30/01/2013 – “Abbiamo passato parecchio tempo a discutere con gli imprenditori a capo di notissimi brand italiani e siamo sempre alla ricerca di marchi interessanti che abbiano voglia di internazionalizzarsi”, ha detto oggi a Reuters Hazem Ben-Gacem, head of corporate investments Europe di Investcorp.
Fondata nel 1982, dal 1990 il principale braccio operativo del gruppo è stato Investcorp sa, una holding lussemburghese controllata dalla caymana Investcorp holdings ltd, a sua volta controllata da Investcorp bank Bsc, basata e quotata in Bahrain, che fa capo direttamente e indirettamente a ricchi investitori del Golfo persico e ai manager del gruppo stesso.
Investcorp è un dei più importanti operatori di private equity del Medio Oriente, che ha in portafoglio anche una quota nel colosso della moda francese PPR e nella statunitense Tiffany, per un totale gestito del valore di 11,5 miliardi di dollari.
Lo scorso novembre Investcorp ha comprato il retailer di lusso danese Georg Jensen per 140 milioni di dollari da Axcel Capital Partners. Al momento, invece, l’unico investimento italiano in portafoglio per Investcorp è quello in N&W Global Vending, leader dei distributori automatici di snack e bevande, acquisito nel novembre 2008 insieme all’allora Barclays Private Equity (oggi Faberstone Partners).
Ma Investcorp ha una lunga esperienza nel settore moda&lusso. In particolare è stata Investcorp a rilevare Saks Fifth Avenue nel 1990 per 1,6 miliardi di dollari e a venderla poi nel 1998 per 2,14 miliardi alla Proffitt’s, una grande catena di vendite al dettaglio dell’Alabama. È stata sempre Investcorp nel 1984 ad acquisire il noto gioielliere Tiffany dalla casa cosmetica Avon per 135 milioni di sterline e a portarlo poi in borsa dopo soli tre anni, dopo con un guadagno del 174% all’anno. E proprio Investcorp ha firmato anche il turnaround dell’italiana Gucci, oggi controllato da PPR.
Investcorp entrò nel capitale di Gucci tra il 1987 e il 1989, a fianco di Maurizio Gucci, che li aveva chiamati per aiutarlo a risollevare l’azienda dalla crisi in cui era entrata e a risolvere i problemi di eredità, nati quando nell’83 morì Rodolfo, uno dei due figli del fondatore Guccio Gucci, e la sua quota passò nelle mani del figlio Maurizio. Grazie all’aiuto di Investcorp, Maurizio tra il 1987 e il 1989 riuscì a farsi vendere dal ramo della famiglia che faceva capo ad Aldo (fratello del defunto Rodolfo) il 50% del capitale di Gucci per 135 milioni di dollari. Così nel 1989 Maurizio Gucci divenne presidente. Tuttavia la sua gestione peggiorò le cose e così nel 1993 Investcorp convinse l’allora ceo di Gucci America, Domenico De Sole, ad aiutarlo a salvare il gruppo.
La lotta tra Maurizio e Investcorp fu all’ultimo sangue, ma alla fine nel settembre 1993 Maurizio capitolò e vendette il suo 50% agli arabi per 175 milioni di dollari. Nel settembre ’95, grazie alla guida di De Sole, che venne nominato prima coo e poi ceo del gruppo, e al genio del neodirettore creativo Tom Ford approdato al gruppo nel 1994, il turnaround dei conti era già quasi completo e Investcorp decideva di iniziare a uscire dall’investimento, mettendo sul mercato circa la metà del capitale della casa di moda: il gruppo fiorentino venne inserito dal 24 ottobre 1995 nei listini di Wall Street e di Amsterdam. Nell’aprile del 1996 Investcorp decise di vendere il resto del suo pacchetto in un’altra offerta pubblica. Dopodiché Lvmh e PPR dall’altra a colpi di opa si contendettero per anni la maison italiana, fino a quando nel 2011 trovarono un accordo, con Lvmh che fece un passo indietro a fronte di una ricca plusvalenza e con PPR che nella primavera del 2004 lanciò un’opa su tutto il flottante di Gucci, togliendolo poi dal listino.
Stefania Peveraro