Secondo un’analisi del sito americano Business Insider, le start-up britanniche nel Fintech hanno annunciato di avere raccolto oltre 40 milioni di sterline in poco più di un mese dal referendum sulla Brexit. Gli investmenti stanno quindi rimanendo costanti rispetto ad inizio anno nonostante lo shock. Ricordiamo che in base a un recente rapporto della società di consulenza KPMG, sono stati investiti 162 milioni di dollari (110,8 milioni di sterline) in 15 startup Fintech con sede nel Regno Unito tra gennaio e aprile 2016. Il trend sta quindi addirittura accelerando a conferma dell’interesse riscontrato da questa categoria di start-up tra gli investitori.
Un’altra ricerca pubblicata dalla private equity house IW Capital e da Crowdfinders società specializzata nel crowdfunding, ha stimato che il 52% degli investitori britannici intervistati (1.000), sono ancora desiderosi di investire nelle piccole e medie imprese del Regno Unito anche dopo la Brexit. Inoltre, il portale di crowdfunding Syndicate Camera ha dichiarato che gli investimenti sulla sua piattaforma sono aumentati del 51% nel mese di luglio rispetto a giugno.
Per quanto riguarda l’Italia, il business del Fintech è ancora poco esplorato, anche se ci sono diversi esperimenti molto interessanti. Il problema è la dimensione delle imprese, in quanto in Italia le imprese di questo settore hanno ancora dimensioni molto piccole con pochissime eccezioni.
In questo panorama si distingue i primo luogo Moneyfarm, società di consulenza finanziaria online, specializzata nella costruzioni di portafogli in Etf, che nel novembre del 2015 ha incassato 16 milioni di euro dal fondo inglese Cabot Square Capital e dall’italiano United Ventures.
Interessante anche il caso di SatisPay, start-up italiana che ha sviluppato un’applicazione per i pagamenti con smartphone che ha raccolto 5,5 milioni di euro con un primo round di investimenti a settembre 2014, e in seguito ha ricevuto altri 3 milioni di euro in aumento di capitale a settembre 2015. Segue nella classifica per capitale raccolto InstaPartners, che nella prima tranche aveva ottenuto 4 milioni di euro e che ha da poco concluso un nuovo aumento di capitale di altri 4 milioni di euro. Il progetto è quello di erogare finanziamenti alle pmi a fronte dell’acquisto di fatture commerciali, cartolarizzarli e vendere i titoli risultanti dall’operazione a investitori istituzionali, trattenendo sui libri una quota percentuale come richiesto dalla normativa.
Sulla scia positiva del Fintech troviamo Trapezita, start-up che ha sviluppato piattaforma online di consulenza finanziaria generica che guarda al modello dei robo-advisor. Trapezita non colloca prodotti finanziari e non esegue transazioni ma offre agli investitori consigli e metodologie di investimento attraverso un contatto remoto (web, email, sms, app), avvalendosi di consulenti finanziari generici esperti e certificati da un algoritmo proprietario: gli Strategist. Trapezita si differenza dal robo-advisor per la presenza degli Strategist che, a giudizio della società, dovrebbero consentire, rispetto a un singolo consulente, un minore rischio di errore dei segnali operativi forniti agli investitori.
Trapezita ha in corso un’operazione di raccolta fondi attraverso l’equity crowdfunding sul sito Equity Startup. Obiettivo di raccolta 180 mila euro euro tramite aumento di capitale. La valutazione complessiva della società (100% dal capitale sociale), prima dell’aumento di capitale, è di 382.500 mila euro. L’ investimento minimo 306 euro, ogni quota vale 38,25 euro e pertanto ad ogni investimento minimo di 360 euro corrispondono 8 quote. Attualmente le risorse finanziarie a disposizione della start-up provengono dal finanziamento soci per 110mila euro e da un finanziamento agevolato MPS per 200mila euro. Il piano prevede di raggiungere 6.800 clienti in tre anni, grazie anche all’ingaggio di più di 600 Strategist di cui la metà all’estero, con un fatturato di 2,5 milioni e un EBITDA di quasi 900mila euro (36%).
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