Giogio Squinzi sprona gli imprenditori a utilizzare private equity e minibond per far fronte alla “terza ondata di credit crunch“. In occasione del suo intervento all’Assemblea di Confindustria ieri, il presidente Squinzi, tra gli altri temi, ha affrontato quello della struttura patrimoniale delle aziende.
“A un fisco tanto complesso da risultare iniquo, si somma la situazione del credito che rende quasi impossibile, non gli investimenti, ma l’ordinaria gestione delle imprese e ne mette in pericolo la sopravvivenza. È di primaria importanza l’immissione di liquidità nel sistema. Lo stock dei prestiti erogati alle imprese è calato di 50 miliardi negli ultimi diciotto mesi. Un taglio senza precedenti nel dopoguerra. Quasi un terzo delle imprese ha liquidità insufficiente rispetto alle esigenze operative”, ha detto Squinzi.
E ha continuato: “Dobbiamo contrastare la terza ondata di credit crunch. Per questo guardiamo con interesse e attesa alle misure annunciate dalla Bce per sbloccare il mercato del credito. A livello nazionale è però necessario potenziare gli strumenti esistenti e lavorare con le banche a un nuovo accordo sul credito per sostenere le imprese in questa delicata fase congiunturale, ponendo le basi per lo sviluppo futuro. Il sistema nazionale delle garanzie può giocare un ruolo determinante. Va ulteriormente potenziato il ruolo del Fondo Centrale di Garanzia per le Pmi, uno strumento essenziale per sostenere l’accesso al credito”.
Ma non solo. Ha aggiunto il presidente di Confindustria: “Bisognerà puntare con vigore allo sviluppo di canali alternativi al credito bancario e al rafforzamento patrimoniale interrotto dalla crisi. Questo richiederà il rilancio del mercato dei capitali e la piena consapevolezza delle imprese, che nel cammino verso la ripresa non potranno prescindere dal rafforzamento della propria struttura patrimoniale”.