I fondi sovrani del Golfo stanno aumentando la loro esposizione al private equity a un ritmo più veloce rispetto a qualunque altro tipo di investimento. Lo ha calcolato l’asset manager Usa Invesco in un suo studio diffuso ieri. Lo riferisce Reuters, che precisa che contrariamente alla percezione comune che vuole che i governi del Medio Oriente siano più interessati a investire in real estate e in progetti infrastrutturali, Invesco ha registrato particolare interesse sia agli investimenti in fondi di private equity sia agli investimenti diretti di private equity. Il tutto con l’obiettivo di portare a casa ritorni migliori di quelli offerti dai Treasury statunitensi. Secondo Invesco, l’allocazione media al private equity da parte dei fondi sovrani della regione è aumentata del 33% negli ultimi 12 mesi contro una media globale degli investitori del +13% e contro un aumento dell’allocazione media ad altri tipi di investimenti alternativi, sempre da parte dei fondi sovrani arabi, soltanto a singola cifra.
La Cina ha aperto sulla Fith Avenue a New York un ufficio che si dedicherà agli investimenti alternativi negli Usa, in particolare nel private equity e nel real estate, che possano offrire ritorni superiori a quelli offerti dai titoli di debito Usa. I capitali investiti saranno quelli delle riserve in valuta estera, che fanno capo alla State Administration of Foreign Exchange (SAFE). Lo riferisce Bloomberg, citando il Wall Street Journal e precisando che la SAFE da tempo ha iniziato a diversificare il suo portafoglio rispetto ai Treasury Usa, investendo anche in attività europee e giapponesi. Le riserve cinesi in valuta hanno raggiunto quota 3.400 miliardi di dollari alla fine di marzo. E anche China Investment Corp (CIC), il fondo sovrano cinese fondato nel 2007 per investire parte delle riserve in valuta, sta nel frattempo incassando ritorni stabili da investimenti in infrastrutture e in real estate, mentre ha ridotto l’esposizione al debito Usa. Lo aveva dichiarato lo scorso gennaio l’allora presidente di CIC, Lou Jiwei, che nel frattempo lo scorso marzo è stato nominato ministro delle finanze.
Il neonato fondo sovrano della Nigeria da un miliardo di dollari inizierà a investire il prossimo giugno. Lo ha dichiarato ieri il ceo Uche Orji (ex Goldman e Ubs), precisando che il board ha appena approvato le politiche di investimento dei tre veicoli che gestirà. Lo riferisce Bloomberg, che ricorda che il fondo sovrano nigeriano è stato lanciato lo scorso ottobre per investire i profitti derivanti dalla differenza tra il prezzo del petrolio a budget e il prezzo di mercato effettivamente incassato. La Nigeria è il più grande produttore di petrolio in Africa e le esportazioni di petrolio rappresentano il 90% del fatturato proveniente dall’estero e l’80% dei ricavi del governo. Nel dettaglio, fondo dedicato alle generazioni future e il fondo infrastrutture avranno ciascuno una dotazione pari al 32,5% del totale dei profitti della vendita di petrolio, mentre il fondo di stabilizzazione potrà attingere al 20% di quei profitti. Il fondo per le generazioni future potrà investire a livello globale in azioni, reddito fisso, private equity e real estate; il fondo di stabilizzazione investirà in strumenti finanziari sicuri e liquidi a livello globale, come titoli di stato e corporate bond investment grade; infine il fondo infrastrutture investirà in immobili residenziali, energia, risorse idriche, sanità e trasporti, ma solo in Nigeria. I restanti 150 milioni di dollari non saranno inizialmente allocati a nessuno dei tre veicoli, ma saranno destinati di volta in volta ad aumentare la potenza di fuoco di uno o dell’altro, se ci fossero delle opportunità interessanti da sfruttare.