Rhône Group, ha ceduto ieri la sua quota residua nel capitale della catena di distribuzione di prodotti elettronici di consumo Unieuro, quotata a Piazza Affari allo Star, che diventa così una public company con un flottante superiore all’85% (si vedano qui il comunicato stampa di Unieuro e qui quello di Rhône). Citigroup Global Markets Limited e Mediobanca – Banca di Credito Finanziario hanno agito come joint bookrunner.
L’operazione ha riguardato 3,5 milioni di azioni, pari al 17,6% del capitale, ed è stata condotta con un processo di accelerated bookbuilding al prezzo di 13,25 euro per azione, per un controvalore complessivo di circa 46 milioni di euro. Il prezzo era ben al di sotto di quello della chiusura di mercato di mercoledì e il titolo in borsa si è quindi allineato ieri con un tonfo del 7,63%, chiudendo a quota 13,32 euro, per una capitalizzazione di circa 286 milioni di euro.
Italian Electronics Holdings (Ieh), il veicolo con il quale Rhone Capital controllava Unieuro, ha incassato in totale 202 milioni di euro dal momento della quotazione nell’aprile 2017 a 11 euro per azione. In ipo, infatti, Rhone era sceso dal 70,5% al 65,5% (si veda qui altro articolo di BeBeez). Successivamente, nel settembre 2017, il fondo aveva ceduto sul mercato una prima tranche della partecipazione residua: 3,5 milioni di azioni, pari al 17,5% del capitale, a 16 euro per azione, per un totale di 56 milioni (si veda qui altro articolo di BeBeez), riducendo la sua quota in Unieuro al 48%. Sempre quell’anno era poi scesa al 33,8% e infine nel novembre 2019 aveva ceduto un altro 16,25% (3,25 milioni di azioni) a 12,95 euro per azione per un totale di circa 42 milioni (si veda qui il comunicato stampa).
Nel capitale restano ancora Dixons Carphone plc (tramite il veicolo Alfa srl) che prima dell’ipo possedeva il 15% del capitale e ora è scesa al 7,2%; e la famiglia Silvestrini (5,6%) e i manager di Unieuro (2%), che prima dell’ipo insieme possedevano il restante 14,5% del capitale. Tra gli investitori istituzionali azionisti di Unieuro oggi, quello con la quota principale è Amundi Asset Management con il 5,6%.
“La completa uscita dell’ormai ex-socio di maggioranza Rhône rappresenta per Unieuro un nuovo passaggio storico: nata come impresa familiare oltre ottant’anni fa e per quindici controllata dal private equity, Unieuro diventa oggi una società a capitale diffuso, una delle rare public company italiane. Siamo fortemente grati a Rhône per averci dato fiducia, supportandoci e spronandoci a crescere con metodo e disciplina. Da oggi il mercato è il nostro unico punto di riferimento e guardiamo al futuro con nuovo slancio, forti di un management saldamente alla guida e di una strategia vincente, grazie alla quale abbiamo conseguito traguardi sempre più importanti. Siamo felici di dare il benvenuto ai tanti nuovi investitori istituzionali che sono entrati nel capitale, garantendo una maggior liquidità al titolo a beneficio di tutti gli azionisti”, ha dichiarato l’amministratore delegato di Unieuro, Giancarlo Nicosanti Monterastelli.
L’attuale Unieuro è il risultato di una serie di acquisizioni, a partire dalla fusione nel 2013 tra la vecchia Unieuro e Marco Polo (Expert) (si veda altro articolo di BeBeez). Allora Unieuro era controllato interamente dal colosso britannico dell’elettronica di consumo Dixons Retail (che a sua volta l’aveva rilevato nel 2002 dal fondatore di Eataly, Oscar Farinetti), mentre Marco Polo dal 2005 faceva capo a SGM holdings, a sua volta controllata al l’84% da Rhone Capital e al 16% dalla famiglia Silvestrini. Nel dettaglio, fu costituita la newco Italian Electronics Holding srl, alla quale furono conferiti l’intero capitale di Sgm e di Unieuro. La newco era partecipata per il 15% dal gruppo Dixons e per l’85% da Venice holdings, a sua volta controllata all’83% da Rhone Capital, mentre la famiglia Silvestrini ne deteneva il 10% e il resto faceva capo ai manager.
Oggi Unieuro gestisce circa 520 negozi diretti e affiliati in tutta Italia (alcuni dei quali rilevati da Galimberti nell’ottobre 2018; si veda altro articolo di BeBeez), una forte piattaforma digitale e l’e-tailer Monclick. primi nove mesi dell’esercizio 2019-2020 al 30 novembre 2019 hanno visto ricavi per 1.76 miliardi di euro (+15,2% dai nove mesi 2018-2019), conn un ebitda rettificato di 49,6 milioni (+13,7%), un utile netto rettificato di 23,9 milioni (+14%) e una posizione finanziaria netta positiva per 31,5 milioni. L’esercizio a fine febbraio si è invece chiuso con ricavi a oltre 2,1 miliardi.
Rhône è stata fondata nel 1996 da Robert F. Agostinelli e M. Steven Langman, che si sono occupati di fusioni e acquisizioni transfrontaliere in Goldman Sachs e Lazard. La società gestisce asset per oltre 5 miliardi di euro. Rhône, che attualmente sta investendo il capitale del suo quinto fondo di private equity, ha investito in un portafoglio diversificato di aziende, tra cui quelle del settore chimico, dei prodotti di consumo, alimentare, dell’imballaggio, industriale, dei materiali speciali, dei servizi alle imprese e dei trasporti.