Potrebbe vedere la luce a breve una modifica alla legge 130 sulle cartolarizzazioni, che possa aiutare le società di leasing a smaltire i loro npl. Lo scrive oggi MF Milano Finanza, precisando che istituti di credito, banche d’affari e avvocati avevano già portato la loro istanza all’attenzione di Alessandro Rivera, della Direzione IV del Dipartimento del Tesoro, lo stesso professionista che l’anno scorso si è occupato di strutturare la Gacs (si veda MF Milano Finanza del 6 aprile) e che nei giorni scorsi pare che una proposta normativa abbia preso forma, tanto da essere stata inserita per la discussione in una delle prossime riunioni del Consiglio dei ministri.
L’idea allo studio sarebbe quella di permettere all’spv di comprare contemporaneamente il credito e l’immobile collegato a quel credito.
Non è chiaro poi se il testo della norma sarà oggetto di un apposito decreto legge oppure se sarà inserito come emendamento nel ddl Concorrenza in discussione in Parlamento, così come non è chiaro se lo stesso concetto, una volta sdoganato per gli immobili, possa essere esteso anche ai beni strumentali associati ai contratti di leasing e se quindi la modifica alla legge 130 possa riguardare anche gli spv che comprano canoni di leasing non pagati su beni strumentali.
Al momento la legge permette alle società veicolo (spv) di comprare solo i crediti (quindi i canoni di leasing non pagati), mentre gli immobili o i beni strumentali sottostanti al contratto restano di proprietà della società di leasing. Quindi l’unico modo per le società di leasing di liberarsi degli Npl è cedere i crediti come unsecured (cioè senza garanzia e quindi intorno al 3-5% del valore lordo) e poi valorizzare a parte i beni a garanzia.
L’idea allo studio sarebbe invece, si diceva, quella di permettere all’spv di cartolarizzazione di comprare contemporaneamente il credito e l’immobile collegato a quel credito, con il vantaggio che la società di leasing potrebbe cedere l’intero pacchetto e rientrare del credito molto più rapidamente e a valutazioni più alte.
Le cifre in ballo sono notevoli, anche se in miglioramento. Secondo i dati Assilea, alla fine dello scorso dicembre nei portafogli delle società di leasing c’erano crediti deteriorati lordi per 25,65 miliardi di euro (o 14,77 miliardi al netto delle rettifiche di valore), in calo di un miliardo dai 26,6 miliardi di fine 2015 (17,09 miliardi netti), come pubblicato sempre da MF Milano Finanza poco più di un anno fa (quando si sottolineava che il decreto che istituiva la Gacs, nella sua versione iniziale, faceva esplicito riferimento a crediti originati da banche, mentre non faceva alcuna
menzione ai crediti originati da intermediari finanziari e quindi a società di leasing).
Del totale 2016 dei crediti deteriorati delle società di leasing, 16,6 miliardi erano sofferenze, in aumento di un miliardo dai 15,6 miliardi del 2015, con un dato netto di 8,2 miliardi, quindi meno degli 8,5 miliardi dell’anno prima, perché le rettifiche l’anno scorso sono state più severe (il 50,61% contro il 45,3% del 2015). Quanto alle inadempienze probabili, il dato lordo a fine 2016 era di 8,46 miliardi (6,07 miliardi netti) in calo dai 9,9 miliardi (7,6 miliardi netti) dell’anno prima.
Assilea segnala che le sofferenze restano sostanzialmente stabili al 17,8%, dato migliore rispetto a quello osservato per i prestiti bancari rivolti alla clientela retail e small business (18,0%) e alla clientela corporate (18,5%). Il peso dei non performing continua a ridursi nei comparti mobiliari, in particolare nel segmento delle autovetture, incluso l’aeronavale e ferroviario. Nei comparti immobiliari ed energy il peso dei default è invece in aumento nel caso dell’energy e dell’immobiliare in due fasce di importo su tre, mentre cala nei casi degli stati di avanzamento lavori e nell’immobiliare di importo intermedia.