Carlyle ha vinto l’asta per Comdata, leader nell’outsourcing di servizi di contact center, help desk, back office, credit management e gestione documentale, sinora controllato all’85% da Altair Sistemi informatici del presidente Enrico Saraval e per il restante 15% dal fondo di Synergo sgr (scarica qui il comunicato stampa). Carlyle ha battuto la concorrenza di Pai Partners e Apax, che la scorsa estate erano con Carlyle i pretendenti più aggressivi (si veda qui altro articolo di BeBeez).
Secondo quanto riferisce oggi MF Milano Finanza, il fondo paneuropeo guidato in italia da Marco De Benedetti (managing director e co-head di Carlyle Europe Partners) acquisirà nel dettaglio il 90% del capitale della società, Altair scenderà al 7,5% e il restante 2,5% farà capo al management, con l’attuale amministratore delegato di Comdata, Massimo Canturi, che continuerà nel proprio ruolo. Il closing dell’operazione è previsto nel primo trimestre del 2016,
L’investimento verrà realizzato attraverso il fondo Carlyle Europe Partners IV, di cui Comdata rappresenterà il nono investimento. Il valore dell’operazione non è stato reso noto, ma secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza il gruppo è stato valutato tra le 7 e le 7,5 volte l’ebitda atteso per il 2015 e cioé tra i 300 e i 350 milioni di euro, considerando che nel 2014 il gruppo ha registrato ricavi per 298 milioni con un ebitda di 40 milioni e che quest’anno il fatturato si aggirerà sui 350 milioni con un ebitda in crescita.
Sempre secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, Carlyle ha finanziato il buyout con una leva pari a 4 volte l’ebitda del 2015. A erogare il finanziamento è un pool di banche composto da Bpm, Bnp Paribas, Credit Agricole, Intesa Sanpaolo, SocGen e Unicredit.
Nell’operazione Carlyle è stata assistita dall’advisor finanziario Lazard e da quello legale Latham & Watkins, mentre i venditori si sono rivolti all’advisor finanziario Rothschild e ai legali di Orrick, Allen&Overy e Gattai, Minoli, Agostinelli & Partners.
Fondata nel 1987 e con sede a Milano, Comdata opera attraverso un network composto da 27 centri operativi, di cui 14 in Italia, cinque in Romania, quattro nella Repubblica Ceca, tre in Turchia e uno in Argentina, con un organico complessivo di oltre 14.000 dipendenti.
E adesso ll’obiettivo è crescere a livello internazionale, anche per acquisizioni. De Benedetti ha infatti commentato: “La solidità del modello di business di Comdata vanta un ulteriore potenziale di crescita internazionale. Facendo leva sull’ampio network internazionale di Carlyle, auspichiamo di supportare Massimo Canturi e il suo teamnell’accelerazione del loro piano di espansione”.
E Saraval ha aggiunto: “Grazie al knowhow e alla forza finanziaria di uno dei più importanti fondi di Investimento privati a livello internazionale, Comdata aspira ora a diventare un grande player europeo. Siamo certi che l’accordo con Carlyle rappresenti l’inizio di un nuovo percorso di crescita per il nostro gruppo”.
Il private equity ha incrociato più volte la strada di Comdata. Il gruppo è stato fondato a Torino nel 1987 da Fiorenzo Codognotto e dalla moglie Laura Trentin, che nel 2000 hanno poi ceduto metà del capitale alla Altair di Enrico Saraval, società nel cui capitale erano presenti Gianfilippo Cuneo e vari imprenditori, tra i quali Carlo Callieri. Nel 2004 Industria&Finanza sgr aveva acquisito il 20% del capitale di Comdata e a seguito di quell’operazione Comdata aveva ottenuto un finanziamento mezzanino da parte del fondo Mediterranean mezzanine, gestito da Italian Mezzanine, società fondata nel 2004 da Gianfilippo Cuneo, Roberto Liguori e Guido Castellini, da cui nel 2008 Cuneo è uscito.
Nel 2007 Industria&Finanza ha deciso di disinvestire da Comdata e quindi si era aperto un processo per trovare un nuovo investitore che rilevasse una quota del 20-30% del capitale e sostituisse il fondo IF Investimenti. Allora si erano fatti avanti soprattutto fondi di private equity: tra i quali Magenta e Stirling Square Capital Partners, ma il processo si era concluso con un nulla di fatto e i vecchi soci (tra i quali Synergo fondata da Cuneo) hanno così deciso di aumentare le loro quote, mentre Italian Mezzanine ha poi disinvestito.
Nel 2010 c’è poi stata un’altra rivoluzione nell’azionariato del gruppo, che ha portato Altair a salire appunto all’85% e Synergo sgr (fondata da a scendere al 15%, mentre Codognotto ha deciso di uscire dall’azionariato, per fondare poi la startup Ennova, che realizza piattaforme tecnologiche digitali per l’accesso da remoto su dispositivi smartphone, tablet e pc per aziende nel settore delle telecomunicazioni, della finanza e delle multiutility. Pochi mesi fa nel capitale di Ennova con una quota del 33% è entrato il fondo di Orizzonte sgr (si veda qui altro articolo di BeBeez).