I confidi cercano business oltre le semplici garanzie e puntano a supportare le pmi con un’offerta più ampia di servizi, che includa altri strumenti di facilitazione di accesso al credito e soprattutto consulenza. Una strategia che deve andare di pari passo al rafforzamento patrimoniale e all’aumento dei mezzi propri, portando avanti una politica di consolidamento del settore. A descrivere questo trend è Milano Finanza in edicola da sabato, a cui Andrea Bianchi, direttore generale di ConfidiSystema!, e Marco Barbero, direttore generale di Cofiter, hanno raccontato le loro nuove strategie.
“Da quando abbiamo chiuso l’ultima fusione, a inizio 2016, abbiamo seguito quanto previsto dal nostro piano triennale in tema di nuove strategie di supporto allo sviluppo delle piccole e medie imprese. In sostanza puntiamo su tre direttrici”, ha detto Bianchi, direttore generale di ConfidiSystema!, il confidi nato dalla fusione di una trentina di soggetti rappresentanti di Confartigianato, Confindustria e Confagricoltura. Accanto alla tradizionale attività di garanzia dei crediti bancari erogati alle pmi, ha detto ancora Bianchi, “impieghiamo il nostro bilancio per sottoscrivere minibond. Ormai abbiamo sottoscritto 25 emissioni per un totale di 24,9 milioni di euro. Tra questi c’è per esempio una quota del basket bond organizzato da Elite di Borsa Italiana (si veda altro articolo di BeBeez, ndr)”.
Un nuovo servizio che ConfidiSystema! ha sviluppato di recente è il prodotto “finanza bridge”. Anche in questo caso, ha detto Bianchi, “utilizziamo il nostro bilancio per finanziare le pmi nel periodo durante il quale stanno attendendo che si concluda la pratica di erogazione del prestito bancario con garanzia del Fondo di garanzia pmi. Tutta la pratica può durare 60 giorni, mentre accedendo al nostro prodotto, le pmi possono avere il prestito nel giro di 15 giorni sino a un massimo di 300 mila euro. A oggi in totale abbiamo erogato prestiti di questo tipo per 52 milioni di euro e abbiamo uno stock in essere per circa 5 milioni”.
Il terzo tipo di attività sviluppato di recente da Confidi Systema! è poi di tipo consulenziale. “Ci proponiamo come un hub della finanza per le pmi e collaboriamo con le piattaforme fintech. Su questo fronte, in particolare, abbiamo deciso di aderire alla proposta della piattaforma di lending October, sottoscrivendo parte delle quote dedicate ai confidi del nuovo fondo attualmente in raccolta e dedicato ai prestiti ad aziende italiane. E questo anche con l’intenzione di agire da originator di quei prestiti”, ha continuato Bianchi, aggiungendo infine che “c’è poi un progetto al quale stiamo lavorando insieme ad altri confidi per creare un nostro veicolo di investimento dedicato sia ai finanziamenti a medio e lungo termine sia ai minibond di piccolissimo taglio e a scadenza entro 12 mesi. I confidi ne saranno promotori, mentre saranno individuati un team di gestione e una sgr specializzati. Penso che saremo pronti entro la prossima primavera”.
Quanto agli obiettivi di crescita, Bianchi ha ricordato che” già oggi abbiamo raggiunto un traguardo importante, che ci visto come l’unico soggetto che ha aggregato soggetti di categorie diverse, abbiamo 54 mila imprese aderenti e circa 200 milioni di euro di dotazione finanziaria, ma non ci consideriamo arrivati. Ritengo che l’obiettivo sia quello di raggiungere almeno il doppio di questa dotazione, per poter davvero incidere in maniera significativa sul mercato e mantenere nel contempo un’adeguata flessibilità decisionale”.
Sulla consulenza alle pmi punta invece Cofiter, 30 mila soci aderenti a Confcommercio e Confesercenti, che proprio nei giorni scorsi ha festeggiato i 20 anni di attività con un convegno a Bologna che ha affrontato il tema della necessità di cambiamento nel modo di fare confidi, passando da erogatore esclusivamente di garanzia a erogatore di credito e consulenza, senza entrare in competizione con le banche, ma in collaborazione. Così, se è vero che anche Cofiter ha investito in minibond nel 2017 per oltre 5 milioni di euro, quest’anno, ha spiegato il direttore generale Barbero, “abbiamo ridotto l’attività su questo fronte, che per noi era di puro investimento, per dedicarci soprattutto alla consulenza e quindi al supporto alle pmi allo sviluppo del loro business, tanto che oggi, in meno di un anno di attività di questo tipo, il 30% dei nostri ricavi arriva dalla consulenza. Per il resto, il 53% dei ricavi arriva ancora dall’erogazione di garanzie, anche a supporto dell’emissione di minibond, mentre il resto arriva da investimenti in microfinanza, un settore nel quale stiamo crescendo in fretta”.
Tutto questo perché negli ultimi anni è risultato evidente che la sola garanzia relativa ai prestiti bancari non era più in grado di produrre una marginalità sufficiente ad assicurare la sostenibilità economica del business dei confidi. Tra il 2016 e il 2017 si sono verificati una serie di default, i più eclatanti sono stati quelli di Eurofidi e di Unionfidi Piemonte. In un report dedicato al tema, Crif Rating (si veda altro articolo di BeBeez) nel settembre 2017 scriveva che i due default presentavano vari tratti in comune: da un’incidenza del portafoglio deteriorato molto alta e inefficienze dei sistemi di monitoraggio interni che hanno determinato accantonamenti non adeguati al rischio, alla scarsa redditività, all’inadeguatezza delle strutture operative e dei presidi del territorio di riferimento.
Ma non solo. C’è anche la questione i un rischio operativo importante, legato alla possibile revoca della controgaranzia pubblica. In linea teorica i controlli ex-ante realizzati da MedioCredito Centrale dovrebbero favorire la presentazione di pratiche conformi ai requisiti di ammissibilità alla controgaranzia del Fondo Centrale di Garanzia. Tuttavia le verifiche ex-ante coinvolgono una quota marginale (circa il 5%) del totale delle pratiche presentate e accolte, mentre la gran parte dei vizi di sostanza e di forma emerge solo ex-post a seguito delle escussioni, una circostanza che provoca la revoca della controgaranzia inizialmente rilasciata e conseguentemente gravosi accantonamenti a fondi rischi e assorbimenti di capitale.
L’ultimo corposo studio del Comitato Torino Finanza della Camera di Commercio di Torino, pubblicato la scorsa primavera, ha calcolato che tra il 2003 e il 2016 i confidi che hanno concluso almeno una operazione di aggregazione sono stati 85, di cui 30 vigilati da Banca d’Italia sulla base dell’art. 106 del TUB e 195 soggetti minori tenuti all’iscrizione nell’elenco previsto dall’art. 112 del TUB, su un totale di 229 confidi monitorati.