L’MSC di Gianluigi Aponte potrebbe presto salire al 100% del capitale di Grandi Navi Veloci, il vettore marittimo, attivo in particolare sulle rotte del Mediterraneo (Sardegna, Sicilia, Tunisia e Marocco), presieduto da Roberto Martinoli e guidato dall’amministratore delegato Giovanni Battista Vacchi.
Lo ha rivelato ieri MF-Milano Finanza, precisando che il gruppo armatoriale, già da qualche anno primo azionista di Gnv, tramite la holding Marinvest (50%), potrebbe sottoscrivere sia la quota di sua spettanza sia l’eventuale inoptato dell’aumento di capitale da 20 milioni di euro deliberato all’unanimità a ridosso di Natale. E infatti, nel verbale dell’assemblea straordinaria di delibera dell’aumento si legge che l’amministratore unico di Marinvest, Franco Ronzi, ha comunicato al resto degli azionisti «di avere allo scopo già versato l’intera somma nelle casse di Gnv».
Resta da capire che cosa faranno a questo punto gli altri soci. Ma è ragionevole pensare che questi possano aver votato a favore della ricapitalizzazione per poi cedere le opzioni alla Marinvest di Aponte. E questo perché esattamente un anno prima, come rivelato da MF-Milano Finanza del 19 dicembre 2012, le banche finanziatrici (Mediobanca, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Bpm, Banco Popolare e Ubi Banca) avevano già messo in chiaro che, nel caso in cui nel corso del 2013 non avesse portato a termine le cessioni di navi pianificate per fare cassa, avrebbero chiesto agli azionisti un ulteriore aumento di capitale da 20 milioni che si sarebbero aggiunti ai 30 milioni di ricapitalizzazione condotta nell’estate 2012. A fine 2011 il debito di Gnv era di 380 milioni, ma a fine 2012 era sceso soltanto a 363,37 milioni. Contemporaneamente, l’ebitda era salito solo a 37 milioni (dai 30 milioni del 2011) a fronte di 363,37 milioni di ricavi e il gruppo aveva chiuso in perdita a 33,4 milioni.
Il resto del capitale di Gnv è diviso tra i fondi Idea Opportunity Fund (3,66%), Charme Investments (1,8%) e Investitori Associati (43,4%). Quest’ultimo operatore sta dismettendo le partecipazioni dell’ultimo fondo in vista della chiusura dell’attività ed è realistico pensare che non parteciperà alla ricapitalizzazione.