Introdotto da una normativa del dicembre 2012, l’equity crowdfunding in Italia ha gettato le prime basi, ma è evidente che lo strumento deve ancora carburare ed è altrettanto evidente che gli spazi di crescita sono molto ampi.
Secondo i dati dell’Osservatorio sul Crowdfunding del Politecnico di Milano, oggi in Italia operano 19 portali che hanno finora lanciato 34 operazioni di raccolta di capitale per start-up innovative, con un totale di mezzi raccolti pari a 3,3 milioni di euro.
I sottoscrittori sono frenati non tanto da veri e propri ostacoli normativi quanto dalle incertezze sui meccanismi di funzionamento dello strumento, dai timori che dietro ci sia qualche “fregatura”, oltre che dalla scarsa conoscenza delle proposte.
Websim è convinta che l’equity crowdfunding abbia tanta strada da percorrere davanti a sé in Italia per facilitare la nascita di nuove imprese e che possa rappresentare un interessante strumento per migliaia di risparmiatori desiderosi di “provare”, in piccolo o in piccolissimo, a investire in nuove avventure imprenditoriali, correndo i forti rischi dei professionisti del venture capital, ma anche inseguendone le grandi possibilità di guadagno.
Attraverso l’equity crowdfunding i promotori di una start-up innovativa raccolgono capitale di rischio attraverso un’offerta rivolta al pubblico su Internet. Quindi gli elementi fondamentali sono tre:
1) la società deve essere una start-up innovativa, così come definita dalla Legge 221 del 2012 e iscritta nell’apposito Registro delle imprese;
2) chi sottoscrive diventa azionista, perché la start-up emette capitale di rischio e non debito;
3) l’investimento avviene online.
In Europa, la patria dell’equity crowdfunding è la Gran Bretagna, dove lo strumento ha registrato una crescita impressionante.
Secondo un recente studio di AltFi, centro studi britannico sulla finanza alternativa, fra il 2011 e il 2013, ben 367 imprese hanno raccolto 18 milioni di sterline.
Nel solo 2014 la raccolta è salita a 59 milioni di sterline e nel 2015 è “esplosa” a 140 milioni.
Fra i progetti finanziati con l’equity crowdfunding ci sono anche E-Car Club, una società di noleggio di auto elettriche che lo scorso luglio è stata comprata da Europcar (il prezzo non è stato reso noto), e 4×4 Aviation, impresa che si propone di produrre automobili volanti.
Per ora, dice la ricerca di AltFi, il tasso di fallimento è contenuto: guardando alle 367 imprese finanziate fra il 2011 e il 2013, solo il 20% ha chiuso i battenti: un dato incoraggiante se si pensa al le statistiche dell’americana National Venture Capital Association dove risulta che su 10 start-up finanziate, circa quattro falliscono in breve tempo, altre tre o quattro vivacchiano prima di restituire agli investitori lo stesso capitale investito, e solo una o due hanno successo e producono forti guadagni.
INCENTIVO FISCALE. Concetto base dell’equity crowdfunding, quindi, è la possibilità di sottoscrivere in maniera rapida (via Internet) quote anche molto piccole di start-up dalle magnifiche speranze. Il tutto incentivato in Italia da un’agevolazione fiscale che consente ai privati di detrarre dalle imposte il 19% di quanto investito in una start-up innovativa.
Con l’aiuto del fondatore Tommaso Baldissera Pacchetti, cerchiamo di spiegare come funziona il portale milanese CrowdFundMe, dove attualmente è in corso l’offerta di quote di capitale di Watchy Talky, la società che intende promuovere un sito di social dating al femminile.
I PROGETTI. Il portale valuta tutti i progetti di start-up che gli vengono presentati, ma non tutti vengono promossi. Lo scrutinio dei più meritevoli viene fatto in collaborazione con PoliHub, l’incubatore del Politecnico di Milano che agisce anche come erogatore di servizi per start-up innovative, il quale ne certifica la fattibilità tecnica .
QUALI SOCIETA’. Non vengono ammesse all’equity crowdfunding società semplici o ditte personali. Le società devono essere Srl o Spa per far sì che il loro statuto possa meglio tutelare gli investitori.
LA VETRINA. I progetti vengono “esposti” sulla piattaforma con tutte le indicazioni sul business plan e le informazioni sui fondatori della società.
SCELGO DI INVESTIRE. Nel momento in cui una persona decide di sottoscrivere una o più quote di una start-up, clicca sul bottone “investi” e viene invitata a registrarsi fornendo nome, cognome, indirizzo e codice fiscale.
QUESTIONARIO E CONTRATTI. Il passo successivo consiste nel rispondere a un questionario in cui ci si dichiara consapevoli del rischio che si corre (tempo previsto 3 minuti) e successivamente si dichiara di avere letto il contratto: per chi vuole leggerlo per intero sono circa 20 pagine, redatte dallo studio legale Chiomenti di Milano.
ENTITA’ DELL’INVESTIMENTO. A questo punto il sottoscrittore deve indicare quante quote vuole sottoscrivere. Se l’investimento rimane al di sotto del 1.000 euro l’anno e 499 euro a chip non ci sono ulteriori formalità. Se si supera questo limite le norme Consob che regolamentano l’equity crowdfunding prevedono la profilatura Mifid: per eseguire questo passaggio l’investitore deve recarsi fisicamente a uno sportello della banca a cui si appoggia il portale il quale si assicurerà comunque che la procedura si svolga in brevissimo tempo. Infatti, tutti i portali italiani di equity crowdfunding non possono raccogliere i capitali di terzi, ma devono avvalersi di una banca o di un intermediario finanziario abilitato.
IBAN E BONIFICO. Selezionata l’entità dell’investimento, al sottoscrittore viene indicato l’Iban del conto corrente della banca depositaria dove fare il versamento. Una mail annuncerà al sottoscrittore che il suo versamento è andato a buon fine.
RECESSO. L’investitore che, una volta fatto il bonifico, ci ripensa, ha sette giorni di tempo per esercitare il diritto di recesso e chiedere la restituzione della somma investita.
ISCRIZIONE NEL LIBRO SOCI. Il documento che attesta che un soggetto ha investito in una start-up attraverso l’equity crowdfunding è il libro soci firmato dal notaio, che verrà inviato via mail a ogni sottoscrittore una volta conclusa l’operazione.
OPERAZIONE CONCLUSA E OPERAZIONE FALLITA. Per conclusa si intende l’operazione che ha raccolto la cifra minima indicata. Se tale cifra non viene raggiunta, la banca restituirà i soldi, per intero, ai sottoscrittori con bonifico.
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