Le compravendite di prestiti in bonis e deteriorati l’anno scorso in Europa hanno quasi ripetuto il record del 2015, con 103,3 miliardi di euro passati di mano dai 104,3 miliardi dell’anno prima e con una pipeline di operazioni già annunciate a fine anno del valore di 69,5 miliardi di euro. Lo calcola l’ultimo report Develeraging Europe di Deloitte.
L’Italia è stata il mercato più importante nel 2016 per numero di operazioni condotte (43) per 36 miliardi di euro di valore dopo i 17,3 miliardi del 2015 e con già 39,4 miliardi di operazioni annunciate a fine 2016 per essere concluse quest’anno.
In seconda posizione per numero di transazioni concluse c’è la Spagna, con 31 operazioni per 13,3 miliardi di euro di transazioni dai 14 miliardi del 2015.
Per contro Irlanda e Regno Unito sono arrivate praticamente alla fine della fase di deleveraging, rispettivamente con solo 8 e 7 operazioni nel 2016, sebbene da un punto di vista dei volumi restino ancora entrambe mercati molto importanti, con 13 miliardi di euro di transato ciascuno nel 2016. Nel 2015, però, il Regno Unito aveva visto passare di mano 40,3 miliardi di prestiti e la pipeline per quest’anno è al momento di soli 19,1 miliardi. Allo stesso modo l’Irlanda nel 2015 aveva registrato transazioni per 22,9 miliardi e a fine 2016 aveva annunciato deal solo per 0,4 miliardi.
Ovviamente la performance dell’Italia è stata influenza soprattutto dalla crescente attività sugli Npl, con le grandi banche che sono state protagoniste delle maggiori cessioni. In particolare, Deloitte ha calcolato che Unicredit abbia ceduto 20,6 miliardi di euro tra crediti in bonis e non performing, seguita da Intesa Sanpaolo con 3 miliardi di euro. I compratori più attivi sono stati invece Fortress (13,5 miliardi), Pimco (5,2 miliardi), AnaCap (2,9 miliardi), Banca Ifis (2,4 miliardi) e Kruk (1,2 miliardi).