Le speranze di una maggiore flessibilità e delega della vigilanza degli operatori del settore dei crediti deteriorati sono state deluse ieri all’Npl Meeting 2020: The new wave organizzato da Banca Ifis.
Nel suo intervento all’evento, infatti, Yves Mersch, membro dell’executive board e vicepresidente del supervisory board della Bce, ha detto: “Il principale contributo che possiamo dare in questo momento alle banche è la certezza delle nostre attese regolatorie a cui le banche devono attenersi per affrontare l’inevitabile aumento del tasso di deterioramento del credito come conseguenza della pandemia”. A suo avviso, non affrontare il rischio degli Npl non contribuirà alla ripresa ed è fondamentale identificare subito i crediti problematici, per evitare che in futuro l’economia sia popolata da imprese-zombie.
Mersch si è detto inoltre preoccupato per le banche che ora hanno bassi livelli di crediti deteriorati, in quanto, a differenza delle altre, non hanno ancora in atto processi operativi per la gestione dei crediti problematici. Sempre per quanto riguarda le banche, considerati l’alto costo del capitale e la bassa profittabilità, Mersch ha indicato la strada del consolidamento del settore, un tema su cui la Bce ha rilasciato delle specifiche linee guida. Il vicepresidente del supervisory board della Bce si è poi detto scettico sulla creazione di una bad bank europea (si veda altro articolo di BeBeez): “E’ difficile pensare a una struttura europea per gestire in maniera unitaria gli Npl dato che non abbiamo un’unione bancaria e un meccanismo europeo di backstop. Per questo credo che la gestione dei debiti deteriorati vada affrontata a livello nazionale anche perché i problemi sono a livello di crediti nazionali con pochi casi di Npl cross-border. Il mio sincero desiderio è che si compiano passi in avanti sul tema della banking union e del mercato unico dei capitali” (si veda altro articolo di BeBeez).
Sempre sul tema della bad bank, Giuseppe De Martino, senior adviser del Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha chiarito che siamo all’inizio di un dibattito a livello europeo. “Serve agire e rapidamente, perché i problemi si concretizzeranno in un futuro non molto lontano. E’ difficile avere una bad bank armonizzata a livello europeo, ma ha senso una rete di bad bank nazionali che operano secondo criteri definiti a livello europeo”.
De Martino ha poi difeso AMCO, che “può svolgere un ruolo fondamentale nel mercato degli Npl in quanto può coniugare obiettivi di profitto ragionevole con attenzione all’interesse pubblico. L’azionista di AMCO (il MEF) è paziente: preferisce massimizzare i recuperi degli Npl rispetto a incassare meno in orizzonte temporale più breve. Molte operazioni realizzate da AMCO non sarebbero state realizzate senza di lei: AMCO vuole completare il mercato, non spiazzarlo”.
Tuttavia, la società pubblica di gestione degli Npl è invisa a gran parte degli operatori che hanno partecipato all’Npl Meeting (sul tema del ruolo di AMCO di veda anche il Beez Peak Peak dello scorso 14 settembre).
Luciano Colombini, presidente di Banca Ifis, ha sottolineato che “una cosa è salvare le banche, un’altra è competere su qualsiasi portafoglio di crediti deteriorati presenti sul mercato. Un altro operatore è benvenuto se è di mercato, ma AMCO non sembra essere di questo tipo”.
Corrado Passera, ad di Illimity, ha espresso perplessità sul fatto che lo Stato voglia prendersi tutti i crediti deteriorati del sistema. Andrea Mangoni, ad di doValue, ha affermato senza mezzi termini che “AMCO è uno pseudo-operatore di mercato, che compra asset in concorrenza con gli altri operatori. Siccome acquista anche gli asset di banche sane, distorce ben due mercati: quello degli investitori e dei servicer, che è già molto affollato e competitivo, con prezzi in discesa da un paio d’anni. Queste distorsioni andrebbero frenate”. A riguardo, Mangoni ha puntualizzato che esiste già uno strumento di mercato per incentivare la competizione e al contempo favorire la riduzione degli Npl: le cartolarizzazioni con Gacs.
Tuttavia, già lo scorso dicembre 2019 l’ultimo report di settore pubblicato da PwC indicava che su un totale di 19 cartolarizzazioni con Gacs analizzate, si registravano performance inferiori alle attese per circa un terzo delle operazioni (si veda altro articolo di BeBeez). Banca Ifis nel suo Market Watch 2020, presentato ieri, ha ribadito il concetto e sottolineato che 10 su 15 i portafogli assistiti da Gacs hanno avuto recuperi al di sotto del business plan anche prima della crisi da coronavirus (si veda altro articolo di BeBeez). Alcune di esse avranno problemi sui recuperi che ricadranno sul MEF, che è il loro garante di ultima istanza, ha ammesso Mangoni. Tuttavia, il loro costo “sarà significativamente inferiore rispetto ai costi sostenuti da altri paesi”, ha concluso l’ad di doValue.