Lavori in corso per le profumerie Limoni che si preparano alla fase due dopo la ristrutturazione del debito dell’agosto 2012, contestuale all’immissione di 40 milioni di euro di nuova finanza da parte del vecchio azionista Bridgepoint e del suo nuovo alleato Orlando Italy. Secondo quanto riferito da MF-Milano Finanza il 17 maggio, il progetto è quello di razionalizzare il numero dei negozi, concentrandosi su quelli più redditizi e chiudendone 50-70, con l’obiettivo di restare con circa 300 punti vendita nei quali proporre prodotti selettivi e ridurre il peso del mass market, meno strategico e non differenziante. Un lavoro che comporterà anche la ristrutturazione dei negozi per adeguarli al tipo di prodotti, che si prevede si concluderà entro fine 2015 al ritmo di 100 negozi all’anno.
La nuova strategia richiederà quindi parecchi investimenti, ma il gruppo è ora in grado di sostenerli tranquillamente, visto che a fine 2012 c’erano ben 66 milioni di euro di cassa, in presenza di un debito con le banche abbattuto dagli originari circa 400 milioni a 114 milioni, sul quale non verranno pagate rate sino al 2017 né interessi sino a fine 2015, né sarà richiesto il rispetto di covenant (obiettivi finanziari da soddisfare pena il ritiro delle linee di credito), per un debito finanziario netto, quindi, di soli 48 milioni.
Per il resto i numeri del 2012, approvati il 16 maggio dal Consiglio di amministrazione di Limoni spa, sono risultati in calo rispetto alle previsioni del piano industriale stilato a fine 2011 che ipotizzava ricavi per 291 milioni e un ebitda positivo di 12 milioni: i ricavi sono stati di 266 milioni e l’ebitda è stato negativo per 3 milioni. D’altra parte i ritardi nell’accordo di ristrutturazione, che si prevedeva inizialmente di concludere nella primavera del 2012, e il crollo del mercato hanno avuto il loro peso.
Nell’ambito della riorganizzazione dei negozi, infine, è in corso un ragionamento a proposito di un’integrazione anche dei negozi gestiti da Limoni, che sono di proprietà di Bergamotto spa e di Vima Due spa (entrambe controllate da Bridgepoint). Per contro, è certo che l’altra controllata di Bridgepoint del settore, La Gardenia, non entrerà nella galassia Limoni perché un’integrazione sarebbe tecnicamente troppo complicata, visto che le banche creditrici sono diverse e che Bridgepoint partecipa al capitale di La Gardenia con il fondo III, mentre è azionista di Limoni con il fondo IV. Anche per La Gardenia, peraltro, sono in corso le trattative con le banche per la ristrutturazione dei circa 70 milioni di euro di debito netto, che porterà a un qualche sacrificio da parte delle banche a fronte di una ricapitalizzazione da parte di Bridgepoint.