E’ arrivata con una lista di 12 richieste la delegazione della neonata Assofintech ieri a Roma all’audizione alla Commissione Finanze della Camera, nell’ambito della serie di incontri con i rappresentanti del settore iniziata lo scorso settembre e che prossimamente vedrà impegnati anche Consob e Abi (scarica qui il video integrale dell’audizione).
Alessandro Lerro, presidente di Assofintech, oltre a essere il presidente dell’Associazione delle piattaforme italiane di equity crowdfunding, ha portato l’attenzione dei deputati presenti su una serie di temi molto operativi.
- In primo luogo è stato chiesto che le piattaforme di equity crowdfunding possano intermediare anche strumenti di debito e non soltanto quote azionarie, con l’accortezza, però, che nel caso del debito gli investitori ammessi a operare siano soltanto quelli professionali, al pari di quelli che sono abilitati a investire in minibond sul mercato ExtraMot Pro. Secondo quanto risulta a MF Milano Finanza, peraltro, questa ipotesi è già stata discussa informalmente anche con Consob.
- Ancora sul fronte dell’equity crowdfunding è stato chiesto che vengano facilitati gli investimenti in pmi non innovative, eliminando l’obbligo che una quota dell’investimento sia sottoscritto da investitori professionali. Questo perché, al contrario che per le pmi innovative, quelle ordinarie (ristoranti, imprese commerciali, di costruzione, ecc) il business delle pmi non innovative è più semplice da comprendere anche per i non addetti ai lavori e soprattutto non esistono investitori professionali esperti né interessati specificamente a quesi settori.
- E sempre in tema di equity crowdfunding si vorrebbe sostenere lo sviluppo di un mercato secondario delle quote, consentendo il ricorso al regime già previsto dall‘art. 100-ter del TUF, anche successivamente alla sottoscrizione. Oggi è infatti possibile intestare fiduciariamente a un intermediario le quote acquistate solo in sede di offerta, allo scopo di poterle eventualmente rivendere allo stesso intermediario, il quale può procedere a sua volta a ricollocarle presso un terzo che abbia a sua volta preventivamente intestato le sue quote allo stesso intermediario. Ma l’intestazione fiduciaria non è oggi consentita in una fase successiva a quella di chiusura della campagna di equity crowdfunding (si veda altro articolo di BeBeez).
- Sul tema prestiti alle imprese da parte dei privati, poi, Lerro ha sottolineato che non ha senso che interessi e capital gain derivanti da investimenti in prestiti siano tassati come reddito personale in aliquota marginale e non come reddito da capitale con l’aliquota del 26%.
- Così come non si capisce perché gli interessi passivi pagati dalle imprese a fronte di finanziamenti ottenuti da banche, da fondi o tramite emissione di bond possano essere dedotti sino al 30% dell’ebitda, mentre se questi finanziamenti sono stati erogati da privati, gli interessi passivi non possono essere dedotti. Andrebbe quindi aggiornata in questo senso la circolare dell’Agenzia delle Entrate che identifica gli interessi passivi ai fini della deducibilità prevista dall’art. 96 dei TUIR.
- Sempre in tema di lending, Assofintech ha chiesto che anche per i prestiti erogati da privati possa essere fatto ricorso al Fondo centrale di garanzia, così come previsto per banche e fondi private debt.
- Anche se il tema non è specificamente fintech, l’associazione di categoria ha tenuto a sottolineare il suo appoggio alla risoluzione votata all’unanimità dalla Commissione Finanze della Camera la scorsa settimana (si veda altro articolo di BeBeez), con la quale impegna il governo a modificare la normativa in modo tale da far sì che i fondi Pir possano essere tali soltanto se, oltre a tutte le condizioni stabilite in precedenza dalla legge di bilancio 2017, investiranno il 3% dei loro asset in fondi che investono in startup e pmi innovative e quindi, tipicamente, in fondi di venture capital. Questo perché ne beneficerebbero, ovviamente, molte startup fintech, visto che il settore è in questo momento tra i preferiti dagli investitori. Tuttavia, Assofintech ha proposto di eliminare la parola “innovative”, in modo da convogliare su tutte le pmi non quotate più risorse dei Pir. In fondo, si tratta della stessa logica con la quale negli ultimi mesi si è aggiustata la normativa sull’equity crowdfunding, permettendo di utilizzare le piattaforme web per raccogliere capitali a tutte le pmi e non solo a startup innovative e pmi innovative (si veda altro articolo di BeBeez).
- Andrebbe poi facilitato l’accesso alle quotazioni su sistemi multilaterali di negoziazione, riducendo gli oneri economici iniziali (per esempio prevedendo un credito d’imposta per le spese di quotazione) e quelli di gestione (per esempio prevedendo una riduzione dei costi annuali di compliance accorpando il numero delle autorità di controllo alle quali fare riferimento.
- E andrebbe eliminato il rischio che le operazioni di capitalizzazione a round successivi siano sfruttate opportunisticamente per disinvestimenti a danno dei nuovi investitori, sfruttando le norme sul diritto di recesso.
- Particolare attenzione è stata portata poi anche sul concetto di sandbox, visto che nel Regno Unito e in parecchi altri paesi nel mondo sono previste deroghe normative e regolamentari per le startup che ne facciano richiesta per testare per un periodo limitato i propri prodotti e servizi in un ambiente protetto, senza dover condurre preventivamente importanti investimenti solo per adeguarsi alle norme. Il tema era già stato sollevato nel corso del dibattito tra autorità e addetti ai lavori lo scorso ottobre in occasione dell’inaugurazione del Fintech District a Milano ed è particolarmente caro alle startup fintech. Un altro tema molto sentito è quello del codice fiscale digitale (si veda altro articolo di BeBeez).
- Assofintech chiede anche che in tema di antiriciclaggio venga consentita la cosiddetta “adeguata verifica” a distanza (cioé online) con forme e modalità che non richiedano più impegni in termini di tempi e costi rispetto a quelle richieste dalle norme comunitarie. Questo al fine di non diventare terra di conquista per gli istituti di pagamento stranieri con passaporto europeo, che utilizzando norme più favorevoli, risultano essere più competitivi. Sul tema, si veda anche il video del Caffé di BeBeez dello scorso 17 ottobre.
- Infine, una richiesta molto pratica e cioé che nel modello 730 venga inserito un flag per dichiarare che si sono fatti investimenti in startup o pmi innovative, in modo tale che i dipendenti che li hanno fatti possano godere della detrazione fiscale prevista senza dover invece produrre il modello Unico come invece oggi è necessario fare. Altrimenti il rischio reale è che il costo di un commercialista a cui si chiede di compliare il modello Unico sia più alto di quello dell’investimento stesso.