Mentre la vendita della rete fissa di TIM marcia rapidamente verso il traguardo (si veda altro articolo di BeBeez), gli altri operatori sono letteralmente sul piede di guerra e alla ricerca di soluzioni alternative a quelle finora sul tavolo. Così, dopo lo stop all’integrazione con iliad da parte di Vodafone, che sarebbe invece in trattative con Fastweb (si veda altro articolo di BeBeez), WindTre si ritrova in altissimo mare nella vendita al private equity svedese EQT del 60% della sua rete fissa e mobile (si veda altro articolo di BeBeez), operazione da 3,4 miliardi di euro (di enterprise value) che si sarebbe dovuta finalizzre il prossimo 12 febbraio dopo uno slittamento di tre mesi. Secondo quanto scrive MF-Milano Finanza, il closing sarebbe infatti saltato definitivamente perché in questo lasso di tempo le parti, nell’ambito del deal, non avrebbero trovato la quadra sulla gestione dei precedenti accordi siglati da WindTre per la condivisione del 5G nel 2019 con Fastweb (si veda qui il comunicato stampa dell’epoca) e all’inizio del 2023 con iliad (si veda qui il comunicato stampa di allora).
La prima intesa strategica decennale prevede la realizzazione di un’infrastruttura 5G su tutto il territorio nazionale, gestita da WindTre ma utilizzata anche da Fastweb, in grado di coprire il 90% della popolazione entro il 2026. Fastweb, che fa capo all’operatore elvetico Swisscom, era riuscito a partecipare nel 2018 alle aste per le frequenze aggiudicandosi un piccolo lotto, poi ceduto a WindTre con l’obiettivo di spuntare uno sconto sui servizi di utilizzo della rete di quest’ultima, guidata da Gianluca Corti e Benoit Hanssen e controllata dal colosso cinese CK Hutchison Holdings, quotato a Hong Kong. La mancata previsione di garanzie da parte di WindTre a favore di Fastweb nell’accordo con EQT avrebbe determinato lo stallo delle trattative con il gruppo finanziario svedese.
Il nodo più difficile da sciogliere sarebbe comunque quello con iliad, con cui poco più di un anno fa WindTre ha creato la joint venture paritetica Zefiro Net srl con “lo scopo di condividere e gestire congiuntamente le rispettive reti di telefonia mobile nelle aree meno densamente popolate del territorio nazionale, in cui risiede circa il 26,8% della popolazione italiana, per accelerare la diffusione delle reti di telefonia mobile, incluse quelle 5G”.
La nuova società ha in pancia circa settemila ponti radio nelle cosiddette aree bianche e anche questi rientrano nella vendita a EQT. iliad non ha potere di veto sull’operazione tra WindTre ed Eqt, ma ha il diritto di vendere la sua metà di Zefiro. L’accordo vincolante siglato con il private equity svedese non contempla però l’acquisizione di un’ulteriore quota di Zefiro Net, eventualità che farebbe quindi saltare il valore dell’operazione.
Che il deal tra WindTre ed EQT potesse naufragare era comunque nell’aria da mesi (anche se per porre la parola fine bisognerà come detto aspettare il 12 febbraio), soprattutto da quando il direttore esecutivo di CK Hutchison Holdings Edith Shih aveva scritto in una nota diffusa dal Sole 24 Ore che, “poiché la chiusura è subordinata al soddisfacimento o alla rinuncia di determinate condizioni, rimane la possibilità che l’operazione potrebbe non procedere. Si consiglia agli azionisti e ai potenziali investitori della società di prestare cautela nella negoziazione dei titoli” della capogruppo quotati, come detto, a Hong Kong.
Allo stato, WindTre potrebbe vendere parte o tutta la sua rete italiana solo a iliad, che fa capo al tycoon Xavier Niel, l’unico operatore che ha intenzione di rafforzarsi nel Belpaese e che dispone delle risorse finanziarie necessarie. L’ipotesi prevederebbe il rafforzamento dell’intesa in Zefiro Net, in cui potrebbe confluire anche l’infrastruttura di WindTre presente nelle aree nere (quelle più densamente popolate, come le grandi città) e nelle aree grigie. L’operazione potrebbe avvenire semplicemente conferendo a Zefiro Net la newco CKI-HH MSR 22 (NetCo), ovvero il ramo d’azienda scorporato da WindTre l’anno scorso che contiene tutti gli assets di accesso radio, accesso fisso, trasporto e rete. Questa è la società il cui 60% era destinato a EQT tramite Marconi TopCo sarl, che fa capo al fondo EQT Infrastructure VI. Il restante 40% era invece destinato alla controllante indiretta di WindTre: CK Hutchison Group Telecom Italy Investments sarl. La NetCo, guidata da Hanssen, aveva anche registrato la scorsa estate un nuovo marchio e il relativo dominio Internet: Niunet, contraddistinto da diverse linee raffiguranti un uccello con in basso la nuova denominazione sociale.