Sarà liquidata Vei 1, la Spac istituzionale promossa dalla vicentina Palladio Finanziaria Holding spa (PFH). Il Consiglio di amministrazione di Vei 1, infatti, lo scorso 20 febbbraio ha convocato l’assemblea, in sede straordinaria, i prossimi 23 e 24 marzo in prima e seconda convocazione, per deliberare in merito alla nomina di uno o più liquidatori (si veda qui la Relazione degli amministratori all’assemblea degli azionisti).
Vei 1 era stata quotata all’Aim Italia nel febbraio 2018 (si veda altro articolo di BeBeez), dopo aver raccolto dagli investitori 100 milioni di euro (si veda altro articolo di BeBeez). Il primo azionista è la stessa Palladio Holding, che ha sottoscritto il 20% della raccolta. Vei 1 si era posta come obiettivo la ricerca di un’impresa italiana con un equity value tra i 100 e i 400 milioni di euro, che poteva essere anche individuata tra le società nel portafoglio del fondo di private equity Vei Capital, gestito dalla stessa Palladio. Nel marzo 2018 il managing partner di PFH, Sergio Ravagli, dopo l’investimento di Palladio in Uni Gasket insieme ad Amundi Private Equity (si veda altro articolo di BeBeez), aveva dichiarato: “Tutte le opportunità di taglia da 80-100 milioni che ricadranno per dimensione nel target potenziale della Spac verranno in prima battuta presentate appunto a Vei 1″.
Nella realtà, però, si legge nella Relazione degli amministratori, “nonostante le attività poste in essere dal management della società al fine di individuare una possibile società target con cui realizzare l’operazione rilevante e in un contesto di mercato sempre meno favorevole, non è stato possibile identificare opportunità per realizzare un’operazione rilevante in grado di creare valore per gli azionisti anche tenuto conto del termine statutario di durata della società del 29 febbraio 2020“. Il patrimonio netto, che a fine dicembre 2019 era pari a 102 milioni di euro, al netto delle attività strettamente liquidatorie volte al soddisfacimento dei creditori della società, sarà distribuito agli azionisti al prezzo di 10 euro per azione.
L’insuccesso di Vei 1 non ha nulla a che fare con l’impatto negativo sull’economia del dilagare del coronavirus, visto che la delibera del Cda è precedente lo scoppio del contagio. Secondo Vei, le ragioni della mancata individuazione di una società target con cui realizzare la business combination sono in gran parte riconducibili alle “condizioni non favorevoli di mercato primario” e in particolare:
“(i) la diffusione tra gli investitori di una percezione non positiva delle operazioni con special purpose acquisition companies (c.d. SPAC), per lo più, imputabile alla performance negativa registrata dalla maggior parte delle SPAC e delle società risultanti da recenti operazioni di business combination, e confermata anche dalla mancata quotazione di ulteriori SPAC programmate per fine 2019;
(ii) la constatata difficoltà di individuare possibili società target di qualità e a valutazioni attraenti che, a propria volta, considerassero l’operazione con una SPAC più vantaggiosa dell’ipo diretta o di operazioni con fondi di private equity;
(iii) i recenti tentativi di promuovere ipo da parte di primarie società poi costrette a rinunciare al proprio progetto di quotazione a causa delle non favorevoli condizioni del mercato primario italiano;
e (iv) le tensioni sui mercati internazionali dovute ai rapporti commerciali tra Stati Uniti e Cina e al potenziale rallentamento dell’economia globale”.
Si tratta solo dell’ultimo caso di una serie di Spac che nell’ultimo anno e mezzo si sono scontrate con varie difficoltà nel portare a termine la business combination con un’azienda target. Nei giorni scorsi, infatti, i soci della Spac Spactiv hanno esercitato un numero di recessi molto superiori a quelli massimi consentiti dallo statuto affinchè la business combination possa essere considerata valida e l’operazione di integrazione con la casa di moda Betty Blue è ora quindi appesa a un filo (si veda altro articolo di BeBeez).
Soprattutto è emerso un punto debole cruciale nella struttura delle Spac tradizionali, che BeBeez ha già sottolineato più volte e cioè il fatto che quando le quotazioni di mercato per vari motivi si trovano al di sotto dei tradizionali 10 euro utilizzati in ipo da praticamente tutte le Spac, allora chi compra a quei prezzi spesso lo fa pensando che quando si presenterà l’occasione per il recesso, potrà essere rimborsato a 10 euro o poco meno, il tutto nel giro di pochi mesi. Certo, se tutti fanno questo ragionamento l’operazione salta e quindi la nuova scommessa è sperare che la Spac in questione non riesca a trovare una soluzione prima della scadenza dei canonici 2 anni dalla quotazione, nel qual caso sarà costretta a sciogliersi e rimborsare i soci sempre a 10 euro.