Si è chiuso nelle scorse ore il passaggio del controllo del gruppo europeo di servizi e infrastrutture di pagamento, SIA, in capo a Cdp Equity e Poste Italiane. Prima del ponte di inizio mese F2i sgr e HAT sgr hanno ceduto le loro quote in SIA a Cdp Equity, mentre al ritorno dal ponte Unicredit e Intesa Sanpaolo hanno ceduto le loro quote a FSIA Investimenti, la società detenuta al 30% da Poste Italiane e al 70% da FSI Investimenti, con quest’ultima che a sua volta è controllata al 77% da Cdp Equity e per il restante 22,88% dalla Kuwait Investment Authority (si veda qui il comunicato stampa). L’operazione era attesa dal maggio scorso (si veda altro articolo di BeBeez).
Nel dettaglio, Cdp Equity ha rilevato il 17,05% del capitale di SIA da F2i Reti Logiche srl, veicolo che fa capo al xx fondo gestito da F2i sgr e l’8,64% di SIA posseduto da Orizzonte Infrastrutture Tecnologiche srl, che fa capo al fondo Ict e il fondo Sistema Infrastrutture, entrambi gestiti da HAT sgr. L’operazione, come anticipato da BeBeez lo scorso maggio (si veda altro articolo di BeBeez), è stata condotta sulla base di un equity value di SIA di 2,4 miliardi di euro e di un enterprise value di SIA di circa 3,2 miliardi di euro, pari a 12,5 volte l’ebitda atteso per il 2019 e 14,6 volte l’ebitda normalizzato 2018, che è stato di 222 milioni di euro, a fronte di ricavi netti per 614,8 milioni e di una posizione finanziaria netta di 723,9 milioni di euro. Cifre che hanno quindi portato HAT sgr a incassare ben 209 milioni di euro di equity per la sua quota, mentre F2i sgr ha a sua volta portato a casa oltre 412 milioni per la sua.
Un affare meno ricco lo hanno invece fatto le due banche, visto che le quote oggetto di cessione erano il sottostante di un’opzione call inmano a FSIA, F2i sgr e HAT sgr. Quell’opzione dava a ciascuno di loro il diritto di acquistare tutte le quote di SIA di proprietà di Unicredit e Intesa Sanpaolo, 3,97% ciascuna per un totale del 7,94% del capitale di SIA, a un prezzo prefissato e corrispondente a un enterprise value di SIA pari a circa 7 volte l’ebitda rettificato del 2018, quindi circa 1,55 miliardi di euro. L’opzione andava esercitata entro il 27 maggio scorso: F2i e HAT non lo hanno fatto, lasciando quindi a FSIA il diritto di acquisire da sola tutta l’ulteriore quota del 7,94%.
Al termine dell’operazione, Cdp Equity ha quindi comprato il 25,69% di SIA, mentre FSIA, che prima possedeva il 49,48%, è salita al 57,5% del gruppo, per un totale quindi dell’83,19%. Il resto del capitale continua invece a fare capo a Banco Bpm, Mediolanum e Deutsche Bank. L’advisor finanziario di HAT e F2i è stato Vitale & Co. mentre quello di Cdp Equity è stato JP Morgan.
Pierpaolo Di Stefano, Chief Investment Officer di Cdp e CEO di Cdp Equity, ha sottolineato che CDP continuerà nella strategia di sviluppo e rafforzamento di Sia poiché quello dei pagamenti e delle transazioni finanziarie è un settore strategico e a forte carattere di innovazione. L’acquisizione di queste ulteriori quote azionarie è anche funzionale alla scelta delle opzioni strategiche più efficaci al fine di massimizzare il valore dell’investimento, le ricadute tecnologiche per il Paese e lo sviluppo di posti di lavoro in Italia. “F2i ha accompagnato in questi anni lo straordinario sviluppo industriale di Sia, che ha raddoppiato nel periodo della nostra permanenza nel capitale l’operatività e i risultati economici, diventando un player di dimensione europea. Con questo investimento abbiamo conseguito risultati in linea con la missione del nostro fondo: creare campioni infrastrutturali italiani capaci di competere globalmente e generare solidi ritorni per i nostri investitori”, ha commentato Renato Ravanelli, CEO di F2i. Nino Attanasio, presidente di Hat, ha dichiarato: “Siamo certi del fatto che Cdp proseguirà in piena continuità il progetto industriale di sviluppo di Sia nelle aree dei pagamenti, con soluzioni innovative in grado di supportare la crescita del sistema Paese”.
Ricordiamo che da mesi si vocifera di possibili fusioni con Nexi o con qualche altro soggetto del settore italiano o internazionale oppure di un’ipo (si veda altro articolo di BeBeez). In proposito, l’ad di Sia Nicola Cordone, intervistato dal Corriere della Sera, ha recentemente dichiarato: “Per noi è prioritario preparare l’azienda a una quotazione, per valorizzare al meglio l’investimento dei nostri azionisti nel contesto di qualsiasi operazione di consolidamento”.
Negli ultimi anni Sia è già cresciuta in maniera importante e ha dato grandi soddisfazioni ai suoi azionisti. Lo scorso marzo ha annunciato un dividendo per il 2018 di ben 60 milioni di euro, dopo aver staccato un dividendo analogo da 59,9 milioni per l’esercizio 2017, un altro da 44,55 milioni per il 2016, uno da 49,69 milioni per il 2015 e uno da 35,68 milioni per il 2014. In totale, insomma, di poco meno di 250 milioni di euro di dividenti in 5 anni (si veda altro articolo di BeBeez).
Nel 2018 il Gruppo Sia ha gestito complessivamente 7,2 miliardi di operazioni con carte (+18,1% dal 2017), 14 miliardi di transazioni per i servizi istituzionali (+6,7%) e 3 miliardi di operazioni di pagamento relative a bonifici e incassi (-2,4% per i più bassi volumi relativi a pagamenti non-SEPA e all’operatività di filiali di banche estere in Italia). Sui mercati finanziari il numero delle transazioni di trading e post-trading è stato di 51,7 miliardi (-8% legato a efficientamenti tecnologici delle logiche di mercato che hanno ridotto il numero totale degli ordini). Sia ha gestito un traffico di oltre 1.204 terabyte di dati, in aumento del 53,6% rispetto al 2017, sui 186.000 km. della rete SIAnet, con una totale disponibilità dell’infrastruttura e livelli di servizio del 100%.
Sia è una delle società monitorate da BeBeez Private Data
(scopri qui come abbonarti alla versione Combo che include
i report e gli approfondimenti di BeBeez News Premium 12 mesi,
a soli 110 euro al mese)
(Articolo modificato giovedì 7 novembre alle ore 13.50. Si aggiungono il comunicato stampa ufficiale dell’operazione e le dichiarazioni delle parti coinvolte)