La famiglia Zegna incasserà 546 milioni di dollari in occasione della business combination del Gruppo Ermenegildo Zegna con Investindustrial Acquisition Corp. (IIAC), la Spac sponsorizzata da Investindustrial e quotata al NYSE lo scorso novembre, incassando 402,5 milioni di dollari dagli investitori (si veda altro articolo di BeBeez,). La cifra emerge tra le pieghe della lunga presentazione agli investitori pubblicata ieri dalla Spac e discussa in occasione di una conference call che spiega i dettagli dell’operazione, che invece nel comunicato stampa diffuso ieri mattina non erano ancora stati spiegati (si veda altro articolo di BeBeez).
Nel dettaglio, ora si legge nella presentazione che, sempre in caso di zero recessi, i capitali a disposizione dell’operazione ammontano in totale a 2,432 miliardi di dollari, considerando 1,554 miliardi di dollari rappresentati dalla partecipazione residua della famiglia Zegna nel capitale del gruppo, oggi controllato al 100%. Il resto, come già noto, è rappresentato dai circa 403 milioni della disponibilità della Spac; dai 250 milioni dell’accordo PIPE (Private Investment in Public Equity) sottoscritto da un gruppo di investitori istituzionali, nomi di rilievo dell’industria del lusso, membri del Consiglio di Amministrazione e del top management della società; e infine dai 225 milioni del forward purchase agreement siglato con Strategic Holding Group sarl (SSH), veicolo di investimento indipendente del fondo Investindustrial VII, così come già annunciato al momento della quotazione della Spac. Dei circa 880 milioni di dollari di nuovi capitali al servizio dell’operazione (somma dei 403, 250 e 225 milioni), ci saranno 546 milioni in cosiddetti “secondary proceeds”, che saranno versati appunto alla famiglia Zegna, che a quel punto resterà con una quota del 62,2%, mentre Investindustrial, a fronte del forward purchase agreement, avrà l’11,3% e il mercato (cioé gli ex azionisti della Spac e gli investitori del PIPE) avrà il restante 26,5%.
Sulla base del valore della transazione, ricordiamo che l’entità risultante dalla fusione avrà un enterprise value iniziale atteso di 3,2 miliardi di dollari con una capitalizzazione di mercato prevista di 2,5 miliardi, ipotizzando zero recessi da parte degli attuali azionisti di IIAC. L’enterprise value proposto implica un multiplo di 18,1 volte l’ebit previsto per il 2022 e si confronta con multipli in media più alti ai quali girano i comparable. Per esempio, Kering gira a 19,4 volte e LVMH a 24,1, mentre Brunello Cucinelli arriva addirittura a 44,8 volte e Prada a 37,2.
Sempre dalla presentazione agli investitori, emerge che nel 2020 i ricavi del gruppo Ermenegildo Zegna sono crollati a 1,005 miliardi dagli 1, 306 miliardi del 2019 e che quest’anno dovrebbero tornare a risalire a 1,207 miliardi per poi arrivare a 1,342 miliardi nel 2022. Quanto all’ebit, dopo il crollo a 17 milioni di euro nel 2020 dai 116 milioni del 2019, quest’anno dovrebbe recuperare e tornare a 111 milioni per poi arrivare a 142 milioni nel 2022.
Infine da segnalare che il filing alla Sec che illustra l’operazione precisa anche che prima di tutto il gruppo Zegna condurrà una trasformazione transfrontaliera (cross-border conversion), trasferendo la sede dall’Italia in Olanda e trasformandosi in una società olandese a responsabilità limitata (Dutch public limited liability company).