A un anno e mezzo dall’ultimo aumento di capitale da 25 milioni di euro, è in arrivo una nuova ricapitalizzazione per Bancomat spa, la società alla quale fanno capo le infrastrutture che costituiscono il circuito italiano di carte di debito. Lo scrive oggi MF Milano Finanza, sottolineando che i capitali freschi potrebbero servire a finanziare possibili acquisizioni in Italia, dopo gli accordi commerciali annunciati di recente con Banca Sella e PostePay.
La ricapitalizzazione sarebbe riservata alle banche attuali azioniste, con il prima linea Intesa Sanpaolo (24,2%, oltre alla quota dell’inglobata Ubi, 7,3%), Unicredit (18,9%), BancoBpm (7,67%), Mps (7,57%), Bnl-Bnp (5,05%), Bper (4,6%), Cassa Centrale (2,8%) e così via. Tuttavia è evidente che l’operazione non mancherà di risvegliare l’interesse del private equity e di operatori del settore paytech.
In particolare, un’operazione su Bancomat spa potrebbe avere delle forti analogie con quella condotta a suo tempo dal fondo FSI guidato da Maurizio Tamagnini su Cedacri, poi confluita nel gruppo ION Investments, fornitore tecnologico globale del settore finanziario, fondato più di 20 anni fa dall’imprenditore italiano Andrea Pignataro (si veda altro articolo di BeBeez). A sua volta ION, insieme a FSI che ne è diventato azionista di minoranza, e insieme a GIC Private Limited (fondo sovrano di Singapore) a inizio marzo ha annunciato la volontà di lanciare un’opa finalizzata al delisting di Cerved (si veda altro articolo di BeBeez). Quindi Bancomat spa potrebbe essere un altro interessante tassello del puzzle.
D’altra parte, il presidente Franco Dalla Sega in un’intervista al Sole 24 Ore lo scorso febbraio non aveva escluso nulla, nemmeno una ipo. “Bancomat ha un valore difficile da rappresentare con metodologie ordinarie: il nostro patrimonio netto è di 28 milioni, ma siamo certi che il brand da solo vale un altro ordine di grandezza”, aveva detto, aggiungendo a proposito di una possibile quotazione in Borsa: “Eravamo un consorzio, quattro anni fa siamo diventati una spa e come tale le strade possono essere tante. Ora siamo concentrati a consolidare la nostra posizione sul mercato dei pagamenti, ma non posso escludere nessuna strada che non sia nella logica di impresa, compresa un’eventule ipo”.
E quanto alle difficoltà di mantenere unita una compagine azionaria così frammentata, Dalla Sega aveva spiegato: “Non posso nascondere che al vostro interno il confronto è reale, talvolta acceso, ma finora abbiamo sempre trovato un punto di caduta condiviso e tutti i nostri soci hanno riconosciuto l nostro ruolo di diffusori di innovazione e di stabilizzatori dell’infrastruttura, su cui poi ogni banca offre cosa vuole al prezzo che ritiene. Le ricordo che l’ultimo aumento di capitale è stato sottoscritto praticamene da tutti …”.