La famiglia Trevisani, la stessa che controlla la Trevi Finanziaria quotata a Piazza Affari e leader mondiale nel campo delle perforazioni del sottosuolo, ha ceduto il controllo del Cantiere del Pardo, produttore delle iconiche barche a vela Grand Soleil, a due manager storici dell’azienda.
A comprare la maggioranza della società sono stati infatti Fabio Planamente, sinora general manager, e Gigi Servidati, sinora sales manager. I due, tramite il veicolo Gifa Holding, hanno sottoscritto un aumento di capitale da 5 milioni di euro, mentre la famiglia Trevisani si è diluita di conseguenza, pur restando azionista di minoranza, così come Andrea Amadori, altro socio di minoranza della società. Ad affiancare i due manager nell’operazione di management buyout è stato l’advisor LS Roma.
Che un cambio di azionariato in Cantiere del Pardo fosse nell’aria era noto da inizio anno, cioé da quando era stato chiaro che la famiglia Trevisani avrebbe dovuto risparmiare le forze per il salvataggio di Trevi Finanziaria (si veda altro articolo di BeBeez).
Cantiere del Pardo era entrato nell’orbita della famiglia Trevisani nel novembre 2014, quando la famiglia lo aveva rilevato in situazione critica dal gruppo tedesco Bavaria Yachtbau, controllato dai fondi Anchorage Advisors e Oaktree Capital (si veda altro articolo di BeBeez). Sotto la nuova realtà era confluito anche il marchio Sly Yachts, già di proprietà della famiglia dal 2010. L’investimento si dice fosse stato all’epoca di 7 milioni di euro, più parziali accolli di debiti che la società aveva con banche e fornitori.
Grand Soleil aveva comunque vissuto anni travagliati già prima. Bavaria Yachtbau, che ne aveva acquisito il controllo della società italiana insieme al cantiere francese Dufour nel 2010, aveva deciso di concentrarsi esclusivamente sul marchio tedesco Bavaria, sostanzialmente non curandosi più dello sviluppo degli altri due marchi. A sua volta Bavaria aveva acquisito nel 2006 i due marchi già in situazione critica, rilevandoli dalla holding International Sailing Boats, che a sua volta faceva capo al fondo di private equity Rhone capital. L’offerta del costruttore tedesco di barche a vela aveva battuto allora l’altra offerta sul tavolo, quella del fondo Orlando Italy.
L’investimento da parte di Rhone capital si era rivelato complicato già a fine 2008, quando la società aveva dovuto deliberare una ricapitalizzazione da 20 milioni e rinegoziare il debito, ma nel 2009 e 2010 le cose sono andate peggio e a quel punto Rhone Capital non ha più voluto versare nuova finanza nel cantiere di cui aveva acquistato il 70% dal fondatore Giuseppe Giuliani Ricci, dai manger e da altri investitori, tutti rimasti nel capitale con quote minori. A novembre 2010 era poi arrivata Bavaria.
Cantieri del Pardo ha chiuso l’esercizio al 31 agosto 2017 con 23,4 milioni di euro di ricavi, un ebitda di 1,7 milioni e un debito finanziario netto di 11,2 milioni, che allora comprendeva anche un minibond da 200 mila euro quotato all’ExtraMot Pro, poi scaduto lo scorso settembre e rifinanziato in anticipo a inizio agosto da un prestito da 300 mila euro incassato tramite la piattaforma di lending Lendix. Quel prestito è stato sottoscritto per il 71% da investitori istituzionali riuniti nel veicolo di investimento raccolto da Lendix a inizio anno (si veda altro articolo di BeBeez).
Quel prestito è stato incassato per finanziare l’acquisizione di nuovi stampi e la partecipazione a fiere. Si tratta della prima quota di un finanziamento complessivo di 1,5 milioni. La seconda tranche, si leggeva nella proposta della campagna su Lendix, “potrà essere finanziata alla fine del 2018 subordinatamente a un conferimento di capitale”. Conferimento che è appunto appena arrivato. Il prestito è stato strutturato nella forma di flexible bridge loan, che offre al richiedente la possibilità di pagare anticipatamente e senza commissioni dopo i primi 9 mesi, anche in caso di rifinanziamento da parte di altri istituti finanziari.