Ricavi superiori a un miliardo di euro nel 2022 (+17,6% rispetto al 2021) per La Doria spa, gruppo specializzato nella produzione di derivati del pomodoro, sughi, legumi e succhi di frutta a marchio della grande distribuzione, controllato con una quota del 65% dall’investitore in private equity Investindustrial (si veda altro articolo di BeBeez) e partecipata con il 35% dalla famiglia Ferraioli (si veda qui il comunicato stampa).
I dati si confrontano con 866 milioni di euro di ricavi consolidati del 2021, anno in cui per altro l’ebitda era stato di 89,6 milioni e il debito finanziario netto pari a 114,3 milioni (si veda qui la relazione di bilancio 2021).
Il valore va letto alla luce di un incremento dei prezzi di listino, correlato però a un forte aumento dei costi riconducibili ai fattori congiunturali e geopolitici legati alla pandemia e in particolar modo al conflitto in Ucraina, e a una crescita del 3,4% dei volumi dei prodotti venduti.
Dal punto di vista della suddivisione del fatturato per categorie di prodotto, la linea derivati del pomodoro ha registrato un aumento dei ricavi pari al 24%, la linea sughi è aumentata del 20,5%, mentre la linea legumi, vegetali e pasta in scatola vede una crescita complessivamente del 19,6%. Infine, la linea frutta e le altre linee, ossia i prodotti acquistati da terzi e commercializzati dalla controllata LDH sul mercato inglese, sono aumentate rispettivamente del 7,8% e del 12,6%.
La ripartizione del fatturato per aree geografiche mostra una significativa crescita del mercato italiano (+ 20%), secondo solo al Regno Unito, con un’incidenza sui ricavi totali pari al 16,9%. Il gruppo, che esporta i propri prodotti in 60 Paesi nel mondo, ha aumentato i propri ricavi nei mercati internazionali del 17%, con un’incidenza dell’83,1%. Le migliori performance si sono registrate nei mercati storici per La Doria, tra cui la Gran Bretagna, che resta il principale mercato estero di sbocco, la Germania e i Paesi Scandinavi. Seguono l’Australia, la Nuova Zelanda e i Paesi dell’est Europa. Il Gruppo genera inoltre importanti quote di fatturato anche in Francia, negli Usa e in Giappone.
Antonio Ferraioli, ceo del gruppo La Doria, ha dichiarato: “I ricavi registrati nel 2022 rappresentano per noi un importante traguardo, che dimostra la nostra solidità e la nostra capacità di crescita anche nei periodi più complessi. Abbiamo saputo far fronte alle criticità economiche e geopolitiche del 2022. Il dato più importante rimane sicuramente quello relativo alla crescita dei volumi che ha coinvolto trasversalmente le nostre linee e i mercati in cui siamo presenti”.
Per quanto concerne le prospettive, poche settimane fa La Doria ha approvato un piano investimenti per il 2023 pari a 38 milioni di euro che interesserà tre direttrici principali lungo le quali verranno sviluppati specifici interventi: capacità produttiva, impatto ambientale, digital transformation. La cifra si aggiunge agli oltre 160 milioni investiti dall’azienda nel quinquennio 2018-2022 (si veda qui il comunicato stampa).
E ora Ferraioli ha aggiunto: “Continueremo a operare con la nostra politica di sviluppo internazionale volta, da una parte, all’espansione in aree geografiche ad alto potenziale di crescita e dall’altra a migliorare il nostro posizionamento a livello internazionale nei segmenti di mercato in cui siamo già presenti”.
A proposito di espansione internazionale, ricordiamo, infatti, che Investindustrial la scorsa estate ha rilevato la divisione preparati alimentari della statunitense TreeHouse con l’obiettivo di integrarla con La Doria per creare uno dei maggiori fornitori di prodotti alimentari private label al mondo (si veda altro articolo di BeBeez). La divisione, attiva nella produzione e distribuzione, tra gli altri prodotti, di: pasta, sughi, conserve di pomodoro, condimenti per insalata, maionese, salse, sciroppi, ripieni per torte e marmellate, al momento dell’acquisizione la scorsa estate prevedeva di generare nel 2022 un fatturato di circa 1,6 miliardi di dollari e un ebitda rettificato di circa 70 milioni.
La Doria è delistata da Piazza Affari dal maggio 2022 (si veda altro articolo di BeBeez) dopo la chiusura con successo dell’opa obbligatoria lanciata il 28 marzo 2022 da Amalfi Holding spa, società che fa capo da un lato per il 65% ad Amalfi Invest spa, controllata indirettamente dal fondo Investindustrial VII, e dall’altro per il 35% alla famiglia Ferraioli (si veda altro articolo di BeBeez). L’obbligo di opa era scattato nel gennaio 2022, a valle della vendita a Investindustrial del 63,13% del capitale della società da parte della famiglia Ferraioli (si veda altro articolo di BeBeez), così come nell’ottobre 2021 (si veda altro articolo di BeBeez).