Tanto rumore per nulla? Potrebbe finire così la querelle tra la famiglia Trevisani, azionista di riferimento di Trevifin, il gruppo di ingegneria del sottosuolo quotato a Piazza Affari, da un alto, e gli altri azionisti e il suo management dall’altro, sul tema della ricapitalizzazione e ristrutturazione del debito.
Lo scorso 22 agosto, infatti, la società ha diffuso una nota (si veda qui il comunicato stampa) in cui dice che il Consiglio di amministrazione ha preso atto della comunicazione pervenuta dai membri della famiglia Trevisani, in proprio e nella qualità di azionisti indiretti del socio Trevi Holding SE, con la quale la famiglia ha presentato un’ipotesi di adesione agli accordi sottoscritti lo scorso 5 agosto per la realizzazione della manovra necessaria al riequilibrio della situazione finanziaria (si veda altro articolo di BeBeez). Constestualmente la famiglia ha presentato una proposta di “risoluzione dei contrasti e delle controversie giudiziarie nel frattempo insorte, subordinatamente all’accettazione di alcune condizioni e previa assunzione adozione e/o rilascio di ogni determinazione, atto e/o autorizzazione necessari a renderle legittime nel contesto della procedura di concordato preventivo di THSE”.
Il Cda di Trefin “ha valutato positivamente l’iniziativa e dato mandato al CRO Sergio Iasi per le opportune valutazioni e per approfondirne le concrete possibilità di realizzazione”.
Trevi ha chiuso il 2018 con ricavi in calo rispetto al 2017 a 618,1 milioni di euro, un ebitda di 50,1 milioni e un debito finanziario netto di 692,6 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). La manovra finanziaria di Trevi prevede come noto:
- un accordo di ristrutturazione del debito, che ha sfiorato i 400 milioni di euro al 30 giugno scorso (si veda qui il comunicato stampa); l’accordo prevede l’impegno delle banche a sottoscrivere azioni ordinarie della società nell’ambito dell’aumento di capitale tramite compensazione dei crediti per un importo massimo di 284,1 milioni di euro, secondo un rapporto di conversione pari a 4,5:1;
- un accordo di investimento, con cui gli attuali azionisti di Trevi FSI Investimenti spa (controllata da Cdp Equity e che oggi detiene il 16,85% di Trevifin) e il fondo di investimento Usa Polaris Capital Management, (che detiene il 10% di Trevifin), si impegnano a sottoscrivere 77,5 milioni dell’aumento di capitale in opzione per 130 milioni; sono inoltre previsti impegni di lock-up legati alle azioni sottoscritte per i 12 mesi successivi alla loro sottoscrizione e la possibilità per il socio Trevi Holding di aderire all’accordo dopo la data di sottoscrizione;
- la concessione da parte di alcune banche di nuova finanza a Trevi e Soilmec per far fronte alle esigenze di liquidità del Gruppo Trevi per un massimo di 41 milioni di euro, di cui 12 messi a disposizione prima dell’omologa dell’accordo di ristrutturazione.
Intanto Trevifin ha confermato che l’accordo di ristrutturazione è stato depositato l’8 agosto scorso presso il Tribunale di Forlì competente per l’omologazione ai sensi dell’articolo 182 bis della legge fallimentare.