Settimo passaggio di mano in vista per Arena? Secondo quanto riportato ieri da MF-Milano Finanza, Capvis, il fondo di private equity svizzero che aveva acquisito l’azienda nel 2014 dal fondo statunitense Riverside (95%) e dal presidente e amministratore delegato Cristiano Portas (5%) (si veda altro articolo di BeBeez), starebbe valutando di vendere la società di Tolentino, che è uno dei marchi internazionali più rappresentativi per l’abbigliamento acquatico, sportivo e non solo. Secondo MF-Milano Finanza, infatti, Capvis ha deciso di assegnare un mandato a Houlihan Lokey e ovviamente il processo ha già suscitato l’interesse da parte di alcuni grossi fondi di private equity italiani e internazionali specializzati sul segmento premium.
Non è la prima volta quest’anno che circolano sul mercato voci sulla volontà di Capvis di uscire dall’investimento, Già lo scorso gennaio, infatti, Mergermarket aveva parlato di manifestazioni d’interesse per il gruppo di sportwear, che avevano spinto Capvis a valutar la possibilità di lanciare un processo strutturato di vendita. Il rumour era poi stato ripreso da Il Sole 24 Ore a inizio agosto, senza che poi da allora ad oggi siano seguiti dei fatti sostanziali. Peraltro, la voce relativa a una dismissione dell’azienda fondata nel 1973 da Horst Dassler, figlio del fondatore di Adidas, era già circolata nell’era pre-Covid, nel 2018, quando si diceva che il fondo svizzero avesse dato mandato all’advisor Baird per disinvestire (si veda altro articolo di BeBeez).
E’ interessante notare, comunque, come queste voci stiano circolando con più insistenza e in momenti diversi proprio nel 2023, anno in cui Arena celebra il cinquantesimo anniversario e dopo i risultati record del 2022. La società, infatti, ha chiuso l’anno con 141,8 milioni di euro di ricavi netti, 31,7 milioni di ebitda e 49,6 milioni di debito finanziario netto, a fronte di un patrimonio netto di 65,2 milioni (si veda qui il report di Leanus dopo essersi registrati gratuitamente). I ricavi dell’anno sono aumentati del 48,8% rispetto al 2021 e, soprattutto, la società è tornata in utile per 4,2 milioni rispetto alla perdita di 1,4 milioni registrata nel 2021.
Nel caso si verificasse la vendita, come accennato, si tratterebbe del settimo passaggio di proprietà per l’azienda che produce, fra gli altri, costumi da bagno, occhialini e cuffie da nuoto, clip per il naso, pinne, palette per le mani, gocce antiappannamento, e quant’altro serve come strumento essenziale e non per chi pratica il nuoto.
Capvis aveva rilevato Arena come detto da Riverside a fine 2013 sulla base di una valutazione di 200 milioni di euro, a fronte di ricavi 2012 di 88,6 milioni e un ebitda margin del 18%, quindi con un multiplo di 12,5 volte l’ebitda (si veda altro articolo di BeBeez). Che se applicato ai numeri 2022 porterebbe la valutazione vicino ai 400 milioni di euro.
Riverside a sua volta aveva acquisito la società da BS Private Equity, nell’ottobre 2010, sulla base di una valutazione di 100 milioni, pari a 6 volte l’ebitda 2009, dopo che Arena aveva chiuso l’anno con 100 milioni di euro di ricavi (si veda qui MF Milano Finanza). In quell’occasione Riverside aveva investito 80 milioni di equity. BS aveva rilevato in precedenza Arena da Investitori Associati nel 2006 (valutazione 55 milioni), che l’aveva comprata a gennaio 2002 insieme all’ad Portas, al direttore generale delle attività internazionali Patrick Chollet e al direttore generale delle attività francesi Dominique Pohu. A vendere era stata la tedesca Blb-Beteiligungsgesellschaft Gamma, controllata allora da Bayerische Landesbank, che a sua volta aveva comprato il controllo di Arena tra il 1998 e il 2000, rilevandolo dai dirigenti Mario Chesi e Werner Peemoller, i quali a loro volta avevano acquistato la società da Adidas nel 1991.