In barba a tutti gli shock economici e finanziari e ai vari cigni neri, il tessuto produttivo italiano è in salute, e oltre 1.100 imprese potrebbero emettere fino a 15 miliardi di euro di minibond senza indebolire le rispettive solidità finanziarie. Di queste aziende, quasi la metà, ovvero 540, sono attive nei comparti più esposti alla transizione ecologica ed energetica, a supporto di politiche di sostenibilità, e potrebbero collocare circa 6,6 miliardi di mini green bond.
E’ quanto emerge da una analisi effettuata da Cerved Rating Agency (CRA), specializzata nella valutazione del merito creditizio delle imprese e nella misurazione delle performance ESG, controllata dall’omonimo gruppo parte della conglomerata ION Investments. (si veda qui il comunicato stampa).
L’analisi ha preso le mosse dalle oltre 15mila società non finanziarie valutate da Cerved Rating, da cui è stato estratto un campione rappresentativo dell’economia italiana in termini di settori, distribuzione geografica, dimensione, forma giuridica e struttura finanziaria.
Da queste 15 mila aziende, l’agenzia di rating guidata da Fabrizio Negri ha selezionato le società non finanziarie di fatturato compreso tra 5 e 500 milioni di euro, cui sono stati poi applicati dei filtri che selezionassero le imprese in grado di emettere minibond senza pregiudicare il proprio equilibrio economico-finanziario.
I filtri utilizzati per selezionare il campione, che Cerved Rating ha comunicato a BeBeez, a parte il fatturato, sono i seguenti:
Rating investment grade (minimo B1.2);
CAGR fatturato negli ultimi 3 anni > 10%;
EBITDA margin medio negli ultimi 3 anni > 10%;
EBIT interest coverage medio negli ultimi 3 anni > 3x;
EBIT interest coverage medio post emissione > 3x;
Posizione Finanziaria Netta / Patrimonio netto medio negli ultimi 3 anni ≤ 2x;
Posizione Finanziaria Netta / Patrimonio netto post emissione ≤ 2x;
Posizione Finanziaria Netta / EBITDA medio negli ultimi 3 anni ≤ 2x;
Posizione Finanziaria Netta / EBITDA medio post emissione ≤ 2x;
In tal modo è stata formata una rosa di 1.133 aziende, che potrebbero emettere minibond per 15,2 miliardi di euro con un limite massimo di 50 milioni di euro ciascuno.
Tuttavia la distribuzione territoriale di queste aziende è tutt’altro che uniforme, essendo il 75% di esse localizzato nel Nord Italia. Nel dettaglio delle singole regioni, infatti, guida la classifica dei minibond è la Lombardia, con 312 possibili imprese emittenti e 5,06 miliardi di euro di potenziale: un sottoinsieme di 146 potrebbero poi emettere mini green bond, per un controvalore di 2,16 miliardi. Segue il Veneto, con 180 aziende per 2 miliardi di emissioni potenziali (100 e 1,11 miliardi se si considera il focus green) e il Piemonte, con 144 società per 1,7 miliardi (77 e 0,76 miliardi), seguite per numero di imprese (136) dall’Emilia Romagna, che tuttavia risulta seconda, con 2,31 miliardi, per possibili emissioni, di cui 0,73 green (50 emittenti). Tutte le altre regioni presentano cifre sensibilmente inferiori, sotto le 50 unità (eccetto la Toscana). Chiudono la classifica il Molise e la Calabria, con una sola possibile emittente ciascuna, mentre va leggermente meglio in Sardegna, Valle d’Aosta e Basilicata, che arrivano a 4.
Cerved Rating Agency ha poi dedicato un focus ai mini green bond, emessi da imprese dei settori più esposti alla transizione ecologica ed energetica, quali costruzioni, automotive, manifatturiero, fornitura di elettricità, gas e acqua, gestione rifiuti, trasporto e magazzinaggio, informazione e comunicazione, immobiliare, agricoltura, siderurgia, chimica, plastica e gomma, metalmeccanico. Un sottoinsieme corposo delle 1.133 imprese iniziali, cioè 540 aziende, con un potenziale di emissioni pari a 6,6 miliardi di euro.
A livello geografico, la distribuzione è simile a quella dei minibond normali (la differenza è sostanzialmente data dal costo del debito, ancorato ad alcuni indicatori di performance (KPI) in termini di impatto ambientale): il Nord-ovest vanta 238 imprese e un potenziale di emissione di 3,2 miliardi di euro, seguito dal Nord-est (175 aziende e 2,1 miliardi di euro), dal Centro (71 e 0,8 miliardi) e da Sud e Isole (56 e 0,4 miliardi). Si tratta per il 75,7% di imprese con un fatturato fra i 50 e i 500 milioni di euro, ma è rilevante (24,3%) anche la quota di piccole imprese. Per quanto riguarda i macrosettori, svettano le attività manifatturiere (69,3%) legate alla transizione sostenibile, seguite dalle aziende che operano nel settore delle costruzioni e dell’immobiliare green (11,3%) e dai servizi (10.4%).
A questo proposito, va ricordato come lo stesso Negri abbia sottolineato, ina intervista concessa a BeBeez Magazine lo scorso settembre, che il processo che porterà a una maggiore trasparenza sull’impatto ambientale delle aziende è appena cominciato e quindi richiederà corposi investimenti (si veda qui l’inchiesta apparsa sul n°12 di BeBeez Magazine).
Infine, CRA ha valutato l’evoluzione della probabilità di default media (PD) dal 2014 al 2024 per tutte le società prese in esame. L’analisi ha evidenziato come le possibili emittenti di minibond, inclusi i mini green bond, presentino livelli di rischio più contenuti e variazioni di probabilità di default meno evidenti rispetto al campione complessivo delle società oggetto di rating da parte di CRA: nel decennio considerato, infatti, la PD media rimane sotto al 2%, con variazioni percentuali basse e sostanzialmente in calo, rispetto all’intero campione che non è mai sceso sotto il 4,47% e nel marzo 2024 ha raggiunto un picco del 6,26%.
Anche valutando le ultime annualità, in cui i livelli di rischio complessivo sono stati maggiormente soggetti a fluttuazioni e aumenti, il merito creditizio degli emittenti target (green e totali) è rimasto stabilmente alto.
Quanto alla controllante del gruppo Cerved, la summenzionata ION Investments, ricordiamo che il gruppo facente capo all’imprenditore italiano Andrea Pignataro ha in corso il collocam,ento di due distinti bond, uno in dollari (400 milioni) e un altro in euro (300 milioni) per rifinanziare parte del debito in essere (si veda altro articolo di BeBeez).