Ermenegildo Zegna si prepara a sbarcare al NYSE con numeri che indicano una grande riscossa dopo la crisi del 2020 innescata dalla pandemia.
Il noto gruppo di abbigliamento uomo, infatti, ha chiuso il primo semestre dell’anno con ricavi in rialzo del 50% rispetto ai primi sei mesi 2020 a quota 603,3 milioni di euro, un ebit rettificato a 66,8 milioni contro un ebit negativo per 52 milioni nello stesso periodo del 2020 e e con un utile di 32,2 milioni contro una perdita di 86,7 milioni. Il tutto con un indebitamento finanziario netto di 73,3 milioni dai soli 6,7 milioni di fine 2020 (si veda qui il comunicato stampa).
Si tratta di numeri, quindi, che, ipotizzando un trend analogo per il secondo semestre dell’anno, porterebbero effettivamente a raggiungere i target previsti per fine anno dal gruppo in occasione dell’annuncio della business combination con la Spac Investindustrial Acquisition Corp lo scorso luglio (si veda altro articolo di BeBeez).
Il gruppo, infatti, aveva ipotizzato per fine 2021 ricavi consolidati per 1,2 miliardi di euro (da 1,005 miliardi del 2020 e dagli 1,306 miliardi del 2019, ), un ebitda core rettificato di 264 milioni (da 193 milioni nel 2020 e 282 milioni nel 2019), un ebit rettificato di 111 milioni (da 24 milioni e 112 milioni) e un debito finanziario netto di 84 milioni.
Ermenegildo Zegna è uno dei principali gruppi mondiali del lusso, riconosciuto a livello internazionale per l’eccellente qualità e il design dei suoi marchi Zegna e Thom Browne e per i tessuti e le fibre nobili
Tornando ai dati semestrali, in particolare, i ricavi sono stati trainati dall’area Apac (+63% rispetto al primo semestre 2020) e soprattutto della zona della Cina (+8,1%). Gli altri mercati della regione sono stati colpiti invece dal calo del turismo e dalle restrizioni legate al coronavirus, tra cui il Giappone, dove le vendite sono diminuite del 9,1%. Nell’area Emea, che ha continuato a risentire dei lockdown con conseguente chiusura temporanea dei negozi e dei limitati flussi turistici nella prima metà del 2021, Zegna ha registrato un aumento dei ricavi del 37,9% rispetto allo stesso periodo del 2020 grazie alla ripresa del traffico dei clienti domestici soprattutto nel secondo trimestre grazie all’allentamento delle restrizioni legate alla pandemia. In particolare l’Italia ha superato la media regionale con una crescita del 65,2% anno su anno. Il nord America ha registrato un aumento dei ricavi del 26,8% nel primo semestre 2021 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente con un’accelerazione nel secondo trimestre. La performance è stata guidata dagli Stati Uniti che sono cresciuti del 28,9% nei sei mesi, rispetto allo stesso periodo del 2020. Le vendite in America Latina sono quasi raddoppiate nel primo semestre 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020.
A livello di ricavi, quelli del segmento Zegna sono stati pari a 465,9 milioni (+36,1%), contro i 142,6 milioni del segmento Thom Browne (+125,6%). Per quanto concerne l’Ebit rettificato, quello del segmento Zegna è stato pari a 39 milioni (8,4% dei ricavi), mentre quello del segmento Thom Browne si è attestato su 27,8 milioni (19,5% dei ricavi). I mesi di luglio, agosto e settembre hanno continuato a mostrare una solida crescita dei ricavi rispetto allo stesso periodo del 2020. La performance mondiale del gruppo era quindi vicina ai livelli pre-COVID-19 a fine settembre.
Ermenegildo Zegna, ceo dell’omonimo gruppo, ha commentato: “Negli ultimi 18 mesi abbiamo vissuto una situazione senza precedenti. La nostra maggiore attenzione al nostro marchio storico, il rafforzamento della nostra piattaforma tessile di lusso e il ritmo dinamico di Thom Browne hanno sostenuto una forte ripresa durante la prima metà di quest’anno, che si è accelerata durante l’estate. Mentre la situazione sanitaria rimane incerta a livello globale, siamo pronti ad affrontare i prossimi mesi con entusiasmo, concentrandoci sull’implementazione della strategia Zegna one brand. Continueremo ad investire in creatività, innovazione, talento e tecnologia per sostenere la posizione di leadership del Gruppo Zegna nel mercato globale del lusso.”
Ricordiamo (si veda qui l’investor presentation) che in caso di zero recessi da parte degli azionisti della Spac contrari alla business combination con il gruppo Zegna, l’entità risultante dalla fusione avrà un enterprise value iniziale atteso di 3,2 miliardi di dollari con una capitalizzazione di mercato prevista di 2,5 miliardi. L’enterprise value proposto implica un multiplo di 18,1 volte l’ebit previsto per il 2022 e si confronta con multipli in media più alti ai quali girano i comparable. Per esempio, Kering gira a 19,4 volte e LVMH a 24,1, mentre Brunello Cucinelli arriva addirittura a 44,8 volte e Prada a 37,2.
Nel dettaglio, i capitali a disposizione dell’operazione ammontano in totale a 2,432 miliardi di dollari, considerando 1,554 miliardi di dollari rappresentati dalla partecipazione residua della famiglia Zegna nel capitale del gruppo, oggi controllato al 100%. Il resto, come già noto, è rappresentato dai circa 403 milioni della disponibilità della Spac; dai 250 milioni dell’accordo PIPE (Private Investment in Public Equity) sottoscritto da un gruppo di investitori istituzionali, nomi di rilievo dell’industria del lusso, membri del Consiglio di Amministrazione e del top management della società; e infine dai 225 milioni del forward purchase agreement siglato con Strategic Holding Group sarl (SSH), veicolo di investimento indipendente del fondo Investindustrial VII, così come già annunciato al momento della quotazione della Spac.
Dei circa 880 milioni di dollari di nuovi capitali al servizio dell’operazione (somma dei 403, 250 e 225 milioni), ci saranno 546 milioni in cosiddetti “secondary proceeds”, che saranno versati alla famiglia Zegna, che a quel punto resterà con una quota del 62,2%, mentre Investindustrial, a fronte del forward purchase agreement, avrà l’11,3% e il mercato (cioé gli ex azionisti della Spac e gli investitori del PIPE) avrà il restante 26,5%.