L’attività dei fondi di private equity in Italia ha registrato un calo fisiologico nel primo trimestre dell’anno, con 21 nuove operazioni, in linea con le 22 operazioni del primo trimestre del 2015. Il dato è però in calo netto dall’ultimo trimestre del 2015. Ma a fine anno accade sempre che si registri un picco di attività.
I dati emergono dall’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio Private Equity Monitor di LIUC – Università Cattaneo, supportato da Argos Soditic Italia, EY, Fondo Italiano di Investimento sgr e King&Wood Mallesons Studio Legale. Il Privaate Equity Monitor Index si è attestato così a quota 175, un valore indicativo di una buona vivacità del mercato, sebbene appunto ben al di sotto dei 267 punti del quarto trimestre dell’anno scorso e dei 275 punti del terzo trimestre. Calcolato su base trimestrale a partire dal primo trimestre 2003 (Base 100), il Pem index viene elaborato rapportando il numero di operazioni mappate dal Private Equity Monitor nel corso del trimestre di riferimento, al numero di investimenti realizzati nel trimestre utilizzato come base.
In questi primi tre mesi dell’anno i buy out rappresentano circa il 63% del mercato, mentre le operazioni di Expansion tornano a rivestire un ruolo significativo (32%), dopo la parentesi del 2015 (16% sull’intero anno).
“Si registra la costante presenza di operazioni di add-on a conferma dell’importanza dei progetti di aggregazione industriale, che ormai sono una delle chiavi di creazione di valore di maggior efficacia”, ha commentato Anna Gervasoni, ordinario LIUC e Presidente dell’Osservatorio ,
Permane infine una buona presenza di investitori internazionali: circa il 37% dei deals è, infatti, riconducibile a operatori non domestici, ad ulteriore conferma del ritrovato interesse verso l’Italia.