Il Coronavirus potrebbe portare a una perdita di oltre 20 miliardi di euro di transazioni immobiliari in Italia. Lo ha detto il 25 marzo scorso Luca Dondi, amministratore delegato di Nomisma, in occasione della presentazione in diretta streaming dell’Osservatorio sul mercato immobiliare del 2020. Dondi ha spiegato: “Le prospettive per il mondo del real estate sono quelle di una caduta rapida seguita da una ripresa lenta, con le transazioni fortemente colpite nel breve e sensibilmente nel lungo periodo. L’impatto sui prezzi sarà diluito e ci aspetta un periodo caratterizzato dall’attendismo sul fronte degli investimenti. Tutti i settori saranno colpiti, ma retail e alberghiero subiranno più di altri gli effetti di questa nuova e per certi versi inedita crisi economica”.
La situazione del real estate già da qualche mese presentava alcune difficoltà, anche senza il coronavirus: “La componente certa di acquisto immobiliare si era ridotta a 500 mila famiglie, ma rimaneva una quota significativa di domanda potenziale, due milioni di famiglie che avrebbero potuto acquistare. Al momento frenate dalla debolezza economica”, ha chiarito l’ad di Nomisma.
La società ha elaborato due scenari: uno soft (ottimista) e uno hard (pessimista). Nel primo caso, prevede un calo di 278 mila transazioni residenziali nei prossimi tre anni (48 mila nel 2020) e una diminuzione di 9,4 miliardi di euro di capitali investiti nei tre anni (2,6 miliardi nel 2020). Nello scenario pessimista, da qui al 2022 le transazioni mancate potrebbero arrivare a 587 mila (118 mila nel 2020), mentre la spesa corporate si potrebbe ridurre di 18,3 miliardi (5,8 miliardi nel 2020).
Per quanto riguarda gli investimenti immobiliari corporate (complessi cielo-terra di valore superiore a 5 milioni di euro), il mercato è stato molto dinamico fino all’arrivo del coronavirus: nel solo 2019 in Italia è stata investita la cifra record di 12,3 miliardi di euro, in buona parte da operatori stranieri. A beneficiarne sono stati soprattutto il comparto alberghiero, quello della logistica e la città di Milano, dove si è concentrato il 40% di questi investimenti e il 75% dei capitali dall’estero. “L’impatto del contagio sulla Lombardia toglie a Milano i vantaggi avuti sinora. L’impatto sull’economia sarà consistente ovunque. È chiaro che Milano ha molte risorse da mettere a frutto e capacità di ripartire prima degli altri quando sarà il momento”, ha detto ancora Dondi, che ritiene che “la ripresa dipenderà dalle strategie che il governo metterà in campo per sostenere i redditi, dalla flessibilità delle banche sul fronte mutui e da come la crisi si rifletterà sull’economia in generale”.
Il pessimismo di Nomisma è condiviso dagli operatori del settore immobiliare. Il 79% di loro ritiene che il mercato immobiliare nazionale si ridurrà almeno del 10% quest’anno. Lo rileva la instant survey #IlREnonsiferma, condotta questo mese dall’istituto di ricerca italiano Scenari Immobiliari (si veda qui lo studio completo). I comparti più colpiti, saranno alberghi, case vacanza, negozi in posizioni secondarie, residenziale usato e alberghi di alta gamma.
Sul fronte degli investimenti istituzionali, l’aspettativa del 67% degli operatori immobiliari è di cali del 10-30%. Milano impiegherà almeno 6 mesi per ripartire, mentre a a crisi Roma si rischia di soffocare sul nascere la “ripresina” in corso. Della recessione potrà beneficiare chi ha liquidità per acquisti speculativi, ritiene la maggioranza degli operatori. Per recuperare, gli operatori immobiliari stanno pensando di: incrementare le attività di consulenza e l’attenzione al cliente; progettare e costruire nuove aree di business; avviare strategie commerciali per aumentare il fatturato.
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