Come già anticipato da indiscrezioni di mercato pochi giorni fa (si veda altro articolo di BeBeez), non va a buon fine l’accordo fra WindTre e EQT, che prevedeva la vendita al private equity svedese del 60% della rete mobile dell’operatore di telecomunicazioni, che è la più grande d’Italia.
Lo hanno comunicato ieri EQT Infrastructure (si veda qui il comunicato stampa), e CK Hutchison (si veda qui il comunicato stampa), attuale proprietario di WindTre, confermando di aver risolto l’accordo di transazione che avevano stipulato.
E’ stato il mancato soddisfacimento delle condizioni preliminari alla chiusura entro la data concordata del 12 febbraio 2024 a determinare lo stop per un’operazione il cui enterprise value era stato stimato in 3,4 miliardi di euro. In particolare, le parti non avrebbero trovato la quadra sulla gestione dei precedenti accordi siglati da WindTre per la condivisione del 5G, nel 2019 con Fastweb (si veda qui il comunicato stampa dell’epoca) e, all’inizio del 2023, con iliad (si veda qui il comunicato stampa di allora).
La prima intesa strategica, decennale, prevede la realizzazione di un’infrastruttura 5G su tutto il territorio nazionale, gestita da WindTre ma utilizzata anche da Fastweb, in grado di coprire il 90% della popolazione entro il 2026. Fastweb, che fa capo all’operatore elvetico Swisscom, era riuscito a partecipare nel 2018 alle aste per le frequenze aggiudicandosi un piccolo lotto, poi ceduto a WindTre con l’obiettivo di spuntare uno sconto sui servizi di utilizzo della rete di quest’ultima, che è guidata da Gianluca Corti e Benoit Hanssen. La mancata previsione di garanzie da parte di WindTre a favore di Fastweb, nell’accordo con EQT, avrebbe determinato lo stallo delle trattative con il gruppo finanziario svedese, favorendo il fallimento della trattativa.
Il nodo più difficile da sciogliere sarebbe stato, comunque, proprio quello con iliad, con cui poco più di un anno fa WindTre aveva creato la joint venture paritetica Zefiro Net srl con “lo scopo di condividere e gestire congiuntamente le rispettive reti di telefonia mobile nelle aree meno densamente popolate del territorio nazionale, in cui risiede circa il 26,8% della popolazione italiana, per accelerare la diffusione delle reti di telefonia mobile, incluse quelle 5G”.
La nuova società possiede circa settemila ponti radio nelle cosiddette aree bianche e anche questi rientravano nella vendita a EQT. iliad non aveva potere di veto sull’operazione tra WindTre ed Eqt, ma aveva il diritto di vendere la sua metà di Zefiro. L’accordo vincolante siglato con il private equity svedese non contemplava però l’acquisizione di un’ulteriore quota di Zefiro Net, eventualità che, quindi, avrebbe contribuito a far saltare l’operazione.
Che cosa potrà accadere ora? EQT Infrastructure ha fatto sapere che continuerà a esplorare transazioni infrastrutturali alternative, anche con la stessa CK Hutchison, qualora si presentassero ulteriori opportunità. A oggi, tenuto conto del venir meno dell’operazione WindTre, il fondo EQT Infrastructure IV risulta investito per un ammontare pari al 25-30% dell’ammontare raccolto dal fondo ne 2019 (inclusi investimenti firmati e/o chiusi, offerte pubbliche annunciate, laddove possibile, e al netto di possibili sindacazioni), che ha una dimensione di 9,1 miliardi di euro (si veda qui il comunicato stampa di allora). Quotato alla borsa di Stoccolma, EQT è un asset. manager alternativo globale ,che possiede società e attività in portafoglio in Europa, Asia-Pacifico e nelle Americhe, con 232 miliardi di euro di asset totali in gestione (128 miliardi di euro di asset in gestione che generano commissioni) all’interno di due segmenti di business: private capital e real asset.
Quanto a WIndTre, in una comunicazione ai dipendenti i due ceo del gruppo, Corti e Hanssen, hanno spiegato che l’azienda prosegue con determinazione nel percorso di trasformazione per diventare la migliore azienda multiservizi in Italia (si veda CorriereComunicazioni). In coerenza con la nostra strategia WindTre oggi è connessioni, energia e assicurazioni e sulla scia dei risultati già ottenuti nel 2023 ci aspettiamo nel 2024 un ulteriore contributo positivo ai nostri ricavi”.
In più, i due ceo hanno sottolineano che “a ulteriore conferma del sostegno del nostro azionista e della sua volontà di investire in Italia, abbiamo di recente annunciato l’accordo per l’acquisizione del 100% di una società controllata da OpNet (ex Linkem). L’operazione si inserisce nella nostra strategia volta all’ottimizzazione e allo sviluppo dell’infrastruttura di rete anche come fattore abilitante della trasformazione digitale del Paese”.