Non si preannuncia una settimana facile per l’incubatore quotato all’Aim Italia, H-Farm, che ha convocato l’assemblea straordinaria per sabato 14 dicembre in seconda convocazione. All’ordine del giorno, infatti, c’è una ricapitalizzazione da 8 milioni di euro, che sarà condotta tramite la sottoscrizione di strumenti finanziari partecipativi (si veda qui il comunicato stampa) e che si è resa necessaria di fronte alle difficoltà finanziarie per i ritardi dell’H-Campus (si veda altro articolo di BeBeez).
Come noto, la partenza del progetto di costruzione del Campus, che nei piani iniziali doveva essere aperto e inaugurato per l’autunno del 2018, è stata fatta slittare di un biennio dalla Regione Veneto con conseguenti problemi che hanno comportato impatto di costi e tempi molto più ampi di quanto inizialmente preventivato (si veda altro articolo di BeBeez e qui il comunicato stampa sul bilancio 2018). Finalmente a metà dello scorso settembre i lavori sono iniziati (si veda altro articolo di BeBeez). L’operazione H-Campus era stata varata nel febbraio del 2017 e finanziata da un nuovo fondo immobiliare chiuso, non speculativo, denominato Ca’ Tron – H-Campus, gestito da Finint Investments sgr e sottoscritto da Cattolica Assicurazioni (56% del patrimonio), da CDP Investimenti sgr (40, tramite il fondo FIA 2 Smart housing, Smart working, Education & Innovation) e da Ca’ Tron Real Estate, la società dei fondatori di H-Farm, che detiene il restante 4% (si veda altro articolo di BeBeez). Il progetto prevede investimenti per oltre 101 milioni di euro, di cui 60 milioni per il campus e oltre 41 milioni per l’acquisizione di immobili esistenti e terreni.
Nel dettaglio, la nota di H-Farm spiega che per la ricapitalizzazione è stato scelto di utilizzare lo strumento finanziario partecipativo (SFP) perché le attuali condizioni del mercato non consentirebbero il lancio di un aumento di capitale sociale e perché consente di non avere effetti formalmente diluitivi sull’azionariato, mentre permette comunque di raggiungere il risultato del rafforzamento patrimoniale e finanziario della società e di avere la finanza necessaria per accelerare la crescita. Gli SFP in questione attribuiscono ai sottoscrittori il diritto di percepire il 98% delle distribuzioni (utili, riserve, saldo di liquidazione) deliberate dalla società fino al raggiungimento di un importo massimo stabilito. Gli SFP pagheranno un rendimento compreso tra lo 0,50% e il 2,50% del valore nominale in funzione del periodo nel quale avverrà il rimborso. Il rendimento, all’interno del range sopra indicato, aumenterà di 0,5% ogni anno fino ad arrivare al massimo del 2,50%.
La nota spiega anche che gli “SFP non verranno offerti alla generalità degli azionisti, ma nel rispetto dei presidi regolamentari applicabili, ad alcuni di essi che hanno già espresso alla società le loro manifestazioni di interesse non vincolanti a sottoscrivere parte degli strumenti finanziari in emissione, al fine di supportare ulteriormente lo sviluppo della società e nell’interesse generale di tutti gli azionisti”.
Gli azionisti che hanno annunciato l’interesse a sottoscrivere gli SFP sono da un lato il fondatore Riccardo Donadon (per un milione di euro) e dall’altro Cattolica Assicurazioni, per i restanti 7 milioni. Il Consiglio di amministrazione del gruppo assicurativo ha infatti approvato nei giorni scorsi l’impegno ad intervenire nella sottoscrizione degli strumenti finanziari partecipativi necessari, visto il suo coinvolgimento nel progetto dell’H-Campus e in particolare perché è proprietaria della tenuta agricola di Ca’ Tron su cui dovrà sorgere l’H-Campus. Cattolica, peraltro, è azionista di H-Farm al 4,5%, dentro un patto di sindacato che vincola il 15,3% delle azioni (le altre quote rilevanti sono l’11% della E-Farm di Donadon, l’11% della Red Circle di Renzo Rosso, l’8,6% di Giuseppe Miroglio e il 6,4% della famiglia Giol). In occasione dello stesso Cda, però, la scelta è stata contestata dall’ex amministratore delegato Alberto Minali, al quale sono state improvvisamente ritirate le deleghe nei giorni scorsi, pur restando membro del consiglio (si veda qui il Corriere di Verona e qui Il Sole 24 Ore)
H-Farm aveva chiuso il 2018 con una perdita di 4,9 milioni di euro (sebbene in miglioramento rispetto ai 6,2 milioni del 2017), ma con un ebitda per la prima volta positivo, passato dai -2,1 milioni del 2017 a 1,1 milioni, grazie alla gestione del portafoglio di partecipazioni, Il tutto a fronte di un valore della produzione che ha registrato un balzo del 37,9% a quota 61,5 milioni, ma anche con un aumento del debito da 4,1 a 5,7 milioni (si veda altro articolo di BeBeez). Ma il trend positivo di recupero dei margini del 2018 si è già invertito nel corso del 2019, con la semestrale che ha evidenziato un valore della produzione di 30 milioni (in linea con il semestre 2018), un ebitda negativo per 2,4 milioni (da un ebitda positivo per 1,35 milioni nel semestre 2018) perdite per 5,16 milioni (da -0,9 milioni), facendo scendere il patrimonio netto da 21 a 16 milioni e con un debito finanziario netto di 5,86 milioni (da 5,7 milioni). Intanto il titolo H-Farm a Piazza Affari quota poco sotto i 35 centesimi, lievemente al di sopra dei minimi storici a 32,9 centesimi segnati a inizio novembre.
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