“Siamo a un passo dal fondo dei fondi che possa investire capitale pubblico e privato insieme, con apporto di equity”. Lo ha detto ieri il sottosegretario all’Economia Federico Freni, in occasione del suo intervento in apertura del convegno di AssoNext, l’associazione delle società quotate e in via di quotazione sul mercato EGM, che si è tenuto a Roma a Palazzo Montecitorio (si veda qui il video).
Freni ha accennato a “un contenitore che possa investire in comparti differenziati, a seconda delle necessità delle pmi italiane”, che potranno investire “in modo indiretto e non in modo diretto, con l’apporto di equity”. Il fondo, ha precisato ancora Freni, sarà alimentato da risorse prevenienti “da CDP e da tutti gli investitori privati che riterranno di aderire a questo contenitore, che vorrano mettere un loro chip in questa scatola. Penso agli investitori istituzionali, alle banche, assicurazione, ai fondi“. Il fondo di fondi vedrebbe quindi come investitore principale CDP al 49% e per il resto banche, assicurazioni, fondi pensione e altri investitori privati. Nei fatti portando i risparmi delle famiglie a investire, sia pure indirettamente, nelle pmi italiane.
Freni aveva già anticipato il concetto lo scorso aprile nel suo intervento al Salone del Risparmio di Milano, organizzato da Assogestioni, dove aveva detto che l’idea è quella di “creare un grande scatola, un fondo di fondi da convogliare nell’economia reale, con il coinvolgimento di CDP e altri investitori istituzionali”, sottolineando: “Il nostro compito non è costringere gli investitori istituzionali a piazzare il loro denaro nell’economia reale italiana, ma creare un contesto in cui investire sia così conveniente che ci sia la fila per farlo”(si veda qui Milano Finanza).
Per realizzare il fondo di fondi in questione, ha però aggiunto Freni, “serve una norma di legge, siamo al lavoro con CDP per farla”. In sostanza va inserito un emendamento ad hoc nel giusto veicolo normativo. Il testo dell’emendamento è peraltro già pronto, perché lo aveva già presentato a suo tempo dall’On. Giulio Centemero, capogruppo Lega nella Commissione Finanze della Camera, in occasione sia del DL PNRR sia del DL Superbonus, ma giudicato allora non pertinente e dunque temporaneamente accantonato (si vedano qui il post Linkedin di Centemero e qui il video della tavola rotonda di AssoNext).
L’emendamento, che sarà quindi ripresentato nelle prossime settimane, prevede che venga esteso il campo d’azione di Patrimonio Destinato. Centemero aveva peraltro già spuntato un generico impegno del governo a valutare una maggiore elasticità delle regole di investimento del Patrimonio Destinato, al fine di portare più liquidità ai mercati dei capitali e alle imprese, lo scorso febbraio in occasione del DL Mille Proroghe, lo stesso contenitore normativo che ha incluso l’emendamento che ha rinnovato il bonus ipo per il 2024 (si veda altro articolo di BeBeez).
Allora la Camera aveva impegnato il governo “a valutare iniziative, anche normative, volte ad estendere l’operatività del Patrimonio Destinato in relazione agli interventi indiretti sul mercato primario e secondario in società quotate in mercati regolamentati o sistemi multilaterali di negoziazione che abbiano sede legale in Italia o significativa e stabile organizzazione in Italia, senza le limitazioni settoriali e di fatturato richiamate in premessa, mantenendo al contempo la sottoscrizione di quote di OICR”.
E questo sulla base del fatto che “nel disciplinare specificamente i requisiti di accesso, le condizioni, i criteri e le modalità degli investimenti del Patrimonio Destinato, il decreto del Ministero dell’economia e delle finanze n. 26 del 3 febbraio 2021 ha previsto, all’articolo 23, anche la possibilità di effettuare interventi indiretti sul mercato secondario in favore di imprese strategiche, mediante la sottoscrizione di quote di OICR”. Il tutto perché, secondo la Camera, “rafforzare le modalità di investimento indiretto, rispetto all’operatività del Patrimonio Destinato, risulta coerente con le prassi consolidate nel mercato in relazione agli investimenti in capitale di rischio da parte dei soggetti che investono, per l’appunto, attraverso organismi di investimento collettivo del risparmio o altri veicoli di investimento”.
Ricordiamo che la costituzione del fondo Patrimonio Rilancio, detto anche Patrimonio Destinato, che ha una dotazione di 40 miliardi di euro, era stata prevista dall’art. 27 del Decreto Rilancio coordinato con la legge di conversione dello scorso luglio 2020, che ha anche stabilito che il fondo doveva essere gestito da Cassa Depositi e Prestiti con l’obiettivo di ricapitalizzare le medie e grandi imprese italiane, in difficoltà per colpa dell’emergenza Covid-19 (si veda altro articolo di BeBeez). Nel marzo 2021 è stato poi pubblicato in Gazzetta Ufficiale il Decreto attuativo del MEF relativo alle regole di funzionamento del fondo, che ha definito i requisiti di accesso, le condizioni, i criteri e le modalità degli interventi e prevede un approccio a doppio binario per gli investimenti (si veda altro articolo di BeBeez).