Sono crollate nel 2023 le statistiche italiane del private equity e del venture capital, dopo un 2022 da record, quando gli investimenti in private equity, venture capital e infrastrutture avevano raggiunto i 23,6 miliardi di euro, in aumento del 61% dal precedente record di 14,7 miliardi investiti nel 2021, e la raccolta a sua volta si era attestata a 5,9 miliardi, salendo ancora dopo un 2021 in cui era raddoppiata dal 2020 a 5,73 miliardi (si veda altro articolo di BeBeez). I dati presentati ieri da AIFI in collaborazione con PwC Italia-Deals (si vedano qui il comunicato stampa e qui la presentazione), non lasciano spazio alle interpretazioni: la raccolta è scesa a 3,772 miliardi di euro (di cui 2,502 miliardi raccolti sul mercato), in calo del 36% dal 2022, mentre l’ammontare investito dagli operatori è stato pari solo di 8,162 miliardi, in calo del 66% dal 2022, distribuito su 750 operazioni, rispetto alle 848 dell’anno prima. In caduta libera anche i disinvestimenti, con il valore al costo di acquisto che è sceso a 1,7 miliardi, in calo del 61% dai 4,4 miliardi del 2022, spalmati su 99 exit dalle 117 dell’anno prima.
Ha detto Anna Gervasoni, direttore generale di AIFI: “C’è stato un calo importante degli investimenti. Numeri che ci fanno tornare indietro al 2019-2020. Sono mancati i grandi deal, le grandi operazioni nel mondo delle infrastrutture e i volumi, meno operatori fanno i closing, la raccolta si è contratta, i disinvestimenti sono avvenuti su realtà più piccole”.
Più nel dettaglio, sul fronte della raccolta, sono stati 35 i fondi che hanno chiuso il fundraising (49 nel 2022). Ma il dato più eclatante è stato il riferimento alla provenienza geografica dei fondi raccolti sul mercato, la componente domestica ha rappresentato ben l’83%, mentre il peso di quella estera è stato solo del 17%. Nel 2022 il peso degli investitori esteri sul totale della raccolta era stato invece del 45%.
A livello di fonti della raccolta sul mercato, poi, è salito al 20,9% (da 17,5%) il contributo di fondi pensione e casse di previdenza (522 milioni di euro), seguiti dalle banche (13,3% da 8,8%, 332 milioni) e dai fondi di fondi (10,8% da 4,8%, 270 milioni), mentre è crollato il contributo delle assicurazioni (3,6% da 13,3%)
Quanto agli investimenti, ricordiamo che il confronto con il 2022 risulta così drammatico perché quell’anno si erano concluse alcune operazioni di grandissime dimensioni per il mercato italiano, realizzate sia nel segmento dei buy out sia in quello delle infrastrutture, che ovviamente avevano influenzato in maniera importante le statistiche.
Nel 2022, infatti, erano state realizzate 7 operazioni con equity versato compreso tra 150 e 300 milioni di euro (large deal) e 17 operazioni di ammontare superiore ai 300 milioni (mega deal), per un ammontare complessivo pari a 17,890 miliardi di euro (76% del totale). Nel corso del 2023, invece, sono state realizzati 6 large deal e 4 mega deal, che insieme hanno rappresentato il 36% dell’ammontare complessivo investito nell’anno (2,927 miliardi di euro). Da sottolineare che le operazioni caratterizzate da un ammontare inferiore ai 150 milioni di euro (small e medium deal) hanno attratto 5,235 miliardi di euro investiti, rappresentando il secondo valore più alto di sempre dopo il 2022 (5.770 milioni nel 2022, -9%, e 4,878 mld nel 2021, +7%). Gli operatori si sono infatti concentrati molto sulle operazioni di add-on nell’ottica di aggregazione di pmi complementari. Non a caso il Report Private Equity 2023 di BeBeez (disponibile agli abbonati di BeBeez News Premium e BeBeez Private Data), ha mappato 549 operazioni tra investimenti e disinvestimenti di private equity nel 2023 in Italia, in linea con le 549 operazioni mappate nell’intero 2022, di cui ben 207 rappresentate da add-on su aziende target italiane e altri 46 deal su aziende target estere, in linea con i numeri del 2022.
“Dopo un biennio eccezionale per ammontare investito, soprattutto con riferimento al comparto delle infrastrutture, nel 2023 si osserva un calo delle grandi operazioni”, ha spiegato Innocenzo Cipolletta, presidente AIFI. Gli investimenti in infrastrutture hanno attratto infatti solo 937 milioni di euro, in calo del 91% rispetto al 2022, quando erano stati investiti 10,695 miliardi. Le operazioni sono state 44 (da 52, -15%).
Cipolletta ha però aggiunto: “L’Italia si conferma attrattiva nel segmento del mid market, composto da imprese eccellenti; è quasi raddoppiato l’expansion, +95%, segno che le aziende possono trovare nel private equity uno strumento valido per crescere e internazionalizzarsi”. Le operazioni di expansion si sono classificate infatti al secondo posto dopo quelle di buyout per ammontare investito, cioé 941 milioni (dai 483 milioni del 2022), con 68 deal (+48% dalle 46 del 2022). I buy out, con 5,469 miliardi di euro e 170 operazioni (10,959 miliardi e 185 investimenti nel 2022), si sono classificati come sempre al primo posto in termini di ammontare, pari al 67% del totale.
Infine, sul fronte del venture capital, il segmento dell’early stage (seed, startup e later stage), dopo alcuni anni di importante crescita, ha mostrato una contrazione del 16% del numero di operazioni (547 nel 2022, contro 458 nel 2023) e del 35% dell’ammontare investito, passato da 1,179 miliardi a 762 milioni di euro, anche in questo caso influenzato dal minor peso delle operazioni di maggiori dimensioni. Un trend già ben evidenziato nel Report Venture Capital 2023 di BeBeez (disponibile agli abbonati di BeBeez News Premium e BeBeez Private Data), che aveva mappato 327 i round di venture capital per un totale di 1,5 miliardi di euro raccolti (da 2,57 miliardi e 339 round nel 2022).
Con riferimento all’origine geografica degli operatori, rimane elevato l’interesse dei soggetti internazionali per il nostro mercato: nel 2023, infatti, il 64% dell’ammontare complessivo è stato investito da operatori esteri (5,248 mld).
“In linea con il contesto internazionale anche il mercato italiano nel 2023 mostra una contrazione di tutti i principali indicatori” ha sottolineato Francesco Giordano, Partner di PwC Italy e Private Equity Leader. “La mancanza di grandi investimenti nelle infrastrutture e la carenza di debito per le grandi operazioni di buy out sono i principali fattori che hanno caratterizzato il mercato 2023. Negli ultimi mesi si nota una inversione di tendenza che fa ben sperare per il 2024. Sempre molto forte l’interesse degli operatori internazionali che continuano ad investire ed avere presenza stabile nel nostro paese con team dedicati”.
A livello settoriale, il 2023 ha visto al primo posto per numero di investimenti il comparto Ict, con il 27% delle operazioni totali, seguito dai beni e servizi industriali, 17%, e dal medicale, 14%. A livello geografico la regione che ha totalizzato la gran parte delle operazioni è la Lombardia con il 45% del numero degli investimenti in Italia, seguita da Lazio (9%) e Toscana (8%).
Quanto ai disinvestimenti, nel 2023 l’ammontare disinvestito al costo di acquisto delle partecipazioni è stato pari a 1,730 mld
di euro, in calo del 61% rispetto ai 4,398 mld dell’anno precedente. Il numero di exit è stato pari a 99, -15% rispetto alle 117 del 2022.
Il canale maggiormente utilizzato per i disinvestimenti in termini di numero è stato la vendita a un soggetto industriale, con 37 exit (37% del totale), mentre in termini di ammontare la vendita a un altro operatore di private equity ha rappresentato il canale di disinvestimento preferito (776 milioni di euro), con un’incidenza del 45%.
Ricordiamo che già a fine settembre il rapporto Aifi-PwC indicava un crollo degli investimenti di private equity e venture capital in Italia nel corso del primo semestre del 2023 a poco meno di 3,2 miliardi di euro dai 10,9 miliardi del primo semestre del 2022, mentre era aumentato il numero delle operazioni, anche se di poco, a quota 346 dalle 338 dei primi sei mesi dell’anno precedente (si veda altro articolo di BeBeez).
E già a settembre si diceva che, quanto al crollo degli investimenti, la ragione principale è che sono mancati i mega deal che invece avevano caratterizzato l’anno precedente e che avevano portato infatti il 2022 a essere un anno record per le statistiche, con un totale di ben 23,6 miliardi di euro investiti dai fondi (si veda altro articolo di BeBeez).
Nonostante la guerra Russia-Ucraina, inflazione, prezzi delle materie prime alle stelle e difficoltà di gestione delle supply chain, che hanno pesato sull’attività di m&a a livello internazionale, il 2023 ha comunque continuato a registrare parecchia attività sul fronte del private equity italiano, così come è stato nel 2022. Con la differenza, però, ripetiamo, che sinora sono mancate le mega operazioni. A trainare le statistiche per valore c’erano stati nel 2022 soprattutto i mega-deal di Atlantia e Autostrade per l’Italia, che sono passate di mano, rispettivamente a un enterprise vale di oltre 48 miliardi e di oltre 17 miliardi di euro. Invece, nel 2023 deal di questo tipo non si sono visti: l’azienda più grande che è passata di mano è stata IMA, valutata 6,5 miliardi.
Intanto si resta in attesa della chiusura dell’operazione sulla NetCo di TIM, prevista entro l’estate. Intanto si è chiuso il deal Italo-NTV, secondo cui circa il 50% del capitale di Italo-Nuovo Trasporto Viaggiatori spa, la compagnia ferroviaria privata leader dell’alta velocità, passa sotto il controllo di Mediterranean Shipping Company (MSC), il gruppo di shipping che fa capo alla famiglia Aponte (si veda altro articolo di BeBeez).