez) e appunto ad aprire un processo di cessione della gestione dei fondi. Oltre a Dea Capital Alternative funds sgr si sarebbero fatti avanti anche Prelios e Credito Fondiario. Il prezzo richiesto per il passaggio di mano sarebbe di 50-60 milioni di euro, equivalente alle commissioni.
Il primo fondo Atlante era stato sottoscritto nella primavera 2016 per un totale di 4,25 miliardi di euro da 67 istituzioni italiane ed estere, che includevano banche, società di assicurazioni, fondazioni bancarie e Cassa Depositi e Prestiti (si veda altro articolo di BeBeez) ed era stato investito nelle due banche venete poi andate in default, il che aveva comportato una pesante svalutazione delle quote. Ma il fondo Atlante aveva investito anche 800 milioni di euro in quote del fondo Atlante II. Quest’ultimo nell’ottobre 2017 era stato ribattezzato appunto Italian Recovery Fund (si veda altro articolo di BeBeez).
L’Italian Recovery Fund è coinvolto in quattro operazioni di cartolarizzazione di crediti per circa 31 miliardi di euro lordi per un investimento complessivo di equity di circa 2,5 miliardi. I crediti in questione sono stati originati da Nuova Banca Marche, Nuova Banca dell’Etruria, Nuova Cassa di Risparmio di Chieti, Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara, Cassa di Risparmio di Cesena, Cassa di Risparmio di Rimini e Cassa di Risparmio di San Miniato e Nuova Banca Marche, Nuova Banca dell’Etruria, Nuova Cassa di Risparmio di Chieti, Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara, Cassa di Risparmio di Cesena, Cassa di Risparmio di Rimini e Cassa di Risparmio di San Miniato e appunto Banca Mps. In particolare il fondo ha sottoscritto per 805 milioni di euro la tranche mezzanine della cartolarizzazione da 26 miliardi di euro di Mps (si veda altro articolo di BeBeez).
Quaestio Capital sgr fa capo al management per il 32%, a Fondazione Cariplo (27,5%) che funge da pivot, a Cassa geometri (18%), a Opere don Bosco (15,6%) e a Fondazione Cassa Forlì (6,7%). Le valutazioni sul futuro dell’sgr sono state accelerate dalla scadenza del mandato del presidente Cariplo e dell’Acri Giuseppe Guzzetti che era stato colui che nel giro di un weekend era riuscito a raccogliere i 4,2 miliardi di Atlante.