Si avvicina l’annunciata separazione delle attività infrastrutturali di rete fissa da quelle commerciali di TIM, primo passo necessario per arrivare a integrare le reti di TIM e Open Fiber e creare così la tanto ricercata rete unica. Il tutto con il supporto di nuovi investitori industriali e finanziari e la contestuale riduzione del debito del gruppo TIM.
Ieri, infatti, il Consiglio di amministrazione di TIM ha “conferito mandato all’amministratore delegato, Pietro Labriola, a svolgere ogni attività utile per il conseguimento dell’obiettivo strategico del superamento dell’integrazione verticale e della riduzione del livello di indebitamento della società attraverso operazioni di trasferimento e valorizzazione di alcuni asset del gruppo” (si veda qui il comunicato stampa).
Nel dettaglio, il piano di scorporo, come già illustrato a grandi linee da Liabriola in occasione della presentazione del Piano industriale 2022-2024 lo scorso marzo (si veda qui il comunicato stampa sul piano industriale 2022-2024 e qui la presentazione agli analisti), prevede la possibilità di separare gli asset infrastrutturali di rete fissa (NetCo) dai servizi (ServiceCo, che include TIM Consumer, TIM Enterprise e TIM Brasil) con la seguente articolazione.
NetCo: include la rete fissa, primaria e secondaria, le attività wholesale domestiche e quelle internazionali (Sparkle). Netco può rappresentare il primo caso in Europa di realizzazione di un polo di infrastrutture e tecnologie di rete in fibra a disposizione di tutto il mercato e con una presenza capillare su tutto il territorio nazionale. Si concentrerà sul mercato wholesale con il compito di accelerare ulteriormente il deployment della rete in fibra, beneficiando nel medio-lungo termine dei cicli di investimento e dei relativi ritorni tipici del mercato infrastrutturale. La costituzione di NetCo è, come accennato sopra, prodromica all’integrazione delle reti di TIM e Open Fiber, di cui CDP Equity detiene il 60% del capitale sociale, con il resto in mano a Macquarie Infrastructure dallo scorso dicembre 2021 (si veda altro articolo di BeBeez). A questo fine ricordiamo che a fine maggio CDP Equity, KKR Infrastructure(attraverso Teemco Bidco srl), Macquarie Asset Management, Open Fiber e TIM hanno firmato un Memorandum of Understanding (MoU) non vincolante e si sono impegnate a negoziare in via esclusiva con l’obiettivo di arrivare alla firma degli accordi vincolanti entro il prossimo 31 ottobre (si veda altro articolo di BeBeez). La presenza di KKR come controparte degli accordi è dovuta al fatto che il colosso del private equity Usa nell’aprile 2021 ha acquisito il 37,5% di FiberCop, la nuova società in cui sono confluite la rete secondaria di TIM (cosiddetto ultimo miglio, dalla cabina in strada alle abitazioni) e la rete in fibra sviluppata da FlashFiber, la joint-venture di TIM (80%) con Fastweb (20%). Allora KKR aveva investito in FiberCop 1,8 miliardi di euro, sulla base di un enterprise value di circa 7,7 miliardi di euro, mentre Fastweb aveva ottenuto il 4,5, in cambio dell’apporto della sua quota di FlashFiber (si veda altro articolo di BeBeez). Il successo delle trattative sul tema rete unica, che vedrebbe TIM uscire dal business delle infrastrutture di rete, non è scontato, perché, secondo indiscrezioni, il colosso media e tlc francese Vivendi, grande azionista di TIM al 23,5%, ritiene che la rete di TIM oggi valga ben 31 miliardi di euro, compresi 10 miliardi di debito che verrebbero trasferiti a NetCo, numero questo che sarebbe lontano da quello ipotizzato dalla maggior parte degli analisti compreso tra i 17 e 21 miliardi, oltre che da CDP Equity, KKR e Macquarie che sarebbero gli azionisti finali. Si dice che alla fine la valutazione potrebbe aggirarsi sui 25 miliardi.
TIM Enterprise (parte di ServiceCo): include tutte le attività commerciali nel mercato Enterprise, le digital companies Noovle, Olivetti e Telsy. Comprende gli asset relativi ai data center. Facendo leva su una posizione di leadership presso la Pubblica Amministrazione e i grandi clienti e su una selling proposition end-to-end unica e distintiva, punta a conquistare quote in un mercato in crescita grazie alla spinta verso i servizi digitali. Un approccio da Tech-company, sempre più integrato, anche organizzativamente, per un’offerta end-to-end che valorizzerà pienamente l’unicità delle competenze e degli asset del gruppo, spinti dai trend di Cloud, IoT e Cybersecurity. La nota di TIM parla chiaramente di “eventuale ingresso di nuovi soci di minoranza in TIM Enterprise“. Su questo punto ricordiamo, infatti, che CVC Capital Partners a fine marzo aveva recapitato al Cda del gruppo tlc un’offerta non vincolante proprio per il 49% dell’area Enterprise di ServCo (si veda altro articolo di BeBeez). L’offerta, secondo quanto riferito da più fonti, valuterebbe l’area Enterprise circa 6 miliardi di euro, debito compreso, cioé una cifra che si colloca un poco al di sopra del minimo dell’ampio range di valutazione di 5-10 miliardi calcolato da alcuni analisti. Ricordiamo che il fatturato aggregato 2021 delle attività che formeranno l’area Enterprise di ServCo è stato di circa 2,7 miliardi di euro sul totale di 9,9 miliardi dell’intera ServCo (si veda qui la presentazione agli analisti) con un margine ebitda al 27/28%, ovvero di 730-760 milioni di euro. Su queste basi, ha calcolato Bestinver, con un multiplo ev/ebitda 2022 dei competitor pari a 15 volte e considerando che nella ServiceCo l’ebitda 2022 dovrebbe deteriorarsi leggermente, “ci ritroveremmo con un EV di circa 10/10,5 miliardi di euro per il business enterprise”. Peraltro nel frattampo sono tornati a circolare più forti i rumor relativi a un interesse per lo stesso dossier da parte di Apax Partners, come già segnalato su queste pagine a fine marzo (si veda altro articolo di BeBeez).
TIM Consumer (parte di ServiceCo): concentra al suo interno tutte le attività commerciali fisso e mobile nel mercato retail Consumer e Small and Medium Business (SMB). Comprende gli asset di rete mobile e le piattaforme di servizio. Una riorganizzazione profonda delle sue attività, basata sulla semplificazione, sarà l’elemento chiave per migliorare le performance.
TIM Brasil (parte di ServiceCo): player di riferimento nel mercato sudamericano delle comunicazioni, continuerà nel suo percorso verso una ‘Next Generation Telco’, che ha già consentito di raddoppiare la remunerazione agli azionisti. A seguito dell’acquisizione delle attività mobili del Gruppo Oi è prevista un’accelerazione della crescita dei ricavi, dell’ebitda e della generazione di cassa, con trend solidi.
Questo piano di business consentirà di migliorare le performance operative con un focus economico finanziario specifico per ciascuna entità e di attrarre nuovi partner industriali e finanziari, permettendo di accelerare i processi innovativi e lo sviluppo di un’offerta sui nuovi business orientati alla transizione digitale.