Grande notizia per il mondo del private equity, che potrà avere più certezza fiscale in tema di investimenti nel nostro paese. Lo scorso 12 maggio è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze dello scorso 29 aprile 2016, che rende operativo lo strumento dell’interpello sui nuovi investimenti introdotto dall’art. 2 del cosiddetto Decreto Internazionalizzazione e crescita del 2015 (D.Lgs. n. 147/2015), fornendo i dettagli circa i modi per sottoporre l’interpello in questione.
Il Decreto internazionalizzazione spiegava che “le imprese che intendono effettuare investimenti nel territorio dello Stato di ammontare non inferiore a trenta milioni di euro e che abbiano ricadute occupazionali significative in relazione all’attività in cui avviene l’investimento e durature, possono presentare all’Agenzia delle entrate un’istanza di interpello in merito al trattamento fiscale del loro piano di investimento e delle eventuali operazioni straordinarie che si ipotizzano per la sua realizzazione, ivi inclusa, ove necessaria, la valutazione circa l’esistenza o meno di un’azienda. Possono formare oggetto dell’istanza anche la valutazione preventiva circa l’eventuale assenza di abuso del diritto fiscale o di elusione, la sussistenza delle condizioni per la disapplicazione di disposizioni antielusive e l’accesso a eventuali regimi o istituti previsti dall’ordinamento tributario. Con riferimento ai tributi non di competenza dell’Agenzia delle entrate, quest’ultima provvede a inoltrare la richiesta dell’investitore agli enti di competenza che rendono autonomamente la risposta”.
Il Decreto precisava, inoltre, che “la risposta scritta e motivata dell’Agenzia delle entrate è resa entro centoventi giorni, prorogabili, nel caso sia necessario acquisire ulteriori informazioni, di ulteriori novanta giorni decorrenti dalla data di acquisizione di dette informazioni ed è basata sul piano di investimento e su tutti gli ulteriori elementi informativi forniti dall’investitore, anche su richiesta dell’Agenzia delle entrate, a seguito di interlocuzioni con la parte interessata”.
Il Decreto ministeriale appena varato precisa in particolare chi siano i soggetti considerati “imprese” e quindi titolati a inoltrare la richiesta di chiarimenti all’Agenzia delle Entrate. Tra questi, però, non si trovano i fondi di private equity internazionali. Per questo Aifi in una nota diffusa ieri auspica che “ la richiesta di chiarimenti possa essere avanzata dall’impresa target nel caso in cui questa sia oggetto di investimento da parte di fondi internazionali i quali, al momento, non sono stati esplicitamente inseriti tra i soggetti che possono proporla” (scarica qui il comunicato stampa). E poi c’è la questione dei tempi di risposta.
“Il provvedimento che prevede la possibilità di avere chiarimenti sull’impatto fiscale delle operazioni è senz’altro positivo“, ha dichiarato il presidente AIFI Innocenzo Cipolletta, sottolineando però che “la tempistica minima per le risposte è ancora troppo lunga, tenuto presente che negli altri Paesi europei si hanno riscontri in un periodo inferiore ai 120 giorni previsti in Italia” .
Il Decreto ministeriale specifica infine che il nuovo investimento per il quale si inoltra l’interpello abbia come fine una delle seguenti ipotesi:
- la realizzazione di nuove attività economiche o l’ampliamento di attività economiche preesistenti;
- la diversificazione della produzione di un’unità produttiva esistente;
- la ristrutturazione di un’attività economica esistente al fine di consentire all’impresa il superamento o la prevenzione di una
- situazione di crisi;
- le operazioni aventi a oggetto le partecipazioni in un’impresa.