I crediti deteriorati lordi del gruppo Unicredit saranno inferiori ai 20 miliardi di euro a fine 2023, con una riduzione di quasi 60 miliardi dalla fine del 2015, dopo la discesa già compiuta di ben 50 miliardi dal lancio del precedente piano industriale Transform 2019, a dicembre 2016 (si veda altro articolo di BeBeez sui risultati dei nove mesi 2019). Lo ha detto ieri a Londra il ceo di Unicredit Jean Paul Mustier, illustrando gli obiettivi del nuovo piano strategico triennale 2020-2023, battezzato Team 23 (si vedano qui il comunicato stampa, qui la presentazione di Mustier e qui quella del cfo Mirko Bianchi).
Alla fine dello scorso settembre, infatti, Unicredit aveva evidenziato un calo del valore dei crediti deteriorati di gruppo a 28,8 miliardi lordi dai 34,4 miliardi di fine giugno, per un NPE ratio di gruppo del 5,7% dal 7% di fine giugno. Il target per il rapporto tra esposizioni deteriorate lorde e crediti totali lordi di gruppo è fissato sotto il 3,8% entro la fine del 2023 (in calo dal 5,5% previsto per la fine di quest’anno), mentre il costo del rischio è previsto a 40 punti base (pb) nel 2023.
In particolare, i crediti deteriorati lordi non core erano scesi a fine settembre a 11,2 miliardi, di cui 6,4 miliardi di sofferenze e 4,8 miliardi di Utp e ieri Unicredit ha previsto che a fine anno l’ammontare delle esposizioni deteriorate lorde non core sarà inferiore a 9 miliardi e che scenderà sotto i 5 miliardi a fine 2020, mentre il completo rundown del portafoglio non core è stato confermato entro fine 2021.
Nel dettaglio, la riduzione di 9 miliardi di crediti deteriorati tra fine 2019 e fine 2021 sarà effettuata attraverso cessioni (5 miliardi di euro), write-off (2 miliardi), ritorni in bonis (1 miliardo) e risoluzioni delle crisi (un miliardo). L’indice di copertura delle NPE passerà dal 65,8% dei primi 9 mesi del 2019 a oltre il 75% nel 2020. Questi obiettivi costituiscono il terzo pilastro (gestione del rischio disciplinata e controllo) del piano di Unicredit al 2023, che prevede anche la crescita e rafforzamento dei clienti, trasformazione e massimizzazione della produttività, gestione del capitale e del bilancio.
Unicredit ha appena di recente la conclusione dell’attesa cartolarizzazione del portafoglio di Npl originariamente di circa 6,1 miliardi di euro, che prevede il ricorso alla Gacs per la tranche senior (si veda altro articolo di BeBeez), così come annunciato due settimane fa (si veda altro articolo di BeBeez). Per Unicredit è stata la seconda maggiore cessione dopo il progetto Fino lanciato nel 2017, del valore di 17,7 miliardi di euro (si veda altro articolo di BeBeez).
La banca ha altre operazioni in corso sul fronte Npl: nell’agosto scorso ha inviato a un ristretto numero di investitori i teaser per la cessione di un portafoglio di crediti unlikely to pay denominato Project Dawn del valore lordo di un miliardo di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Inoltre, a inizio giugno Unicredit ha annunciato l’avvio della seconda fase del programma Sandokan con la sigla dell’accordo per affidare la gestione e le attività di special servicing relative al portafoglio di crediti unlikely to pay immobiliari battezzato Sandokan 2 a Pimco, Gwm e Arec (Aurora Recovery Capital) per un importo massimo di 2 miliardi di euro, da cedere in più tranche successive (si veda altro articolo di BeBeez). E’ sempre di Unicredit una delle maggiori operazioni attese nei prossimi mesi: la banca infatti ha deciso di mettere sul mercato parte di un portafoglio di Utp da 13,3 miliardi di euro e concedere un mandato di gestione sull’altra parte (si veda altro articolo di BeBeez), sulla falsariga dell’accordo che Intesa Sanpaolo ha stretto con Prelios sgr in relazione a un portafoglio complessivo da 10 miliardi di Utp.
Lo scorso novembre, inoltre, la controllata bulgara Unicredit Bulbank ha venduto un portafoglio di Npl da 50 milioni di euro ad APS Holding , operatore specializzato in distressed asset in Europa centro-orientale, e al fondo Balbec Capital (si veda altro articolo di BeBeez).