Negli ultimi 3 anni in Europa sono state condotte 629 operazioni di direct lending di cui 355 nell’area euro (18 in Italia) e 274 nel Regno Unito. Di queste la maggior parte (56% di quelle nel Regno Unito e 42% di quelle euro) è stata nella forma di finanziamenti unitranche e nel 54% dei casi l’obiettivo del finanziamento è stato il supporto a un’operazione di m&a.
I dati del mercato europeo del direct lending sono di Deloitte e verranno presentati il prossimo mercoledì 16 marzo a Milano al convegno annuale di Aifi e sono stati anticipati da MF Milano Finanza in edicola da sabato 12. “Sono convinto che in Italia vedremo una crescita del direct lending a tutto vantaggio delle aziende in cerca di nuova finanza per la crescita, seguendo la strada già tracciata in gran parte d’Europa negli ultimi anni”, ha commentato a MF-Milano Finanza Antonio Solinas, leader del financial Advisory di Deloitte.
“Le nuove norme che tolgono ogni dubbio sulla possibilità per i fondi di investimento alternativi di erogare credito alle aziende in Italia certamente aiutano, ma il ricorso a nuovi strumenti di finanziamento avverrà soprattutto perché è provato che funzionano bene e che hanno costi contenuti rispetto agli obiettivi che si propongono”, ha detto ancora Solinas, aggiungendo che “il costo di strumenti unitranche, per esempio, è più alto di 200-300 punti base rispetto a quello del tradizionale credito bancario o debito senior, ma ha il vantaggio permettere un aumento della leva sino a 5-6 volte l’ebitda senza dover ricorrere alla complessità e ai costi di strutture con tranche mezzanine subordinate”. Nelle unitranche, infatti, il debitore vede un’unica linea, mentre i finanziatori possono accordarsi tra loro su diversi gradi di seniority (si veda altro articolo di BeBeez).
