Dieci miliardi di euro in 5 anni. E’ la cifra che il gruppo Azimut vuole convogliare sull’economia reale facendo perno sulla piattaforma Azimut Libera Impresa. Lo hanno detto ieri alla stampa il presidente Pietro Giuliani; l’amministratore delegato di Azimut Holding e Presidente di Azimut Libera Impresa, Paolo Martini, e l’ad di Azimut Libera Impresa sgr, Marco Belletti (si veda qui il comunicato stampa).
Il progetto trasformerà in maniera importante il gruppo Azimut, portandolo a investire negli asset alternativi tanto quanto annunciato l’anno scorso da Blackrock (si veda altro articolo di BeBeez) con la differenza che 10-12 miliardi di dollari per Blackrock pesano molto meno sul totale delle masse gestite da colosso Usa di quanto pesino 10 miliardi di euro sul totale delle masse che Azimut immagina di gestire a fine 2024.
Dell’obiettivo del 15% delle masse in gestione da investire in asset alternativi aveva già parlato Paolo Martini al convegno di BeBeez sui private asset lo scorso luglio, ricordando quanto annunciato all’investor day del gruppo a inizio giugno (si veda qui la presentazione agli analisti).
A oggi il gruppo Azimut viaggia sui 56 miliardi di euro di masse, mentre 5 anni fa nel 2014 era a quota 29 miliardi. Immaginando di crescere più meno allo stesso ritmo, si può ipotizzare che a fine 2024 le masse gestite saranno 75 miliardi di euro, per cui quel 15% da destinare agli asset alternativi si traduce appunto in circa 10 miliardi. Anzi, Giuliani si è spinto oltre, dicendo che non esclude che in realtà quel 15% possa arrivare a un 30%.
“Dopo che negli ultimi cinque anni abbiamo raccolto 560 milioni da investire in private asset, ora abbiamo deciso di accelerare e per farlo da un lato stiamo incrementando il nostro team e dall’altro stringiamo delle partnership con chi ha già specifiche competenze”, ha detto Martini. Il tutto sotto la regia di Azimut Libera Impresa, una piattaforma integrata di prodotti e servizi, in grado di mettere in contatto chi ha capitali da investire e chi ha bisogno di quei capitali.
La nuova linea strategica di Azimut nasce dall’esigenza di offrire ai propri clienti l’accesso a ritorni superiori in un contesto di tassi estremamente bassi che hanno determinato nel risparmio gestito deflussi importanti e una fuga dei risparmi verso la liquidità. Allo stesso tempo, gli investimenti in economia reale hanno offerto rendimenti superiori degli investimenti in società quotate. Peraltro, sebbene sia stato un caso, proprio ieri AIPB e EY ieri hanno presentato i risultati di due rispettive ricerche che tra l’altro hanno mostrato proprio che la clientela del private banking ha sempre più interesse per gli asset alternativi (si veda altro articolo di BeBeez).
Ma il progetto è ancora più ampio. Da un lato Azimut ha infatti clienti-investitori che cercano rendimenti più elevati e meno volatili di quelli offerti dai mercati tradizionali. Dall’altro lato ha clienti-imprenditori, che cercano finanza per le loro aziende, sia sul fronte di nuovi capitali sia sul fronte di nuovi finanziamenti, e chiedono di essere supportati nella ricerca. Da qui l’idea di una piattaforma integrata di prodotti e servizi dedicata a imprenditori e pmi da un lato e investitori e risparmiatori dall’altro e l’idea quindi di creare prodotti di investimento che permettano non solo ai clienti dotati di grandi patrimoni, ma anche ai normali risparmiatori, di dare finanza a queste imprese e godere degli alti rendimenti degli asset alternativi non quotati. Non a caso il gruppo ha lanciato un programma di education importante sia per i suoi consulenti sia per i clienti, coronato anche dalla pubblicazione del libro “L’arte di fare impresa. Come e perché investire in economia reale”, a firma di Paolo Martini, al quale ci fa piacere dire che BeBeez, in qualità di partner editoriale, ha fornito un contributo importante in termini di dati e di coordinamento.
Azimut Libera Impresa lancerà in questi anni sia fondi riservati alla clientela istituzionale, professionale e anche privata, ma con la classica soglia minima dei 500 mila euro;, sia fondi dedicati alla clientela retail. L’obiettivo di Azimut è quello di democraticizzare gli investimenti in private asset, tanto da abbassare a soli 5 mila euro la soglia minima di investimento dei prodotti che saranno dedicati alla clientela retail. “L’idea è offrire anche a questo tipo di clientela la possibilità di diversificare in maniera ampia tra i private asset e quindi si andrà dal private equity, al venture capital, al private debt, al real estate, considerando anche gli Npl e gli Utp”, ha precisato in conferenza stampa Belletti, sottolineando che “l’sgr sta studiando anche soluzioni per entrare nel settore del lending alle pmi tramite piattaforme fintech”. Non solo. “Anche con SiamoSoci, di cui possediamo una quota di circa il 24%, sicuramente lavoreremo a progetti comuni”, ha accennato ancora Martini.
Un nuovo approccio all’investimento, questo, che, ha detto Giuliani, “permetterà in media alla clientela di aumentare le performance del proprio portafoglio di un 1,5%-2% all’anno, ipotizzando un investimento del portafoglio in private asset per una percentuale compresa tra il 15% e il 30% e con rendimenti tra il 5% e il 10%”.
Certo Azimut non farà tutto da sola in casa. “Per le strategie più tradizionali, come il private equity o il private debt, lavoreremo con i nostri team. Mentre per quelle che richiedono competenze più specifiche ci affideremo a operatori esterni”, ha detto ancora Belletti, aggiungendo: “Per esempio abbiamo lanciato ora il nostro primo fondo di venture capital non riservato ITA500 con target di 40 milioni, che funzionerà proprio con mandato di gestione e che coinvestirà con i fondi P101 e P102 (gestiti da P101 sgr e di cui Azimut è investitore, ndr). Sul fronte del private equity ci siamo invece dotati di un nostro team, guidato da Matteo Bruni, e abbiamo appena lanciato il fondo di private equity Demos 1 con una dotazione di 350 milioni di euro”.
Demos 1, fondo non riservato con ticket minimo di investimento di 5 mila euro, investirà in aziende italiane, con un fatturato compreso tra i 30 e i 250 milioni e un ticket di investimento per operazione dai 20 ai 60 milioni di euro. “Abbiamo chiamato questo fondo Demos”, ha spiegato Giuliani, “perché democratizza il mercato, offrendo anche ai risparmiatori la possibilità di accedere a rendimenti e opportunità fino ad oggi riservati agli investitori istituzionali o ai family office”.
Gli altri prodotti che fanno parte della piattaforma Azimut Libera Impresa sgr, oltre a Demos 1 e ITA500, sono il fondo di fondi di private equity internazionali Global Invest (riservato, target 300 milioni e mandato di gestione a Hamilton Lane), Corporate Cash (direct lending a pmi, riservato, già raccolti 50 milioni tutti da tesorerie di medie e grandi imprese), Private Debt (che ha raccolto 120 milioni nel 2018 e che ora la riaprirà la raccolta con target 220 milioni), Finanza, Sviluppo, Impresa (private equity, riservato, 70 milioni, “ereditato” da Futurimpresa sgr, acquisita integralmente da Azimut nel 2017 e poi ribattezzata Azimut Libera Impresa sgr), oltre a Ipo Club (feeder fund insieme a Electa, riservato, raccolti 150 milioni) e Antares (private debt, riservato, raccolti 128 milioni). E non è tutto perché in fase di definizione e strutturazione ci sono per il 2020 e inizio 2021 anche altre sette iniziative sul fronte equity, sei iniziative sul fronte del credito e debito e due iniziative sul fronte del real estate e infrastrutture. Il tutto per una raccolta complessiva di 1,5 miliardi di euro a fine 2020.
Per lanciare il progetto Azimut ha organizzato una mega-convention il 29-30 ottobre a Milano Rho Fiera a cui sono attesi almeno 10 mila tra consulenti, investitori e imprenditori, tutti contatti che il gruppo vuole poi mantenere e per i quali infatti ha costruito una potente piattaforma di networking, battezzata ALIHub.