Si scalda la partita per conquistare il 100% dell’Istituto Centrale delle Banche Popolari (Icbpi). Lo scrive oggi MF-Milano Finanza, che riferisce che le banche azioniste di Icbpi hanno scelto come advisor Mediobanca ed Equita sim per affiancarle nella scelta degli investitori cui cedere il gruppo specializzato in servizi e sistemi di pagamento e di clearing, al quale fa capo CartaSì (si veda altro articolo di BeBeez).
Come noto, la partita è piuttosto impegnativa, perché il gruppo è valutato oltre 2 miliardi di euro, a fronte di un patrimonio netto di consolidato di 849,5 milioni di euro (711,7 milioni la capogruppo) a fine 2013, di un risultato operativo di 168,4 milioni (117,8 milioni la capogruppo) e di un utile netto di 73,2 milioni (68,2 milioni la capogruppo). Ciò significa che anche per fondi di private equity miliardari il boccone sarebbe troppo grosso da digerire da soli.
Al momento due sembrano essere i contendenti in gara. Da un lato ci sono i due fondi Advent International e Bain Capital, entrambi statunitensi, con base europea a Londra, che già controllano nel settore la danese Nets, il principale gestore di pagamenti della Scandinavia, insieme con il fondo pensione danese Atp (si veda altro articolo di BeBeez). L’acquisizione, annunciata la scorsa primavera, è stata conclusa in luglio per un equivalente di 2,4 miliardi di euro, debito compreso (scarica qui il comunicato stampa), e ha comportato per i fondi l’acquisizione delle quote della società che erano in mano a ben 186 banche nordiche, comprese Nordea, Danske Bank, Dnb e la Banca Centrale di Danimarca. Sempre Advent e Bain Capital nel novembre 2013 avevano acquisito anche l’ultimo 20% di Rbs WorldPay da Royal Bank of Scotland, salendo quindi al totale controllo dopo essere entrati nel capitale a fine 2010 valutando la società 2,025 miliardi di sterline (scarica qui il comunicato stampa).
L’altro contendente è Permira, fondo paneuropeo che ha però una lunga storia di presenza in Italia (l’ufficio di Milano, fondato da Paolo Colonna, lavora dal 1988; oggi le redini sono in mano a Fabrizio Carretti, coinvolto in prima persona nel deal) e che ha una specifica competenza nel settore finanziario. L’anno scorso in particolare il fondo ha acquisito e fuso insieme Tilney e Bestinvest dando vita al più grande gruppo del Regno Unito di gestioni patrimoniali per clienti privati con 9 miliardi di sterline in gestione (scarica qui il comunicato stampa),
Anche Permira, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, non parteciperà da solo alla partita per Icbpi. È ragionevole pensare, però, che non cerchi un altro fondo con il quale condividere l’operazione, bensì uno o più degli investitori istituzionali che hanno investito negli stessi fondi Permira, come avvenuto per esempio quando in Italia il team ha strutturato l’acquisizione di Valentino Fashion group.
Ora però c’è da capire che tipo di approccio alla vendita verrà tenuto dagli advisor e dagli azionisti di Icbpi. Potrebbero limitarsi a trattare con le due controparti o al limite a invitarne una terza, come per esempio un fondo come Apax, anch’esso con una certa esperienza nel settore finanziario. Ma non è escluso che alla fine si opti per strutturare un’asta competitiva vera e propria.
Ma non è tutto, perché c’è da capire anche se Banca d’Italia può avere qualcosa da ridire, visto che si tratta di un business strategico e che tempo fa fondi esteri di private equity avevano perso tempo e denaro in trattative per acquisire l’allora Sia Ssb per poi vedersi chiudere improvvisamente la porta dall’Authority, secondo cui non era opportuno cedere a stranieri quel tipo di attività. Alla fine, il controllo di Sia è stato poi acquisito da Fondo Strategico e Orizzonte sgr (si veda altro articolo di BeBeez).