Il consorzio formato da Cdp Equity (società del Gruppo Cdp), Blackstone e Macquarie hanno inviato l’offerta finale per Autostrade per l’Italia (Aspi) ad Atlantia (si veda qui il comunicato stampa). L’offerta prevede l’acquisto da parte del consorzio dell’88,06% di Aspi detenuto da Atlantia e fino al 100% in caso di co-vendita da parte dei soci di minoranza di Aspi. Ora è stata affinata per tenere conto delle discussioni con Atlantia delle ultime settimane.
I dettagli dell’offerta non sono stati comunicati, ma sicuramente ne parlerà il Consiglio di amministrazione di Atlantia che era già stato convocato per oggi in relazione alla proroga della validità dell’offerta vincolante concessa al consorzio di investitori fino al 31 maggio 2021 (si veda qui il comunicato stampa).
Ricordiamo che il 31 marzo scorso era stata inviata ad Atlantia l’offerta vincolante precedente del consorzio Cdp-Blackstone-Macquarie per l’acquisto della partecipazione dell’88,06% detenuta da Atlantia in Aspi o anche per l’acquisto fino al 100% della stessa Aspi, in caso di esercizio del diritto di co-vendita da parte dei soci di minoranza (si veda altro articolo di BeBeez).
Aveva poi sparigliato le carte una nuova offerta per Aspi, inviata a inizio aprile dal gruppo di costruzioni spagnolo ACS, guidato da Florentino Perez (noto anche per essere il presidente della squadra di calcio Real Madrid) e socio di Atlantia nel gruppo spagnolo di autostrade Abertis (si veda altro articolo di BeBeez). L’offerta di ACS prevede una valutazione di 10 miliardi di euro per la società controllata da Atlantia, ben di più dei 9,1 miliardi di euro offerti dal consorzio composto da Cdp Equity, Macquarie e Blackstone.
Il consorzio Cdp Equity-Blackstone-Macquarie prima aveva presentato altre tre proposte ad Atlantia, tutte però rispedite al mittente. L’ultima, vincolante, era stata depositata a fine febbraio (si veda altro articolo di BeBeez). Il consorzio aveva già presentato due offerte preliminari, entrambe nell’ottobre 2020 ed entrambe bocciate da Atlantia perché i termini economici non erano sufficienti (si veda qui altro articolo di BeBeez). Si dice che le due offerte preliminari precedenti valutassero Aspi 8,5- 9,5 miliardi, mentre l’offerta vincolante si dice abbia valutato Aspi come detto sopra 9,1 miliardi, cioè molto meno rispetto a quanto stimato da Atlantia e dai suoi azionisti, che invece valutano Aspi 11-12 miliardi, utilizzando un metodo RAB based (si veda altro articolo di BeBeez).
In particolare, quest’ultima è la cifra ritenuta congrua dall’hedge fund TCI, azionista di Atlantia al 10% (si veda altro articolo di BeBeez). Quella valutazione è peraltro già inferiore ai 14,8 miliardi di euro sulla base dei quali era stata condotta l’ultima operazione sul capitale di Aspi nel 2017, quando il consorzio formato da Allianz Capital Partners, EDF Invest e DIF, da un lato, e Silk Road Fund, dall’altro, avevano comprato l’11,94% del capitale (si veda qui il comunicato stampa di agosto 2017 e qui quello di aprile 2017). Intermonte in una valutazione indipendente tempo fa ha stimato il 100% tra 10,9 e 11,9 miliardi.
Intanto Aspi nei giorni scorsi ha ricevuto un finanziamento di natura revolving da 750 milioni di euro con scadenza a 5 anni, finalizzato a rafforzare la struttura finanziaria della società e in particolare, al sostegno del piano di potenziamento e ammodernamento della rete autostradale in concessione (si veda qui il comunicato stampa). Il finanziamento è stato erogato da un gruppo di banche italiane e internazionali: Intesa Sanpaolo, BNL, UniCredit, Banco BPM e Natixis.
Un prestito necessario anche alla luce dei conti del 2020 di Aspi, approvati nel marzo scorso, che hanno registrato: ricavi per 3 miliardi (un miliardo in meno rispetto al 2019); un ebitda di 629 milioni (-81 milioni rispetto al 2019); una perdita di 407 milioni; un indebitamento finanziario netto pari a 8,5 miliardi di euro, in aumento di 165 milioni di euro rispetto al 2019 (si veda qui il comunicato stampa). La società inoltre ha approvato il nuovo piano industriale, che prevede un importante programma di investimenti e interventi di ammodernamento della rete per estenderne la vita utile a supporto del quale è previsto un programma di assunzioni di circa 2.900 tra tecnici, ingegneri e ricercatori nei prossimi tre anni. Il piano inoltre prevede la realizzazione di complessivi 14,5 miliardi di euro di investimenti, oltre a 7 miliardi di manutenzioni, entro il 2038 (data di termine della concessione), con un radicale ammodernamento delle infrastrutture, consentendo di prolungare al 2080 la condizione ottimale della rete e la creazione di circa 10 mila nuovi posti di lavoro in Italia. Tuttavia, per dare stabilità e continuità a tale piano, è attesa l’approvazione formale e definitiva del nuovo piano economico finanziario e degli accordi raggiunti con l’esecutivo.